Discutere e progettare: così il genere umano dimostra la sua unicità
Nel corso della storia si è riflettuto sulle affinità e le differenze con gli altri esseri viventi. La possibilità di pensare e discutere solleva il problema della libertà e dell’autoconsapevolezza

Nel corso della storia, tutte le culture umane hanno riconosciuto le affinità e le differenze che legano gli umani agli altri esseri viventi. I processi conoscitivi utilizzano sia i criteri di «inclusione», di cui tanto si parla, che i criteri di “esclusione”.
In questa riflessione desidero ripercorrere le ragioni per cui l’essere umano è stato prima riconosciuto come completamente diverso dagli altri esseri viventi e quindi progressivamente, a partire dal XIX secolo, è stato considerato “simile” agli altri esseri viventi e poi, in questi ultimi decenni, non solo simile ma “quasi” uguale agli altri animali, in un processo di simultaneo abbassamento della specie umana e di contemporaneo innalzamento di numerose altre specie viventi (cani, gatti, piante, eccetera).
Nell’antichità, sia la religione ebraica che il pensiero greco ritenevano che gli esseri umani fossero qualitativamente differenti dagli altri esseri viventi. Nell’Israele antico veniva riconosciuta una relazione particolare tra la divinità e gli esseri umani; soltanto l’essere umano era stato creato a immagine e somiglianza di Jaweh (Genesi, 1,26).
Anche per i Greci, e in particolare per Aristotele gli umani erano differenti da tutti gli altri esseri viventi, non solo perché dotati dell’intelletto (noûs), ma poiché erano gli unici organismi viventi sociali dotati della «capacità di parlare», e per questo motivo in grado di sviluppare il pensiero dialogico e razionale.
Secondo la scienza moderna una netta linea di separazione differenzia gli organismi viventi rispetto alla materia non vivente, anche se tutta la materia dell’universo è composta dalle stesse particelle elementari e dagli stessi atomi. Un baratro di complessità organizzativa separa la materia inerte dalle strutture viventi.
Gli organismi viventi sono organizzati in strutture unicellulari (batteri, archea, protisti) e in strutture multicellulari (piante, funghi e animali). È possibile tracciare una seconda linea di separazione tra le piante e gli animali.
Negli anni recenti, diversi ricercatori hanno sottolineato le notevoli capacità delle piante per quanto riguarda la sensibilità e la comunicazione, tuttavia la maggior parte degli animali presenta una notevole mobilità attiva (assente nelle piante) che può essere coordinata soltanto attraverso un sistema complesso di cellule nervose (sistema nervoso) presente soltanto negli animali.
Un terzo livello di separazione distingue gli animali dotati di sistema nervoso che sono in grado di rappresentare interiormente loro stessi e l’ambiente, cioè di capacità mentali (psiche), rispetto a quelli che non ne sono dotati.
Questa separazione non è semplice da tracciare poiché non soltanto i vertebrati, ma anche numerose specie di altri phyla animali (artropodi, molluschi) sembrano essere dotate di un sistema nervoso complesso e di notevoli capacità mentali (ad esempio le api e i polpi). La mente di numerose specie animali è in grado di rappresentare il mondo, di produrre simulazioni mentali (sia nel sogno che nella veglia) e di coordinare azioni veloci e complesse.
L’unicità degli umani rispetto a tutti gli altri esseri viventi dipende da numerose ragioni che possono essere spiegate senza dover necessariamente ricorrere alla dimensione soprannaturale, tipica di alcune tradizioni religiose (cristianesimo, ebraismo, islam). Uno dei livelli più evidenti e più chiari di differenza tra gli esseri umani e gli altri animali è di natura neurologica.
Gli esseri umani hanno un lobo frontale (la parte anteriore della corteccia cerebrale) che è 5-6 volte più esteso rispetto a quello dei nostri “cugini” scimpanzé. Tutte le funzioni cognitive più importanti ed enigmatiche, come la simulazione mentale, l’immaginazione, il senso del tempo, l’autocoscienza, eccetera, sono legate all’attività del lobo frontale. Tutte le altre specie viventi, se dotate di lobo frontale, lo hanno meno esteso e meno complesso di quello umano.
