Voleva sterminare la famiglia, ne ha uccisi tre con il veleno: arrestato

UDINE. E' stato arrestato il presunto responsabile dell'avvelenamento da tallio di un'intera famiglia nel Monzese: si tratta di Mattia Del Zotto, 27 anni. I carabinieri di Nova Milanese e Desio hanno dato esecuzione questa mattina a un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Monza. Il giovane è ritenuto responsabile del triplice omicidio del nonno 94enne e di una zia 67enne (morti il 2 ottobre) e della nonna 83enne (morta il 13 ottobre), avvenuta "a mezzo somministrazione di solfato di tallio".
IL MISTERO, LE TAPPE DELLA VICENDA
E' la svolta in una vicenda di cronaca trasformatasi in un giallo in piena regola. Dopo la morte della prima vittima, la 62enne Patrizia Del Zotto, ricoverata in coma all'ospedale di Desio insieme alla sorella di 58 anni, si era parlato di un possibile avvelenamento conseguenza degli escrementi di piccione accumulatisi nella casa delle vacanze, nelle campagne di Santa Marizza di Varmo, dove le due donne avevano trascorso un periodo prolungato di permanenza. Poche ore dopo, il 2 ottobre, era deceduto anche il padre di Patrizia, Giovanni Battista Del Zotto.
E si erano fatte largo altre ipotesi, come l'ingestione di acqua o cibo contaminati. Il 13 ottobre finiva anche la mamma di Patrizia Del Zotto, l'87enne Maria Gioia Pittana. Ma i sintomi del malessere avevano riguardato, oltre alla sorella 58enne di Patrizia, anche il marito e la badante della famiglia, tutti ricoverati all'ospedale di Desio. E adesso si fa concreta la spiegazione più drammatica: tutti delitti premeditati, secondo la ricostruzione emersa dalle indagini.
Al 27enne viene contestato anche il tentato omicidio di ulteriori 5 persone (nonni materni, marito della zia deceduta, altra zia e badante dei nonni paterni).
Viveva isolato da due anni. Viveva isolato da due anni Mattia Del Zotto: stava davanti a un computer tutto il giorno e proprio attraverso la rete ha cercato il veleno con cui avvelenare la sua famiglia. Prima ha chiesto informazioni a un’altra ditta per ottenere dell’arsenico, quindi ha virato sul tallio.

Esperto di informatica come era ha però poi cancellato ogni traccia dal suo computer per rendere più difficili le indagini agli inquirenti: ha dimenticato però di cancellare la bozza di una mail in cui sollecitava la ditta padovana a fargli arrivare il metallo pesante, preoccupandosi che non gli venisse addebitata due volte l’IVA.
Trecento euro circa il valore delle boccette: sei per la precisione, ma solo con una è riuscito ad uccidere tre persone e farne ricoverare altre 3.
Ha messo in atto il suo tragico piano dopo aver sparso il veleno su vivande e miscelato alle erbe di ortica usate come tisana. Ma avrebbe colpito ancora.
È stato lo stesso Mattia a portare i carabinieri nella cantina di via Fiume dove custodiva e nascondeva il veleno. I familiari hanno descritto la personalità del 27 enne fin dall’inizio come un ragazzo chiuso e riservato, ma nessuno di loro ha mai manifestato la preoccupazione che fosse lui l’autore dell’omicidio plurimo.
Avvelenamento pianificato da mesi. Mattia Del Zotto pianificava di avvelenare la sua famiglia fin da giugno: analizzando il suo computer i carabinieri hanno trovato i primi contatti con la ditta fornitrice con una mail risalente al 22 giugno.
Poi è passata l’estate e il 27enne si è recato a Padova a ritirare il veleno: il 15 settembre il suo telefono ha agganciato le celle della cittadina veneta, mentre alla famiglia ha raccontato di dover andare a fare un colloquio. Ai carabinieri ha ammesso di aver agito in diversi momenti, continuando ad avvelenare gli elementi della famiglia per una questione di «opportunità».

