Battiston, Sidoti e le poesie di Pier Paolo Pasolini

Contatto: un dialogo nel dietro le quinte di “Non c’è acqua più fresca”, fino al 12 al Palamostre di Udine
Udine 4 novembre 2015 battiston © Petrussi Foto Press - Massimo Turco
Udine 4 novembre 2015 battiston © Petrussi Foto Press - Massimo Turco

UDINE. Tra l’idea di uno spettacolo teatrale e la sua realizzazione, possono passare mesi, addirittura anni. Giuseppe Battiston e Piero Sidoti, protagonisti dello spettacolo Non c’è acqua più fresca che ha inaugurato la stagione di Teatro Contatto del Css, hanno incontrato a fine spettacolo il pubblico proprio per raccontare la genesi di un lavoro originale e molto onesto.

Un approfondimento a metà strada delle repliche udinesi (fino al 12 novembre al Palamostre) che ha avuto il merito di fare luce su alcuni aspetti della messa in scena, ma soprattutto di regalare al pubblico il piacere di ascoltare gli interpreti, lungamente applauditi, subito dopo la chiusura di sipario.

«La prima volta che lessi le poesie di Pasolini ero un ragazzo. Le trovai difficili e le lasciai lì», racconta Battiston.

«Più tardi compresi come quei versi parlavano a me dei miei luoghi, i luoghi della mia infanzia. I suoni erano quelli di mio padre e raccontavano la terra di “primule e temporali”, di feste e di sagre paesane, di vento, di corse con la bicicletta e di acqua».

Lo spettacolo è disseminato di dettagli, piccoli oggetti che suggeriscono e l’acqua - «aga dal me paìs. A no aga pì fre-cia che tal me pais. Fontana di rustic amòur» - non solo alimento, ma specchio, storia, confine, continuamente evocato.

Inedito il ruolo di Piero Sidoti. Il cantautore e compositore delle musiche originali, che sul palcoscenico è compagno di Battiston per volontà del regista Alfonso Santagata e della drammaturga Renata Molinari.

«Quando abbiamo iniziato a ragionare sullo spettacolo, pensavo di fare il cantante - rivela Sidoti con la consueta ironia - e, invece, sono stato piacevolmente ingannato. Quello che mi stupisce della poesia di Pier Paolo è che il verso non è mai piegato alla bellezza della rima. Solo così è possibile preservare la sincerità del sentimento. Penso che Pasolini sia una rockstar».

Su tutto si percepisce il desiderio di restituire la curiosità del suo occhio. «Quello che ho visto in teatro, approfonidisce Battiston, mi ha dato la sensazione che Pasolini fosse stato utilizzato per essere incriminato oppure che gli si volesse fare il funerale. Non mi interessano le analisi storiche o politiche, volevo parlare del suo mondo e della sua disperata vitalità».

Non c’è acqua più fresca, volti, visioni, parole dal Friuli di Pier Paolo Pasolini di Giuseppe Battiston su testi e poesie dell’intellettuale, poeta, scrittore e regista morto a Roma il 2 novembre del 1975, è un racconto sulla giovinezza perduta, e su come il luoghi amati nella fanciullezza si trasformino in terra mitica perduta a causa dall’avvicendarsi delle stagioni.

E mentre la scena restituisce a chi guarda, l’idea di un ragazzo libero e tormentato, capace di allestire spetaculut per gli amici.

«Leggendo le prime poesie raccolte ne La meglio gioventù, scritte in friulano e sottotitolate in modo che la rappresentazione esca dal Friuli, i miei ricordi invece di assumere i toni malinconici del passato, si sono ravvivati, fatti nuovi e simili a sogni, conclude Battiston, e così ho immaginato di poter raccontare un aspetto di quella vita e di quel tempo che nella poesia di Pasolini si fanno memoria collettiva. Quello che avete visto è dunque personale anche se non autobiografico».

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