La seconda differenza tra gli umani e gli altri esseri viventi è di natura psicologica. Come è stato accennato gli esseri umani utilizzano in maniera sistematica la capacità di “viaggiare mentalmente nel tempo”.
La nostra mente è in grado di ricordare episodi del passato e di immaginare scenari futuri. Gli altri animali, in particolare i mammiferi, sembrano avere capacità molto rudimentali di viaggiare mentalmente nel tempo. Una seconda caratteristica psicologica tipica degli esseri umani è la lettura della mente.
Gli umani sono particolarmente interessati a conoscere ciò che passa per la testa delle altre persone. Nessun altro animale è così interessato a capire quello che stanno pensando i suoi simili (neppure gli scimpanzé). Grazie alla lettura della mente gli esseri umani sono in grado di formare una rete mentale interconnessa che non ha paragoni nel mondo animale.
La terza differenza tra gli umani e le altre specie viventi riguarda l’invenzione e l’utilizzazione sistematica di strumenti (tecnologia).
È noto che anche numerose specie animali sono in grado di costruire e utilizzare strumenti, ma nessuna lo fa in maniera così sistematica e innovativa come gli esseri umani. Ciò sembra dipendere dalla elevata capacità di rappresentare mentalmente il tempo degli esseri umani.
La costruzione e l’uso di strumenti complessi dipendono dalla capacità di “prevedere” problemi da risolvere e obiettivi da raggiungere, entrambi gli aspetti sono situati in una dimensione futura, che tutte le altre specie animali non riescono a concepire in maniera così chiara come noi umani.
La quarta differenza che distingue gli umani da tutte le altre specie viventi è il linguaggio. Come ha evidenziato il linguista israeliano Daniel Dor nel libro “The Instruction of Imagination: Language as a Social Communication Technology (2015)”, le lingue umane non sono delle forme peculiari di comunicazione ma sono dei dispositivi tecnologici inventati (inconsapevolmente) dagli esseri umani per permettere una migliore interazione tra le menti degli individui.
È necessario avere a disposizione una complessa mente sociale, interessata alle altre, per riuscire a inventare il linguaggio. Per questo motivo gli scimpanzé e le altre scimmie non sono in grado di parlare.
Infine, gli esseri umani sono dotati dell’autoconsapevolezza, che è in relazione con tutte le funzioni neurologiche, psicologiche e linguistiche che differenziano gli umani dagli altri esseri viventi. Gli esseri umani fanno parte del mondo dei viventi (appartengono al phylum dei Vertebrati, alla classe dei Mammiferi e all’ordine dei Primati) ma - allo stesso tempo - costituiscono una “entità” del tutto nuova, dotata di autocoscienza, consapevolezza e libertà.
L’autocoscienza e la consapevolezza hanno introdotto gli esseri umani alla dimensione narrativa e conoscitiva (letteratura, arte, scienze, filosofia, religioni), ponendoli di fronte agli aspetti positivi del sapere e ai lati tragici dell’esistenza (dolore, malattia, morte).
La possibilità di pensare, discutere e progettare condotte di vita individuale e sociale pone gli umani di fronte al problema della libertà.
L’organizzazione politica attuale, caratterizzata da Stati, Unioni, conglomerati economico-politici sempre più globalizzati, non dipende da istanze biologiche o istintuali (come nel caso di altri animali sociali quali le formiche o le termiti), ma da scelte più o meno condivise assunte durante determinati periodi storici.
Gli esseri umani possono riconoscere i limiti delle attuali strutture politiche, militari, sanitarie, scolastiche o organizzare modelli differenti. Molta parte di ciò che ci rende diversi dagli altri esseri viventi, inclusa la libertà, non ci è data in maniera scontata.
Possiamo retrocedere, abituarci a non essere più consapevoli, abituarci a vivere come zombie, abituarci a comunicare e non più a parlare. Come nel passato, anche ora, sta a noi decidere quale via intraprendere!
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