Afro alla Galleria di Arezzo: dai disegni degli Anni 30 ai dipinti sull’isola di Rodi
Il Comune toscano celebra il pittore udinese con una rassegna che resterà aperta fino a ottobre. Esposti per la prima volta in Italia i quadri realizzati nel periodo trascorso dall’artista in Grecia

«Dimentica i pieni, cioè le figure, e osserva la perfezione delle forme dei vuoti. Impara a leggere i quadri antichi prescindendo dalla figura e imparerai a trovare gli stessi valori nei quadri moderni che all’apparenza non hanno un rapporto naturalistico».
Sono parole che il pittore udinese Afro Basaldella pronunciava nei primi anni Settanta in occasione di una sua visita alla Pinacoteca di Brera, davanti all’opera di Piero della Francesca. Proprio da queste parole ha tratto spunto la mostra “Afro.
Dalla meditazione su Piero della Francesca all’Informale” attualmente allestita alla Galleria comunale d’arte moderna e contemporanea di Arezzo, la città che di Piero conserva il celebre ciclo di affreschi con la Storia della Vera Croce.
Curata da Marco Pierini, attento studioso di Piero oltre che di Afro, con il coordinamento scientifico di Alessandro Sarteanesi, si avvale della collaborazione di Mario Graziani, Marco Mattioli e di tutta la Fondazione Archivio Afro di Roma, oltre che di Vania Gransinigh, conservatrice di Casa Cavazzini di Udine, custode delle opere giovanili del maestro, Luca Pietro Nicoletti, membro dell’Archivio Crispolti e docente dell’Università di Udine, Francesco Innamorati, responsabile Aerea Patrimonio, Progettazione e Trasformazione di Eur Spa, del Comune di Rodi e del Museo di arte greca moderna, presieduto da Sergios Aivazis, che hanno reso possibile il prestito di cinque opere inedite dell’artista grazie all’intercessione della Ambasciata d’Italia ad Atene.
Porgendo particolare attenzione all’ambito decorativo, vengono documentati i diversi momenti di riflessione sulla tradizione pittorica del passato da parte di Afro, per poi giungere alla sua fase più nota legata all’astrazione.
Alcuni disegni degli anni Trenta mostrano la ripresa di opere di Rubens, El Greco, Velázquez, e vengono proposti insieme alla tela del “Cristo morto da Mantegna” proveniente da Casa Cavazzini a Udine, realizzata dall’autore quale saggio finale della borsa di studio della Fondazione Artistica Marangoni.
Segue la scenografica sezione con i tre grandi cartoni preparatori, alti 6 metri ciascuno, ideati per la decorazione del Palazzo dei Ricevimenti e dei Congressi nel complesso architettonico per l’Esposizione Universale di Roma del 1942.
Traendo ispirazione dall’arte tardoantica, rappresentano “Le Scienze e le Arti” e si collegano al bozzetto per “Le attività umane e sociali”, lungo quasi 4 metri, che avrebbe dovuto tradursi in un mosaico, mai realizzato. Video, documenti e fotografie presenti in mostra ne approfondiscono il contesto.
Escono per la prima volta dalla Grecia e vengono quindi esposti per la prima volta in Italia, ad Arezzo, i dipinti realizzati da un Afro appena ventiseienne, nel 1938, quando si era recato sull’isola di Rodi con il critico e storico dell’arte Cesare Brandi.
In tempi brevissimi l’artista aveva allora lavorato a due cicli decorativi destinati al Grande Albergo delle Rose e alla Villa del Profeta. Nello stesso anno aveva dipinto le pareti dell’appartamento padronale appena ristrutturato da Ermes Midena, a Udine, del commerciante Dante Cavazzini: l’immediatezza della pittura, i richiami all’arte veneta rinascimentale, con le sue luci, i suoi colori, i verdi intensi, vivaci, sono del tutto simili nelle pitture murali udinesi come nelle tavole greche.
Ancora dal museo di Udine giunge la coeva, grande tela “Si fondano le città”.
Nell’ultima sezione una serie di opere, bozzetti e documenti racconta quindi la realizzazione del murale “Il Giardino della Speranza”, dipinto da Afro nel 1958 per la sede dell’Unesco a Parigi. Dal linguaggio figurativo l’artista passa a quello astratto e informale segnando così, tra gli anni Cinquanta e Settanta, la sua affermazione a livello internazionale.
Ad accompagnare la mostra che resterà aperta al pubblico fino al 22 ottobre, è stato prodotto un volume in doppia edizione italiano/inglese edito da Magonza (pag.144, euro 40).
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