Cecilia Scerbanenco: "Vi racconto mio padre fabbricante di storie tra il giallo e il rosa"

Comincia e finisce con la morte del padre scrittore la corposa biografia (384 pagine) “Il fabbricante di storie” che la figlia Cecilia dedica a Giorgio Scerbanenco, maestro italiano del noir, appena pubblicata da La Nave di Teseo e che sarà presentata giovedì prossimo a Milano (nel corso della Milanesiana) e poi domenica 8 alle 11 in Terrazza a mare a Lignano, nell’ambito del Lignano noir festival. E in mezzo c’è l’appassionante racconto di un uomo, di un padre, di uno scrittore e di un intellettuale, a cui la voce della figlia (attingendo a un’ampia mole di documenti dall’archivio di famiglia) non risparmia nulla.
Un testo voluminoso e ricco di notizie, testimonianze, estratti di diari... Quante ricerche hai dovuto fare per approfondire la vita di suo padre?
Sì, c’è voluto molto tempo, perché continuava a saltare fuori materiale, collaborazioni che non conoscevamo, lettere. Soprattutto è stato lungo il lavoro sulle riviste, 20 anni di giornalismo che nessuno aveva mai affrontato e dove invece mio padre raccontava tanto di sé. E con grande sincerità. È questo il materiale su cui poi ho preferito basarmi.
QUI IL BANDO
Com’era Giorgio Scerbanenco padre?
Mio padre era molto presente, molto attento. Senza essere materno -allora non si usava- amava comprarci vestitini alla moda, portarci alla pasticceria Ricci al pomeriggio, o in viaggio con lui. Ho il ricordo di un uomo forte e importante, positivo. D’altra parte, non poteva essere diverso, poiché appunto, era direttore di Bella, vicedirettore di Novella e collaboratore di molte altre testate Rizzoli.
Da Milano a Lignano. A un certo punto della sua vita, Giorgio Scerbanenco approda, durante una delle sue fughe da Milano, in Friuli...
Mio padre arrivò a Lignano alla fine degli anni ’50. Era un luogo selvaggio che gli piacque molto, ambientò subito un paio di omicidi nella pineta che scendeva fin sulla spiaggia. I miei ricordi di bambina sono legati soprattutto alla casa, che purtroppo abbiamo venduto di recente. Allora Lignano era anche un luogo di sperimentazioni architettoniche e mia madre aveva comprato un bel appartamento, nuovissimo. Ricordo ancora l’arredamento semplice e caldo, le grandi tavolate, gli alberi di Natale. Aveva scelto tutto mio padre. Gli piaceva molto ricevere amici a casa. Ricordo anche una tromba d’aria al Gabbiano, con fuga verso casa!
Un grande narratore di storie. Anche per il pubblico femminile, come evidenzi nella biografia. Chi leggeva i romanzi rosa pubblicati a puntate sulla riviste; a chi si rivolgeva suo padre?
Mio padre scriveva per tutte le donne. Allora, le donne leggevano molto, romanzi a puntate, racconti. Non c’erano le fiction, come oggi, o le serie tv, e il tempo libero si passava leggendo. Mio padre amava molto le donne, ma non nel senso che si crede di solito, ma in un modo romantico, era affascinato da loro. Nei primi articoli che scrisse per Grazia, ci dà dei ritratti di donne di allora, l’impiegata che mangia in latteria, la pianista da pasticceria con l’abito da mezza sera, che sono così vivi da essere commoventi. È da lì che poi nascono i personaggi delle sue storie, e il grande successo che ebbe tra il pubblico femminile. Credo che le sue lettrici si sentissero comprese, amate.
Rimanendo in tema: Scerbanenco e le donne (nella biografia c'è una curiosa corrispondenza con Brunella Gasparini sui tradimenti estivi...)
Già, mio padre e le donne… Su questo si è molto fantasticato. In realtà, guardando le cose con gli occhi di oggi, è quasi normale. Come raccontava mia madre, ebbe un periodo più scatenato negli anni ’30 e ’40, di cui fecero le spese la moglie e il figlio, ma poi ebbe relazioni importanti, con una scrittrice durante la guerra e poi con mia madre. Allora era un uomo diverso. Dalla corrispondenza, ho poi l’impressione che molte delle presunte passioni fossero in realtà grandi amicizie, spesso anche intellettuali. Come quella con Brunella Gasperini, che era una donna intelligentissima e grande amica dei miei genitori. Era ironica e beffarda come Scerbanenco. Sulle riviste dei vivaci primi anni ’60 credo si siano divertiti tantissimo.
Scerbanenco e il cinema. Negli ultimi anni di attività, suo padre è stato molto corteggiato dai produttori. Sono stati realizzati molti film dalle sue opere, non sempre capolavori, che non ha potuto vedere. Quali sono secondo te quelli più fedeli alle storie di suo padre?
Mio padre amava tantissimo il cinema, e le sceneggiature! Abbiamo scoperto che fin dall’inizio collaborò molto con Bolero, che già negli anni ’40 era una testata di fotoromanzi, incontrando alcuni dei futuri grandi nomi del cinema italiano. È vero, le traduzioni cinematografiche dei suoi romanzi non sono sempre venute benissimo. A me piace “La morte risale a ieri sera” di Tessari, e alcuni di quelli di di Leo, anche se tra lui e Scerbanenco ci furono grandi contrasti. Però, in alcuni momenti, entrambi riescono a cogliere l’anima di Scerbanenco.
Ha da poco cambiato casa editrice. Oltre alla biografia, cosa sarà pubblicato a breve?
La Nave di Teseo ci ha fatto una proposta che non abbiamo potuto rifiutare: ripubblicare i grandi romanzi degli anni ’40 e ’50, con incursioni anche nelle lettere e nelle inchieste. Era molto tempo che cercavo di riportarli in libreria. Il tempo passato li ha resi ancora più coinvolgenti e interessanti. Inoltre, tutti questi presunti rosa, sono in realtà noir, con donne tormentate e in fuga.
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