In dodicimila per le tre giornate con i grandi dj in Fiera

UDINE. Definire la tre giorni di “Udine in musica” un successo fuori da ogni schema è un dato oggettivo. Dodicimila presenze in tre giorni. Un’iniziativa che ha rimesso al centro Udine e il suo pubblico, per molto tempo rimasto isolato, per trasformare la città in una vera capitale della musica.
Una formula vincente quella organizzata da Gianluigi Ottomeni, Mauro Tulisso e Giorgio Jojo Pasqualini, sentitamente soddisfatti per il grande risultato ottenuto, appunto - 12 mila persone in tre serate - per essere riusciti a lanciare un nuovo format - tre eventi diversi per tre pubblici diversi - e altrettanto vale per il momento formativo con gli studenti delle scuole medie.
Ed era solo la prima edizione, in attesa di nuovi orizzonti. E di sicuro la serata di sabato, dopo l’exploit della reunion di Deejay Time (lo storico quartetto dei dj italiani), ha entusiasmato. Infatti quando il vecchio saggio sostiene che l’attesa sia essa stessa piacere, forse sconfina dalle sue categorie mentali l'idea di una festa. Ma a ben vedere l'esempio è calzante.
I preparativi alle linee di partenza già settimane prima, quella strana sensazione di irrefrenabile desiderio che in progressione atletica aumenta giorno dopo giorno, le ore prima dell'entrata come lo scatto decisivo: record del mondo. E tuttavia ci sono feste e feste, come ci sono gare e gare.
Praticamente tutte hanno un percorso lineare, richiedendo la semplice partecipazione su piste già asfaltate. Esiste tuttavia l'unica eccezione dove sono gli stessi corridori a doversi creare la strada in modo del tutto creativo e casuale. “Random, una festa a caso” si è presentata cosí alla Fiera di Udine, accogliendo allo start quasi seimila partecipanti, praticamente sold out.
L'evento, momento clou della rassegna conclusasi ieri sera con altre tremila presenze per Benji & Fede, ha sconvolto e disorientato la città in un vortice di sana, sanissimma, follia.
E tutto a partire dai fatidici preparativi, non un semplice abbinamento tra vestiti cugini in tinta o fantasia, ma la ricerca sfrenata di accoppiamenti random, e se ne sono viste davvero viste di ogni: maschere animali e vegetali, sportivi eleganti e calciatori sgangherati, parrucche fluo, personaggi mitici e supereroi di serie B, brillantini come in un firmamento.
Una scia infinita di colori che facevano a botte o che facevano l'amore. Una sforzo creativo non da poco, ma ripagato in un format ormai internazionale: tutto all'interno del padiglione 6 appariva come l'esatto specchio del proprio costume.
Fumi e coriandoli si alternavano nel difficile compito di agghindare anche l'aria, palloni giganti trovavano nel pubblico i migliori pallavolisti in un gioco a eliminazione infinita, le luci sembravano colte da una bellissima schizofrenia.
E poi che musica, che playlist! Si è ascoltato e ballato proprio di tutto, ogni decennio ha avuto il suo campione, con l'apice nell'inno nostrano cantato a squarciagola.
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