«Grazie a Dedica ho scritto un libro»

Il romanziere svedese accolto al Verdi: «L’ho finito per essere qui in relax»
Di Gabriele Giuga

di GABRIELE GIUGA

La notizia è che ha appena finito di scrivere un nuovo libro. Un po’ controvoglia perché non ama «tutti questi scrittori che presentano sempre l’ultimo libro che hanno appena publicato» Björn Larsson, ospite di Dedica inaugurata ieri pomeriggio al teatro Verdi di Pordenone, straordinariamente gremito si dovrebbe dire anche se per il festival curato dall’associazione Thesis e incentrato ogni anno su un solo autore, e per Pordenone, l’attenzione alla letteratura sembra un dato assodato, ha ammesso che proprio grazie al festival pordenonese ha concluso la scrittura del suo ultimo romanzo iniziato cinque anni prima. «Niente titolo però – avverte – e neanche l’argomento, anticipo solo che tratterà della scelta, della decisione dell’individuo di scegliere ci essere, con un esempio che sarà il più controverso che si possa trovare! Ma volevo stare qui a Pordenone, in questo evento che per me è come un Nobel della letteratura senza l’ansia di dover scrivere, e così ho lavorato come un pazzo per finirlo. E adesso posso stare l’intera settimana rilassato con voi!».

Per dare spazio alla cronaca, va detto che l’evento di inaugurazione del festival, accolti i saluti dell’assessore alla cultura di Pordenone , Pietro Tropeano, e del vicepresidente della Regione Sergio Bolzonello, preso il via con le indicazioni del curatore Claudio Cattaruzza, ha subito imboccato la strada della sorpresa. Gigio Alberti, l’attore che sarebbe stato il protagonista nell’incontro serale, ha regalato al pubblico un’imprevista lettura di “L’autore”, racconto di Larsson dal vago sapore autobiografico, sulla bellezza e la verità necessarie alla scrittura del romanzo perfetto. Sorpresa e fuori programma, dunque, che dettano subito le coordinate dell’incontro con l’autore condotto dallo scrittore Luca Crovi, e con molte probabilità anche di tutti i successivi eventi della settimana di “Dedica”.

In effetti, è la sorpresa una delle costanti della scrittura di Larsson. «Ogni mio romanzo è diverso dall’altro, mi piace sorprendere, stupire, il lettore e anche me stesso. Scrivere è un po’ una sfida con me stesso. Adesso che sono al punto in cui sono, che guardandomi indietro posso dire che davvero non ho bisogno di niente, non sono ricco, ma ho di che vivere, i miei romanzi hanno successo, insomma ho ottenuto ciò che volevo e anche di più di quello che mi sarei immaginato, ecco, adesso scrivere è davvero difficile, è una continua sfida con me stesso».

Altra costante della scrittura di Larsson è l’ironia: «Non mi ritengo ironico, non amo l’ironia delle parole che appare come arroganza - avverte – preferisco l’ironia del senso, in Svezia frequente, ma che a volte crea qualche imbarazzo».

E così, stimolato dal ricco sostegno fornito da Crovi l’incontro svela altri dettagli curiosi e comici sulla stretta relazione fra Larsson e l’Italia, per esempio. “Ero curioso di capire – racconta – sapevo dei grandi classici della letteratura italiana, ma volevo capire il paese, la gente. All’epoca internet non esisteva e mi sono affidato alla radio. Negli orari serali in cui potevo dedicarmi alla lingua italiana trasmettevano o partite di calcio, o commenti sulle partite, o anticipi sui commenti delle prossime partite. Oltre a questo c’erano altre due trasmissioni, una era Uomini e Camion, l’altra sulla vita dei santi. Qualche mese dopo sapevo tutto di calcio, camion e santi.”

La relazione con l’Italia risale al ’98, l’anno della pubblicazione de “La vera storia del pirata Long John Silver” per Iperborea, ma anche lì il racconto di Larsson riesce a essere ironico e coinvolgente, parla, in perfetto italiano gli va dato atto, degli incerti inizi del romanzo, della difficoltà di farlo comprendere agli editori, di farlo tradurre e di un successo poi inaspettato, sorprendente. Delle attestazioni di affetto e dei riconoscimenti dei singoli lettori, per quel libro e per altri che ha scritto. Racconta che poco prima di arrivare in Friuli, ha ricevuto la lettera di un ragazzo che assistendo la madre malata, ormai alla fine, aveva letto “Il bisogno di libertà” e che quel romanzo gli aveva dato una luce di speranza. “Ecco – avverte Larsson – se la letteratura ha un senso, questo risiede in ciò che provoca nel lettore.”

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