Eppure cadiamo felici: su Raidue la serie ispirata al romanzo di Galiano
Diretta da Matteo Oleotto, è ambientata a Gorizia. Il regista: «La bellezza della famiglia disfunzionale»

GORIZIA. Al regista goriziano Matteo Oleotto piace raccontare le famiglie disfunzionali, quelle che devono schivare i colpi della vita e aggiustarsi man mano, ma sempre con amore. Ne aveva raccontata una nella serie per Raidue “Volevo fare la rockstar” e ora ne ha incontrata un’altra in “Eppure cadiamo felici”, una nuova serie in otto puntate che sarà trasmessa dal 6 ottobre su Raiplay.
“Eppure cadiamo felici” affonda le radici in regione: è tutta girata a Gorizia ed è liberamente ispirata all’omonimo romanzo edito da Garzanti del pordenonese Enrico Galiano, autore amatissimo dai lettori adolescenti e young adult ai quali dà spesso voce sulle sue pagine.
Proprio di una diciassettenne parla anche questa storia: Gioia (interpretata da Masciale) vive con la giovane madre Marlene (Giorgia Wurth) in giro per l’Italia, sempre alla ricerca di un nuovo lavoro e una nuova vita, finché le due decidono di farsi ospitare per un periodo dalla nonna (l’attrice triestina Paola Sambo) a Gorizia.
Per Gioia è tutto nuovo e difficile: l’incontro con la nonna che non ha praticamente mai conosciuto, una nuova scuola, nuovi compagni.
Quando s’innamora di Lo (Seghi) sembra che le cose per lei migliorino, ma il ragazzo scompare nel nulla e forse solo lei potrà scoprire davvero cosa gli è successo. “Eppure cadiamo felici” è prodotta da Publispei con Rai Fiction, con il sostegno della FVG Film Commission /PromoTurismoFVG e della Camera di Commercio della Venezia Giulia Trieste Gorizia - Fondo Gorizia.
«È un bellissimo progetto: non è solo una serie teen o family, ma ha anche un arco più cupo che abbiamo mantenuto», dice il regista. «Ci sono dentro i grandi temi del post adolescenza: l’insicurezza, la ricerca della propria sessualità, anche l’omosessualità raccontata come quello che è, cioè una storia d’amore. È un prodotto che può aprire a molte conversazioni interessanti per i giovani, anche per un pubblico di scuole e insegnanti».
Perché si trova a suo agio a raccontare famiglie ancora alla ricerca di un equilibrio?
«Per me, da narratore, la bellezza della famiglia disfunzionale è che ogni volta è un’avventura diversa. Vengo sempre attratto da gente che si ama, ma non nella maniera che spesso si intende come classica. Credo che l’unico comune denominatore della famiglia sia l’amore, e mi piace sondarne i parametri».
“Eppure cadiamo felici” sarà distribuita online su Raiplay in puntate di 25 minuti: cosa ne pensa di questo formato più agile?
«Sicuramente i prodotti Raiplay sono destinati a un pubblico più giovane, abituato alle piattaforme. La qualità però è la stessa. La regola vuole che ogni puntata venga conclusa con un piccolo colpo di scena, quindi ne abbiamo tanti. Ed è stato bello avere a che fare con attori così giovani: ci siamo confrontati spesso sulle battute, in modo divertente e stimolante. Con la voglia di essere diretti e di rischiare».
Nel frattempo sta dirigendo la terza stagione di “Doc” con Luca Argentero, per Raiuno: come sta andando?
«Sono entrato nella squadra da poco tempo, sono felicissimo: è un prodotto da 8 milioni di telespettatori a puntata e quindi sento anche la responsabilità di questo racconto che arriva al grande pubblico, ma è fatto davvero con estrema cura. La serie è divisa in blocchi per tre registi (oltre a Oleotto, Jan Michelini e Nicola Abbatangelo, ndr.): io dirigo le ultime sei puntate. Giriamo per la maggior parte in un ospedale ricostruito in studio in maniera straordinaria».
Da tempo sta lavorando anche al suo nuovo film per il cinema su due protagonisti, poco più che adolescenti, che a un certo punto hanno un’idea geniale che si ripercuoterà sulla loro vita. A che punto è il progetto?
«Buono: stiamo ancora aspettando qualche risposta per capire quando potremo iniziare a girare. Sarà ambientato in Friuli Venezia Giulia, e abbiamo un copione divertentissimo».
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