A che punto è il narcisismo: i 19 racconti di Roberto Pusiol

UDINE. Dopo Ritratto di Edi Tonon e altri racconti e Oh Lady Gaga! è uscito per Transeuropa, Lovers dello scrittore udinese Roberto Pusiol. Sono 19 racconti che prendono di petto, con storie paradossali e uno stile volutamente artificioso e ironico che evoca David Forster Wallace o George Saunders, quella che da tempo sociologi e psicoanalisti hanno riconosciuto come travolgente e deleteria dimensione dell’età contemporanea: il narcisismo. Così in Amours il protagonista invia a se stesso quotidiani e insistenti messaggi d’amore, in Bancomat si perde in un inesausto contemplarsi nella vetrata di una banca, in Io che sono bello Io, preso da un autentico delirio di onnipotenza, pensa addirittura di poter camminare nel vuoto, mentre in Piscina termale coperta al tramonto di una stagione ormai tardo autunnale ricava massimo godimento non tanto dal fare l’amore quanto nel vedersi mentre lo fa. Infine in Presentazione del programma elettorale un uomo politico si appresta a raccogliere voti esibendosi nudo davanti agli elettori. Ma questo tracimare dell’Io comporta inevitabilmente il superamento dei limiti e la fine di ogni autorità. Anche l’incesto (Figlio madre suv e arance e Nonna, mamma) è così una opzione tra le altre, mentre in Splut appare una ridicola figura paterna per la quale, appunto in chiave comica, calza a pennello la formula di “evaporazione del padre” divulgata da Massimo Recalcati. E tutto questo inevitabilmente si accompagna a una esasperata chiusura in se stessi e, a livello dei rapporti tra i sessi, in un rigurgito di maschilismo. E di questo danno sarcastica testimonianza per esempio Ing. Cristiano Molinaro “Studio- consulenze”, Essere cosa, Uuh!.
Lovers è un titolo che si potrebbe anche interpretare in chiave romantica se poi ad apertura di libro non ci si imbattesse in uno stile totalmente irridente. «Certo il titolo è assolutamente antifrastico. Costoro non amano nessuno e niente e degradano il love alla sola sfera sessuale».
Un amore solo rivolto a se stessi. «Narcisismo a diciotto carati, che paradossalmente - come peraltro aveva prospettato già parecchi anni fa Jacques Attali nel suo Amours: «Assistiamo a una evoluzione profonda della società verso una apologia dell’autoerotismo» - finisce appunto in una buona parte di questi racconti proprio dove diceva Attali». Tuttavia qualche figura per quanto strampalata o aberrante di partner compare? «Sì, strampalato e aberrante. Perché il narcisismo in realtà, se da una parte sembra volare al di sopra di ogni tradizionale barriera, sull’onda di una società marchiata dal finaz-capitalismo che appunto non conosce confini di sorta, dall’altra però si declina come chiusura becera che si arrocca». E veniamo alla figura del padre. «Sì nel racconto Splut assistiamo a un aberrante per quanto ridicolo capovolgimento di questa figura, indotto dalle mutazioni portate dalla società dei consumi, nella direzione della irresponsabilità dell’adulto. Qui il padre coprotagonista del racconto è una variante del padre evaporato di cui qui in Italia ci parla Massimo Recalcati. Il racconto è nato ripensando a una frase volgarotta rivolta dai padri dei miei tempi ai propri figli svogliati: Studia! non stare lì a.... Bene qui l’invito paterno è esattamente l’opposto». (r.c.)
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