Viaggio alla scoperta di villa Linussio: «Una perla da valorizzare»
A Tolmezzo il palazzo del Settecento sarà restaurato grazie al contributo regionale di un milione. L’edificio, in degrado, è chiuso al pubblico. Il soffitto è affrescato da Chiarottini e Fossati

In pochissimi (in pratica addetti ai lavori) possono entrare oggi a villa Linussio, una perla rimasta imbrigliata nel degradato complesso da 4,5 ettari dell’ex Caserma Cantore, chiusa nel 2016. Il palazzo settecentesco è oggi in attesa del necessario restauro che il Comune di Tolmezzo, ente divenuto proprietario, dopo un lungo iter dell’intero sito, potrà operare grazie a un contributo di 1 milione di euro ricevuto dalla Regione. Abbiamo visitato Villa Linussio e l’ex caserma, accompagnati dal sindaco, Roberto Vicentini.

Il palazzo è una splendida villa veneta del Settecento, quella più a nord d’Italia. Potrebbe essere la Villa Manin dell’Alto Friuli. Fu voluta dal famoso imprenditore tessile Jacopo Linussio, nel complesso del suo opificio. La commissionò nel 1739 all’architetto Domenico Schiavi. Il suo corpo centrale presenta in facciata e nella distribuzione degli ambienti il classico impianto del palazzo nobiliare. Ai lati due barchesse, gli spazi un tempo riservati all’attività tessile, delimitano il cortile retrostante. Ma è varcare la soglia del salone delle feste che toglie il fiato per l’incanto. Vi si accede da due gallerie con grandi bassorilievi in stucco, occupa lo spazio centrale del primo piano e del secondo piano ed è impreziosito da un loggiato a balaustra.
Ha pareti e soffitto, affrescati dai pittori Francesco Chiarottini e Domenico Fossati, con elementi architettonici e rappresentazioni mitologiche e allegoriche che celebrano le qualità di Linussio. La sua acustica è eccezionale, ma già dal 2010 era concesso solo eccezionalmente per eventi e dopo il 2017 (l’ultima volta che un selezionato pubblico poté entrare nel salone fu per la cerimonia di Tolmezzo Città Alpina) neanche quello. Lo stato di affreschi e balaustra lignea impone da 25 anni un restauro importante. Il salone fu sottoposto a un intervento di messa in sicurezza nel 2017: gli affreschi furono ancorati al soffitto da cui stavano per distaccarsi ma attendono ancora il restauro.
Le iniezioni di cemento operate allora hanno costellato il soffitto di “pois”, che attendono di essere coperti dal restauro effettivo. Chiazze d’umido dalle finestre hanno ingoiato nel tempo dettagli e colori degli affreschi così come l’umidità e l’acqua filtrata dalle finestre e dal tetto, prima che quest’ultimo venisse restaurato. Anche le gallerie laterali con grandi bassorilievi in stucco presentano estese parti mancanti.
«La villa è la nostra priorità nell’intervento alla Cantore – indica il sindaco –. Nel salone c’è il riscaldamento che dobbiamo tener aperto per evitare che affreschi e stucchi si deteriorino ulteriormente. Una delle prime cose che dovremo fare è la sostituzione delle finestre – afferma, mostrando la loro scarsa tenuta-. Anche la balaustra in legno necessita di interventi. La Soprintendenza è già stata due volte. Ovviamente gli interventi che faremo dipendono fortemente dalle sue indicazioni. Se in altri spazi della Cantore potremmo anche pensare a un centro sportivo, nella Villa potremmo immaginare per esempio spazi legati al mondo scolastico». Vicentini mostra nel cortile anche il pozzo originale d’acqua di villa Linussio, mentre ai lati si percorrono corridoi con finestroni affacciati sulle montagne della Carnia ed ex uffici dei militari.
«Dovremo necessariamente operare a lotti. Per prima cosa opereremo sull’edificio centrale di villa Linussio e sui tetti delle due barchesse. Il progetto che ha vinto il concorso di idee sarà un punto di partenza, ma non lo seguiremo in tutto. Vedremo in corso d’opera. Intendo coinvolgere tutta l’amministrazione comunale. Secondo me va mantenuto qualcosa pure della storia militare della Caserma, Tolmezzo è stata pure questo. Il progetto vincitore prevedrebbe di rimuovere tutto il cancello della villa su via Paschini, noi invece siamo dell’idea di lasciarlo, sistemare il giardino per renderlo fruibile ai cittadini e mantenendo anche la guardiola, l’unica rimasta».
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