"Vai Fradi", tre anni dopo: Doro Gjat in-canta il Friuli e mette in versi l'amore per le sue montagne

«E alora fasiti sinti, no sta a spaventati, la me int a vosa. Vai fradi». Tre anni fa, esattamente il 25 novembre del 2015, Doro Gjat (al secolo Luca Dorotea) non poteva sapere che quel motto “Vai Fradi” sarebbe stato lo sprone per la sua carriera. Lui che cantava tra le sue montagne, nella sua Carnia, non avrebbe potuto immaginare che in tre anni avrebbe inciso due dischi, girato decine di videoclip, calcato il palco del concertone del Primo Maggio a Roma e - proprio per non farsi mancare nulla - cantato con grandissimi artisti della musica internazionale come Joss Stone.
Insomma, quel ragazzo di Tolmezzo che con la sua musica ha voluto «valicare i confini naturali» e che a una diretta Instagram preferisce un live ai laghi di Fusine, è diventato “grande” e ha in serbo per i suoi fan una raccolta dei suoi successi. In esclusiva per il Messaggero Veneto ha pubblicato il nuovo videoclip di “Rune”, un live girato ad alta quota con la partecipazione del musicista Lino Straulino.
Vai Fradi, tre anni dopo
Un bel modo per festeggiare i tre anni dall’uscita del primo disco. «Sono orgoglioso del lavoro fatto e dei traguardi raggiunti. Se mi guardo indietro e vedo il ragazzo di “Vai Fradi”...», racconta il rapper friulano. Faccia da bravo ragazzo, nessun tatuaggio o bastoncino per i selfie a portata di mano, Doro Gjat resta sempre Luca Dorotea. Anche quando sale sul palco e si esibisce davanti a migliaia di persone. Un giovane carnico, testa bassa nel lavoro, musica nel sangue e piedi ben saldi alla sua terra. Anni luce distante dalla boria di alcuni artisti dei talent che siamo abituati a vedere sugli schermi della nostra televisione e sui social.
Un rapper cantore dei monti
Anche nelle scelte musicali, Doro Gjat ha voluto creare una frattura rispetto a quello che lo circonda. Il suono urban del hip hop d’oltreoceano, quella vita nel ghetto raccontata dalle rime degli artisti americani, sembrano stridere con gli elementi naturali della sua musica. «Mi sono domandato spesso se i miei riferimenti alle montagne, ai laghi, al nostro territorio fossero un po’ troppo ricorrenti. Ma poi un giorno il mio produttore Kappah (Christian Pevere, ndr) mi ha guardato e mi ha detto: “tu sei questo, tutto quello di cui parli fa parte di te”».

L'intreccio con la musica popolare friulana
Un compromesso che il cantante ha sviscerato negli anni: le rime del rap declinate al tempo verbale della natura. Certo, magari qualcuno tra i meno giovani potrebbe storcere il naso, ma con la sua musica Doro è riuscito a fare slalom tra i loro gusti musicali: «All’inizio non c’era molto dialogo - commenta sorridendo - e i miei testi venivano visti con un certo sospetto. Poi, vuoi che il rap è diventato un genere ormai masticato da tutti, vuoi che ho sempre voluto lasciare una traccia della nostra musica popolare nei brani, nel tempo sono riuscito ad ottenere il sostegno della mia gente. Casalinghe incluse!».
Dal Primo Maggio al duetto con Joss Stone
Alla ricetta del successo va aggiunto anche un pizzico di orgoglio friulano, quel sentimento esploso in diretta davanti al saluto «Mandi Roma!», urlato all’eterogeneo pubblico di piazza San Giovanni. «Il concertone del Primo Maggio? Un momento che non dimenticherò mai. