Cento anni fa nasceva il pittore Nando Toso, poeta del colore e testimone del ’900

UDINE. Il 1921 fu un anno fortunato per la nostra pittura: il 3 febbraio aveva visto la luce Dora Bassi, il 13 marzo Nando Toso; e alla Mostra di emulazione era apparso Ernesto Mitri, classe 1907: vedremo in seguito perché li abbiamo ricordati assieme.
Sentendosi attratto dall’arte fin dall’infanzia, mentre studia alle scuole medie Toso frequenta i corsi di pittura e scultura che si tenevano al Collegio Bertoni, e nel 1937, a sedici anni, dipinge una “Madonna con Bambino” in olio su tavola che non lasciava dubbi sulla sua bravura.
Nel 1939 ottiene il diploma di geometra all’Istituto “Zanon” e nel 1940 è premiato ai “Ludi Juveniles della cultura e dell’arte”.
La definitiva consacrazione artistica la ottiene il 6 febbraio 1943 a Udine, in via Poscolle, per le opere che espone con D’Olivo e Valle: fra esse “La bottega del barbiere” è considerata una pietra miliare del XX secolo in Friuli.
In divisa di alpino, cade prigioniero dei tedeschi il 9 settembre. Nello Stalag IV G, vicino a Lipsia, deve lavorare nella fabbrica di aerei Messerschmidt. Ridotto a quaranta chili di peso, esce vivo anche dal bombardamento che distrugge gli edifici e uccide metà degli operai.
Ritorna ai suoi pennelli il 9 settembre 1945, e un anno più tardi partecipa alla “Settimana della friulanità” di Tricesimo.
Nel 1947 vince l’ex-tempore del Lago di Cavazzo (organizzata per festeggiare l’arrivo della luce elettrica! ), partecipa alla “Mostra d’arte sacra contemporanea” di Udine, alla “Mostra della montagna” di Gorizia, alla “Triveneta del ritratto”, e disegna per il Puf: Partito umoristico friulano (poi Periodico, per le pressioni di politici che avevano perso il senso dell’umorismo).
Nel 1948, con altri, si lascia tentare dall’astrattismo, ma la mostra viene criticamente demolita da Arturo Manzano.
Toso continua allora ad adoperare la lingua dei Fauves e di Vlamink per il paesaggio, di Cezanne per le nature morte, ma si tiene alla larga dal neorealismo (“troppo nero”).
Lavora come disegnatore in uno studio di architettura, realizza fumetti e cartoni animati, e si dedica con successo alla grafica pubblicitaria.
Nel 1951 partecipa alla mostra-scambio a Udine e a Klagenfurt dove, nel 1956 ritorna per la rassegna “Friulanische Maler der Letzen 50 Jahre”. Partecipa poi alla Quadriennale di Roma e realizza due pannelli decorativi per la motonave “Raffaello”.
Dopo una visita alla Biennale di Venezia con Dora Bassi ed Ernesto Mitri, Toso decide di uscire dal realismo pittorico: saranno loro, negli anni Sessanta, i nostri maestri d’avanguardia e i cofondatori, nel 1961, del Centro friulano arti plastiche.
Nel 1967 il neonato Cfap invita Toso, con Afro, Dino, Mascherini, Spacal, Altieri e altri all’Intart di Klagenfurt (Internazionale d’arte con Carinzia e Slovenia).
Nel 1962 al “Girasole” il pittore chiude il ciclo informale, e Manzano parla di favole musicali narrate sul pentagramma del paesaggio.
Fra il 1972 e il 1986, in quattro personali a Udine e a Spilimbergo, l’amato paesaggio riappare in vedute più allusive che realistiche, e poi sarà sempre più una traccia da riempire con colori intensi e sognati.
Nel frattempo il pittore si dedica con grande efficacia al nudo femminile e al ritratto.
Fra il 1976 e il 2000 il Centro friulano arti plastiche lo invita a cinque edizioni dell’Intart, e poi a due personali al “Girasole”: “Nature morte 1946-1993” nel 2001 e “Paesaggi 1956-2005” nel 2006.
Muore a Udine il 29 aprile 2010. Fondamentale fonte per la conoscenza del pittore è il catalogo della Provincia di Udine pubblicato nel 2015. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto