Daimon, la ricercatrice Celeste alle prese con la mannaia del fisco

Francesca Cerno, docente nel campo della scrittura e della comunicazione e istruttrice di Mindfulness, è al suo esordio nella narrativa: presentazione mercoledì 20 dicembre a Udine, alle18.30, in anteprima nazionale

Elena Commessatti
Francesca Cerno con il suo nuovo libro Daimon (Campanotto)
Francesca Cerno con il suo nuovo libro Daimon (Campanotto)

UDINE. “Dopo questa incarnazione mi prenderò qualche secolo di pausa”, fa dire l’autrice a Celeste Corradini, la maldestra e sensibile protagonista di “Daimon. Quel che è fatto è Fato”, ultimo lavoro di Francesca Cerno, edito da Chiara Luce Edizioni (220 pagine, 19 euro).

Fresco di stampa viene presentato mercoledì 20 dicembre a Udine, alle18.30, in anteprima nazionale, in quello spazio bello e contemporaneo che è Borgoviola n. 8/EmporioADV (prenotazione obbligatoria, al numero 340/3587626). A moderare l’incontro Paolo Mosanghini, vicedirettore del Messaggero Veneto.

Francesca Cerno, docente nel campo della scrittura e della comunicazione e istruttrice di Mindfulness, è qui al suo esordio nella narrativa.

Con Campanotto Editore ha infatti pubblicato le sillogi poetiche Pieghe di mare (2011), Incidenti del cuore (2014), con cui è stata finalista al premio internazionale Mario Luzi, Etere (2016) e Stanze (2023). Ha vinto un concorso nazionale per racconti brevi, ricevuto diverse menzioni d’onore per premi di poesia, ed è stata selezionata per sette raccolte antologiche.

Il divertente “Daimon. Quel che è fatto è Fato” è il suo primo lavoro di fiction.

Chi è Celeste Corradini, in parte alter-ego dell’autrice? È una ricercatrice spirituale, giovane e bella, ma molto insicura e goffa nei movimenti quotidiani. La scrittura ritmata della Cerno si inserisce, pagina dopo pagina, nell’onda di e-mail, liste della spesa, note esistenziali, telefonate e corrispondenze di Celeste con il suo gruppo di vita e di lavoro, gli stessi che le succhiano l’energia buona nonostante lei pratichi tutte le possibilità di catalizzazione energetica verso il bene.

Daimon è psico-fantasy o romanzo di formazione a velocità accelerata, dove i personaggi di contorno si approfittano della gentilezza –non a caso celestiale– della protagonista, e la parte femminile, –amiche, colleghe, parenti– diventa vampira del cuore bianco di una ragazza ingenua. E gli uomini? Discutibili.

Un mondo targato “Udine” quello della Cerno, ma potrebbe essere qualunque città italiana alle prese con la mannaia dell’agenzia delle entrate: il coltello dei fiscalisti senza pudore.

È la fatica reale dei “liberi professionisti” in possesso di Partita Iva, e pure creativi, e questo punto genera amare risate in chi legge. (Come non capirla.) Sulle ali della libertà, – tra farfalle, desideri e sogni-, spicca l’escamotage narrativo della voce interiore della protagonista. Si chiama “Jago” e interviene sempre, tanto da risultare una specie di alterego maschile agli slanci romantici (e inutili) della povera Celeste in cerca dell’amore. Gli amanti? Tirchi assai.

Tra amici e nemici impietosi, guru e pratiche esoteriche assai goffe, la vicenda corre e si snoda in attesa che il martellante Jago sfidi il Destino.

E se proprio fosse lui, il Daimon, il Principe Azzurro?

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