Le boccette comprate erano sei: l’ipotesi è che avesse intenzione di colpire anche i genitori, per il momento graziati.
"Volevo punire soggetti impuri". «L'ho fatto per punire soggetti impuri e non voglio collaborare»: così Mattia Del Zotto si è rivolto ai carabinieri che lo hanno arrestato a casa sua a Nova Milanese, ammettendo di essere l'autore dei delitti. Il procuratore della Repubblica di Monza, Luisa Zanetti, in conferenza stampa lo ha definito «una persona introversa».
La madre: "Aveva aderito a una nuova religione". «Mio figlio dice di non essere più cattolico e che sta seguendo una nuova religione, penso che sia una specie di setta». Così la madre di Mattia Del Zotto ha rivelato agli investigatori i particolari della vicenda. Il giovane avrebbe aderito ad un nuovo gruppo religioso chiamato «Concilio Vaticano II» per il quale criticava davanti alla madre l’atteggiamento di Papa Francesco: le aveva fatto vedere il video in cui il pontefice guardava una coppia ballare il tango.
Secondo la madre, però, da anni il ragazzo non entrava in una chiesa: ai funerali dei suoi nonni morti per l’avvelenamento da tallio causato proprio da lui non andò nemmeno. Da circa un anno aveva poi preso un nuovo stile di vita: in camera voleva stare con il termosifone spento sostenendo che «con poco si vive».
Gli inquirenti: "Poteva uccidere ancora". «Abbiamo proceduto all'arresto per scongiurare altre possibili vittime»: in questi termini i carabinieri hanno spiegato l'arresto di Mattia Del Zotto per le morti da tallio a Nova Milanese.
Trovate confezioni di tallio in casa del giovane. I carabinieri hanno proceduto all'arresto di Mattia Del Zotto dopo aver trovato in casa sua a Nova Milanese cinque confezioni di solfato di tallio. Trovate anche le ricevute del relativo acquisto. Le confezioni, per complessivi 60 grammi, sono state acquistate a Padova. I carabinieri hanno trovato anche sul cellulare del giovane conversazioni in cui lui fa riferimento alle ricevute dell'acquisto.
Scoperto seguendo le mail. Gli investigatori sono risaliti a Mattia Del Zotto seguendo le tracce di un account di posta elettronica col nome falso Davide Galimberti e i tabulati telefonici del suo cellulare. Grazie a queste indagini è stata ricostruita la trattativa con una azienda chimica di Padova per l'acquisto del solfato di tallio. Lo hanno detto in conferenza stampa gli inquirenti.
Un ragazzo schivo. Un ragazzo schivo, appassionato di elettronica e informatica, ma da tempo sotto pressione perché non trovava lavoro. Questo il ritratto fatto dai vicini di casa di Mattia Del Zotto, 27 anni.
Mattia vive da sempre a Nova Milanese insieme ai genitori, agli zii e ai nonni deceduti, in una palazzina suddivisa in quattro appartamenti. «È sempre stato molto schivo e silenzioso, siamo davvero senza parole» il commento di una vicina di casa della famiglia. «So che è appassionato di informatica, andava in palestra, ma nulla di più» ha aggiunto un altro vicino.
L'arrestato: "Mi sto convertendo a fede ebraica". Ha raccontato agli investigatori di «avere avviato un percorso di conversione alla fede ebraica da circa tre anni» Mattia del Zotto, il giovane di Nova Milanese arrestato per il triplice omicidio dei nonni paterni e della zia e per il tentato omicidio di altre 5 persone, tra cui i nonni materni, avvelenandoli con il tallio.
Il ragazzo, che ai carabinieri che lo stavano arrestando ha detto di aver agito «per punire persone impure», interrogato circa un mese fa, aveva spiegato: «Io solitamente non avevo rapporti con i mie nonni, nè paterni nè materni, a volte quelli materni venivano a trovarci e io li notavo perché vivo lì.
Ritengo che, per il semplice fatto che siano parenti, io non debba necessariamente avere un rapporto di affetto così approfondito con loro».
A proposito della sua presunta conversione alla «fede ebraica» o al timore che avesse abbracciato una «setta», la madre Cristina, sempre lo scorso novembre, ha messo a verbale che Mattia ad un certo punto avrebbe «incominciato ad assumere» un «atteggiamento particolare», come quello di cambiare canale quando in tv andavano in onda spot pubblicitari.
E per far ciò usava direttamente il pulsante del televisore perché «è contro l'utilizzo del telecomando». Tra l'altro la signora ha spiegato che il figlio ha cominciato a limitare «i pasti in misura essenziale, eliminando completamente dolci e alcoolici».
"Tallio, il veleno perfetto". «Il tallio è il veleno perfetto: è inodore, insapore e soprattutto solubile. Ecco perché il killer di Monza ha scelto un infuso di erbe».
Maria Caramelli, direttrice dell'Istituto Zooprofilattico di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta spiega così la pericolosità del tallio, sostanza che Mattia Del Zotto, 27 anni, avrebbe utilizzato per uccidere i nonni e una zia a Desio (Monza).
Sono stati proprio i laboratori dell'Istituto, che ha sede a Torino, ad analizzare l'infuso killer. E a fornire alcuni degli indizi che hanno portato all'arresto del giovane, accusato di aver fatto finire in ospedale, in gravi condizioni, anche altre cinque persone. Sempre con la stessa tecnica.
«È stata fatta una raccolta accurata sugli alimenti trovati in casa delle vittime - spiega la Caramelli, un lungo curriculum e numerose pubblicazioni scientifiche all'attivo -. Nell'infuso abbiamo trovato delle concentrazioni elevatissime di tallio, 0,37 mg per chilo, una quantità di gran lunga superiore al livello considerato letale nell'acqua».
Se le accuse nei confronti di Del Zotto saranno confermate, l'impiego del tallio fa pensare che per uccidere abbia messo in atto un piano lungo e ben articolato.
«Per portare alla morte, il tallio dev'essere preso per un mese e le vittime bevevano la tisana quasi tutti i giorni», osserva ancora la Caramelli. «I primi sintomi sono il dimagrimento, mal di testa, dolori addominali, nausea, perdita di capelli - conclude -. Poi il tallio altera i processi enzimatici di tutti gli organi». Ed è la fine.
Due anni di buio e la crisi mistica. Schivo, timido, silenzioso, da tempo non usciva più dalla sua camera dove trascorreva tanto tempo al computer «in cerca di lavoro», divenendo via via sempre più rigido, evitando persino i suoi familiari, per i quali non era scontato provare dell'affetto «solo per il fatto di essere parenti», come lui stesso dichiarerà agli inquirenti.
A cambiarlo, forse, la crisi dovuta alla mancanza di lavoro e l'avvicinamento a un presunto gruppo religioso, una setta, come sospettano i suoi genitori. È questo il ritratto, secondo gli inquirenti, del 27enne Mattia Del Zotto.
I suoi genitori da tempo aveva capito che qualcosa nel figlio si era «rotto», per cercare di aiutarlo avevano chiesto il sostegno a una terapista naturale, ma senza successo. Due anni fa il cambiamento repentino del giovane: la perdita del lavoro e l'abbandono della palestra che frequentava.
Da allora, secondo il racconto di zii e genitori sentiti nel corso delle indagini, Mattia aveva eliminato tutti gli oggetti «superflui» dalla sua stanza, aveva smesso di consumare dolci e alcolici, «odiava guidare e salire sui mezzi pubblici lo innervosiva perché 'pieni di gente che bestemmià», non guardava volentieri la televisione ed era «contro l'uso del telecomando», arrivando a criticare persino il Papa perché ha assistito ad un'esibizione di tango.
La madre ha aggiunto di aver ascoltato con lui un audio, una voce metallica di cui non ricorda il contenuto ma che le faceva paura.
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