Da Dante a Zanzotto la poesia si nutre della lingua d’infanzia ricevuta in dono

Pordenonelegge celebra il 21 marzo con il premio Saba Sui canali social l’intervista al vincitore Umberto Piersanti

La poesia e il contagio benefico dei versi: oggi, domenica 21 marzo è la Giornata mondiale della Poesia. Anche pordenonelegge la festeggia: dalle 12 sui canali social e youtube sarà online la video produzione “Luoghi della poesia, luoghi dell’anima”, su soggetto e sceneggiatura di Gian Mario Villalta, che racconta la prima edizione del Premio Umberto Saba Poesia promosso dalla Regione Fvg con il Comune di Trieste e Fondazione Pordenonelegge: nel video una lunga intervista inedita con il vincitore, il poeta e scrittore Umberto Piersanti.

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Dante, nella sua opera sull’eloquio volgare, ferma l’attenzione sull’apprendimento della lingua da parte del bambino. Seguiamo Dante verso la fonte di un mistero, quando egli riscontra un fatto noto a tutti: impariamo da bambini senza fare nulla di più che vivere la relazione con chi si prende cura di noi, mentre più tardi l’apprendimento di altre lingue (Dante si riferisce al latino) richiede un laborioso impegno.

Dante situa in questa prima fase della vita l’evento più decisivo: riceviamo in dono la lingua, la più umana delle facoltà, che però è anche quella che ci permette di trascendere i limiti dell’umano e di immaginare il divino. Il Paradiso di Dante sarà infatti consacrato al motivo dell’indicibile umano, che attraverso la poesia diventa allegoria di una dimensione dove possiamo cogliere il senso dell’appartenenza a quell’amore che è il principio generatore dell’universo.

A sua volta, Andrea Zanzotto ritorna su questa prima esperienza della lingua, memore di Purgatorio XI («anzi che tu lasciassi il “pappo” e i “dindi”»), dove Dante richiama quella condizione infantile quando ancora non abbiamo pieno accesso alla lingua. Zanzotto riconosce in questo passaggio il “petèl”, il “baby talk”, quel parlare del bimbo che ancora incapace di articolare certe consonanti o troppo lunghe sequenze, per dire “freddo” dice “fedo”, per dire “caramella” dice “memela”.

È un passaggio, un’esperienza che dimenticheremo, come dimenticheremo tutto ciò che ci è accaduto fino alla svolta decisiva, quando dai tre ai quattro anni la piena competenza linguistica e la memoria a lungo termine avranno tracciato i confini di un “io” già cosciente di sé.

Non abbiamo ricordi di quei primi anni, ma nella memoria permane l’alone, l’ombra di una prima immersione nella lingua come piena reciprocità, nella quale il mondo viene a crearsi nella parola e la parola ci tiene coinvolti totalmente con chi è la fonte del nostro nutrimento, della cura, della stessa continuità della vita. Dopo – e quando avviene il “dopo” perdiamo questo primo paradiso senza più ricordarlo – arriva il momento nel quale prevale l’uso sociale della lingua, il vincolo segno/significato da condividere con tutti.

Non ricordiamo, ma nella memoria rimane la traccia della possibilità di una lingua più vera, di una pienezza e una libertà che nella lingua ci lega a un tempo della vita creato insieme. Per Dante, per Zanzotto, la poesia si nutre di questa memoria e il poeta opera a raggiungere – pur sapendolo impossibile – quella dimensione nella quale abitare pienamente l’esperienza ri-creandola a fior di labbra.

Forse è importante parlare della nascita e di quella “seconda nascita” che è accedere alla lingua, in una “giornata mondiale della poesia” che arriva nel tempo di questo lungo assedio pandemico e che ci trova a parlare così tanto di morte. Una giornata che ci impone la memoria di Mario Bendetti, il poeta di Nimis che è stato vittima di questa peste un anno fa (pordenonelegge lo ricorderà con un libro che la situazione generale non ha concesso di far uscire in questi giorni).

Di nascita, però, parla anche la prima tappa di un progetto di ampio respiro: tradurre la giovane poesia italiana e portarla in Europa; come è una nascita il nuovo Premio Umberto Saba, che ha il suo primo vincitore, Umberto Piersanti.

Non abbiamo potuto incontrarci e vivere insieme con i protagonisti, con le istituzioni, con gli appassionati di poesia questi due nuovi inizi, ma li condividiamo a distanza, con immagini e parole, con l’auspicio che la voce della poesia ci rievochi ancora una volta la certezza che una lingua più vera c’è, e c’è una vita più piena. —





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