Italia-Israele, la pace non ferma la protesta: «Proseguiremo fino alla fine dell’occupazione della Palestina»
Il comunicato degli organizzatori sul corteo in programma il 14 ottobre a Udine, per il quale sono attese 10 mila persone. «Non basta un cessate il fuoco per giocare come se nulla fosse»

La firma dell’accordo di pace non ferma la protesta. Gli organizzatori del corteo a favore della Palestina confermano la mobilitazione in programma a Udine martedì 14 ottobre, prima di Italia-Israele. Una risposta decisa, rivolta, tra gli altri, anche al ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che venerdì aveva detto di confidare sul fatto che la protesta potesse essere attenuata a seguito della firma dell’accordo di pace tra Hamas e Israele.
«Le immagini di festa che arrivano da Gaza – si legge nel comunicato firmato, tra gli altri, dal Comitato per la Palestina di Udine – non possono che essere accolte con grande gioia e invitare tutti a festeggiare l’attuale cessate il fuoco e la riduzione delle violenze di Israele. Tuttavia, la fine dei bombardamenti non può essere considerata una garanzia di pace e giustizia». Gli organizzatori, che dunque confermano la mobilitazione per la quale sono attese circa 10 mila persone da tutta Italia, puntano il dito contro il governo e la Figc: «Consideriamo inaccettabile che la Figc e il governo italiano normalizzino le politiche di un Paese che pratica da decenni, in maniera continuativa e strutturale, violazioni dei diritti umani. Non basta un cessate il fuoco per tornare a giocare come se nulla fosse. Lo sport deve essere dalla parte della giustizia, non del genocidio e dell’occupazione, che, per il momento, continua a Gaza e in tutta la Palestina».
«Mentre cresce la mobilitazione popolare per chiedere giustizia e libertà per il popolo palestinese – prosegue il comunicato – , le istituzioni locali e nazionali, che da lungo tempo approvano le violenze israeliane, cercano di creare un clima di paura e criminalizzazione attorno alla manifestazione. A noi continua a spaventare solo una cosa: la complicità delle istituzioni unita all’indifferenza di chi ancora non sta prendendo posizione contro chi che per anni ha bombardato scuole e ospedali».
«La retorica vuota della violenza e del terrore (che lo scorso 3 di ottobre ha colpito anche un gruppo di famiglie udinesi, ree di aver organizzato “lo sciopero dei bambini”) non dimostra altro che la loro preoccupazione di fronte a una mobilitazione ampia e trasversale. Continuiamo a fare nostra la richiesta della federcalcio palestinese che non chiede un minuto di silenzio o un “gesto di pace” ai giocatori italiani, ma una presa di posizione netta nei confronti di chi commette crimini contro il proprio popolo e i propri sportivi. Per questo chiediamo alla Figc di boicottare la partita Italia–Israele e di ascoltare il grido che arriva dalle piazze: lo sport non può normalizzare l’apartheid e l'occupazione nè tanto meno un genocidio».
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