Edoardo Prati al Giovanni da Udine con il suo spettacolo: «Vorrei che il teatro fosse la mia casa»
Il giovanissimo studente salito alla ribalta sui social e in televisione parlando dei classici della letteratura approda al Teatrone venerdì 7 marzo

Ha sdoganato i grandi classici dando loro diritto di cittadinanza sui social, sul piccolo schermo e, più recentemente, nei teatri. Venerdì 7 marzo, unica tappa in Friuli Venezia Giulia, sarà al Teatro Giovanni da Udine. Un eloquio fluente, una mente vivace, qualità che, declinate con i suoi vent’anni di età, generano stupore e ammirazione, tanto da farne un fenomeno.
Ma Edoardo Prati, che viaggia verso il milione di follower fra Instagram e Tik Tok, non è così che si sente e continua a usare i social, e il palcoscenico, per rendere accessibili a tutti, anche i suoi coetanei, temi pensieri complessi della letteratura, della filosofia, ma anche della musica e dell’arte.
Edoardo, in principio fu Geronimo Stilton...
«Sì, la mia passione è nata così. Mia nonna quando veniva a trovarmi mi regalava dei soldi che io spendevo in adesivi o che accumulavo per comprarmi Geronimo Stilton. In un certo senso è stata la mia iniziazione alla luttura e al risparmio».
E poi?
«Poi ho scoperto la letteratura grazie alla scuola pubblica. È veramente importante che esistano istituti pubblici dove si può e si deve andare per studiare e apprendere cose che ci interessano. Personalmente, ho sempre rivendicato la libertà di dedicarmi maggiormente alla letteratura che mi appassionava, materia nella quale prendevo 9, a scapito della matematica, per la quale mi bastava la sufficienza».
La definiscono intellettuale, divulgatore cerebrale, ed è stato etichettato come “il Barbero di Tik Tok. Lei come si definisce?
«Se potessi definirmi semplicemente come Edoardo sarebbe fantastico. Comunque sia, sono una persona innamorata delle materie umanistiche, un cantore che racconta storie, vive e parla dei libri e cerca le modalità espressive per esprimere l’urgenza di raccontare, un po’ come Shahrazad nelle Mille e una notte, una donna che che sa descrivere mondi lontani, personaggi fantastici e costruire trame avvincenti, per tenere il sovrano, auditore notturno dei racconti, lontano dalla furia omicida. Perché smettere di raccontare equivale a morire».
Veniamo ai numeri: 600 mila followers su Instagram, 300 mila su Tik Tok. Gente che si fa ispirare da lei. Se la sente addosso tutta questa responsabilità?
«Sento la responsabilità nei confronti di me stesso e sono suscettibile alle critiche, specie quando mi attaccano sui contenuti, senza però averli davvero compresi. Recentemente, sono stato molto male per alcune critiche aggressive su come mi vesto o su come parlo. Pensavo fosse perché voglio piacere a tutti. Invece no, la realtà è che non voglio dispiacere a nessuno, ma senza dover cambiare, a meno che non sia io a deciderlo».
Torniamo al mix tra la musica di Lana Del Rey e un estratto del sonetto di Dante Alighieri, un trend che sta spopolando su Tik Tok e che lei ha difeso dai detrattori. Un mezzo per dare a tutti il diritto di emozionarsi?
«Mi dispiace vedere le persone che si occupano di letteratura gelose della propria conoscenza. Significa che non hanno capito niente di ciò che stanno facendo. Il fatto che le parole di Dante spopolino sul web significa che le parole del Sommo poeta suscitano ancora emozione e se questo crea un movimento va molto bene. Non so se Dante approverebbe, ma di certo è morto e l’accanimento terapeutico non serve a molto».
Veniamo al suo spettacolo, “Cantami d’amore”, a che pubblico è diretto?
«È rivolto a tutti, lo seguono tanto gli anziani quanto i ragazzini di 13 anni che vengono a vederlo. È nato dall’esigenza di testimoniare, di raccontare».
Attraverso i classici lei parla di emozioni, d’amore, ma non si imparano dai libri.
«Non si imparano solo sui libri, si imparano vivendole, ma i libri raccontano ciò che qualcuno ha già vissuto e offrono una chiave di lettura importante».
Come si vede fra cinquant’anni?
«Mi vedo in teatro, vorrei che fosse la mia casa. Una passione che mi è stata tramandata da mio bisnonno: era un impresario che mi ha cresciuto a pane e teatro. Ancora oggi mi segue e mi dà consigli». —
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