Anonymous, da “terrorista” cattolico a simbolo degli hackers su internet

Andrea Zannini
Chi non ha visto la maschera baffuta di Anonymous, il gruppo non-gruppo di hacker sedicenti libertari che in questi giorni minaccia i siti delle nostre università? Pochi però conosco la storia vera di quell’immagine e di come la cultura pop sia riuscita a trasformare un integralista cattolico in un simbolo di pseudo-anarchismo.
Quella maschera dovrebbe identificare Guy Fawkes (1570-1606), il capo del più famoso complotto contro la casa regnante inglese, la Congiura delle polveri del 1605. Nato da famiglia anglicana, Fawkes si convertì al cattolicesimo da giovane, servendo quindi nell’esercito spagnolo in Olanda, che combatteva l’indipendenza di quelle province. Alla morte della regina Elisabetta, che aveva portato il Paese sempre più nel campo protestante, le successe Giacomo I Stuart, sul quale si riversarono le speranze dei cattolici inglesi. Queste furono però presto tradite dal comportamento del nuovo re. La disillusione dei papisti britannici portò a un primo complotto, fallito, e quindi alla congiura a capo della quale si mise lo stesso Fawkes. L’obiettivo era niente di meno che far saltare in aria il Parlamento (Camera dei Lords) con il re e la corte, rapire la figlia di Giacomo Elisabetta, insediandola al trono per guidare attraverso di lei e con l’aiuto della Spagna il ritorno del Paese al cattolicesimo.
I congiurati affittarono una cantina sotto il Parlamento e la riempirono di barili di polvere da sparo, ma le troppe tracce disseminate senza alcuna attenzione portarono presto al loro arresto. Le torture alle quali furono sottoposti portarono alla luce l’intero cerchio della congiura e condussero alla loro impiccagione. Fawkes mantenne un atteggiamento sprezzante e rivendicò apertamente i fini confessionali della sua azione ma, naturalmente, sotto tortura rivelò nomi e complicità. Alla notizia dello scampato pericolo per il re, il 5 novembre 1605, in tutta Londra si accesero fuochi per “le polveri, il tradimento e la congiura”, e per commemorare così la salvezza della casa-regnante che uscì rafforzata dal complotto. Nel XVII secolo la ricorrenza veniva quindi festeggiata come affrancamento dal papato, ma con il tempo il suo significato si è in qualche modo invertito: dall’età della Thatcher ha acquisito sempre più connotazioni anti-conservatrici e anti-americane, in una sorta di celebrazione politically correct e libertaria.
Alla sua morte, cominciò per Guy Fawkes una seconda vita. Per alcuni, la Congiura delle polveri, ma soprattutto i temi del tradimento e dell’equivoco, avrebbero ispirato il Macbeth shakesperiano. Fu tuttavia nell’Ottocento che ebbe inizio la redenzione letteraria del personaggio-Fawkes, dipinto in romanzi d’azione e libri per bambini come un uomo coraggioso che sfida il potere. Attualizzato, cioè reinventato senza tener conto del suo contesto storico, negli anni Ottanta del secolo scorso, Fawkes è diventato prima il protagonista di una pionieristica graphic novel di grande successo, “V for Vendetta”, e poi di una serie infinita di opere cinematografiche nelle quali è stato esaltato come l’“eroe-contro” per eccellenza.
Oggi la maschera di Fawkes, con il suo ghigno beffardo, è, come dicono quelli che se ne intendono, un’icona della post-modernità. Significa cioè qualsiasi cosa e, quindi, non vuol dire nulla. Come tutte le maschere cela la reale identità del portatore e nell’età di internet è stata assunta come emblema di “anonimato”. Adottata dalla subcultura del Web è diventata il simbolo della ribellione anarchica di gruppi di “hacktivists” che si propongono di lottare contro il potere delle istituzioni, tra cui le università, assaltandone le banche-dati e scardinandone le difese informatiche. Violando dunque soprattutto i laboratori, i gruppi di ricerca e gli atenei più poveri e peggio attrezzati. Il papista, filo-imperiale, integralista, conservatore, monarchico Guy Fawes, che nella vita non seppe probabilmente combinare nulla, da morto è riuscito a rovesciare almeno una cosa: se stesso. —
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