Insieme, la nuova mostra di Casa Cavazzini: 60 opere esposte da febbraio a luglio, ci sarà anche un quadro di Dalì
La mostra vede coinvolti musei e collezionisti di otto paesi d’Europa. Due terzi delle opere provengono da oltre confine, facendo di Udine un epicentro di interesse culturale internazionale

Illegio a Udine per la seconda volta, e la città risponde: “Sì”. Dopo il successo di “La forma dell’infinito” e le oltre sessantamila presenze, arriverà a febbraio 2023 a Casa Cavazzini “Insieme”, la seconda mostra a cura di Don Geretti e del Comitato di San Floriano prevista al museo d’arte moderna e contemporanea. Il tema è universale ed attuale. “‘Insieme’ è un titolo come traguardo”, ha raccontato ieri in Sala Ajace il curatore, Alessio Geretti, nella presentazione ufficiale con le autorità cittadine. “Non possiamo vivere senza relazioni”, ci dice, “e nello stesso tempo non riusciamo vivere relazioni perfette.”

La mostra che inaugura il 23 febbraio, sarà visitabile fino al 16 luglio, e porta nelle dieci sale del secondo piano una sessantina di opere (“dieci più dell’anno scorso”, precisa don Geretti), molte delle quali provengono da grandi musei, come il Belvedere di Vienna o il parigino Petit Palais, e da collezioni private. Otto i paesi europei coinvolti. “Due terzi delle opere arrivano da oltre confine”, precisa, “facendo di Udine un epicentro di interesse culturale internazionale.” Udine in realtà ha già una storia museale internazionale rinomata, come la Collezione Astaldi o la FRIAM, o i Tiepolo in Castello, frutto di mecenatismo e acquisizioni intelligenti, ma le mostre che arrivano da Illegio sono sempre frequentate, e attraggono pubblico, aumentando la conoscenza della città anche nelle sue opere più belle, che spesso rimangono nascoste, se non è previsto un grande evento a ravvivarle. I numeri dei visitatori auspicabili per “Insieme” sono 80.000 e il Comune di Udine ha investito un milione di euro. E poi ci sono gli sponsor privati, e la collaborazione con Fondazione Friuli e Camera di Commercio.”

“Insieme” racconta e narra il mondo eterogeneo delle relazioni, anche quelle difficili o sbagliate. Si parte dai Preraffaeliti per arrivare agli anni Novanta del Novecento, attraverso il Surrealismo, passando per i linguaggi dell’Espressionismo, del Simbolismo e dell’Astrazione. In mostra, tra gli altri, John Everett Millais, Gaetano Previati, Franz von Stuck, Vasilij Kandinskij, Alberto Savinio de Chirico, Renato Guttuso,Michelangelo Pistoletto, Giuliano Vangi, Gianfranco Ferroni, Tibor Csernus, Salvador Dalì. L’opera più distante nel tempo è del 1851. Altre opere al momento sono al vaglio del curatore che chiuderà il progetto museale a gennaio con sorprese che si potrebbero rivelare tali. Ma già il manifesto di “Insieme”, svelato ieri, è interessante. Si tratta di Salvador Dalì, “Dalì di spalle dipinge Gala vista di spalle eternizzata da sei cornee virtuali provvisoriamente riflesse da sei veri specchi” ed è un prestito del Teatro Museo Dalì di Figueres. Il quadro realizzato nel 1972, “è una rarità, non esce mai dal museo”, evidenzia Don Alessio. Cosa dipinge davvero Dalì? Non possiamo saperlo perché la mole del suo corpo copre a noi la visione diretta di quel che sta facendo sulla tela, mentre lo specchio ce ne mostra solamente il retro. E perché Dalì si serve di uno specchio per ritrarre sua moglie Gala? “Vuole forse suggerire che nell’altro non sappiamo cogliere se non un riflesso, pur vivendo da una vita insieme?”, spiega il curatore. “Questo è ciò che la mostra ‘Insieme’ vorrebbe darsi come interrogativo.”
Tra le 60 opere della mostra, vengono proposte in anteprima le immagini di quattro dipinti in particolare, scelti perché emblematici dell’intero percorso:
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John Everett Millais, La figlia del boscaiolo, 1851, Londra, Guidhall Art Gallery.
Il delizioso e importantissimo dipinto di uno dei massimi artisti dell’Inghilterra vittoriana, della schiera dei cosiddetti Preraffaelliti, mostra un timido e delicato incontro ispirato dall'omonimo poema di Coventry Patmore dal 1844. Al centro dell’attenzione l'amore impossibile tra la figlia di un taglialegna e il figlio del proprietario terriero locale. Poesia, innocenza, destino, ingiustizia.
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Gianfranco Ferroni, Interno lettino, 1982, Milano, Collezione Iannaccone.
Già presente con un autoritratto indimenticabile nella mostra dello scorso anno “La forma dell’infinito”, Ferroni propone nelle sue opere un vuoto non vuoto, così denso di significati che dalle sue tele si rimane ipnotizzati, come in attesa che qualcosa accada. Il vuoto di un’esistenza molto solinga e taciturna sembra essere un’attesa che, da quel letto sfatto e abbandonato, invoca il desiderio di una presenza o la malinconia per la sua perdita.
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Karl Borschke, La fonte della vita, 1918, Vienna, Belvedere.
Contemporaneo di Gustav Klimt, questo importante artista della Secessione viennese propone quasi un rovesciamento della classica iconografia della Pietà: in questo caso è la donna stesa con le braccia aperte, come in croce, pronta ad effondere vita e salvezza sull’uomo che la adora devotamente. Lo sfondo, bidimensionale ed astratto, sembra fiorire il corpo femminile, che con questo dipinto inaugura l’epoca in cui la donna si lascia definitivamente alle spalle secoli di prevaricazione maschile.
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Salvador Dalì, Dalì di spalle dipinge Gala vista di spalle eternizzata da sei cornee virtuali provvisoriamente riflesse da sei veri specchi, 1972, Figueres, Teatro Museo Dalì.
Questo quadro, prescelto come immagine di manifesto per la mostra «Insieme», pone diverse complesse questioni. Che dipinge davvero Dalì? Non possiamo saperlo perché la mole del suo corpo copre a noi la visione diretta di quel che sta facendo sulla tela, mentre lo specchio ce ne mostra solamente il retro. E perché Dalì si serve di uno specchio per ritrarre sua moglie Gala? Vuole forse suggerire che nell’altro non sappiamo cogliere se non un riflesso, pur vivendo da una vita insieme? E come non intravvedere, in filigrana dentro questo dipinto di Dalì, il quadro più importante della storia dell’arte spagnola, cioè Las Meninas di Diego Velazquez, che a sua volta pone il problema delle relazioni umane e del vuoto che abita chi ha amato qualcuno e l’ha perduto a causa della morte?

La presentazione della nuova mostra “Insieme” è stata condotta in Sala Ajace dal “padrone di casa” Pietro Fontanini, sindaco di Udine, dagli assessori Fabrizio Cigolot alla cultura, e Maurizio Franz al Turismo e Grandi Eventi. Ha preso la parola anche Eva Seminara, in rappresentanza della Camera di Commercio di Udine e Pordenone, perché l’evento sarà presentato anche a Vienna e a Milano, e Lara Job, presidente del Comitato di San Floriano, che da diciannove anni progetta mostre ad Illegio. (per info www.udinegrandimostre.it
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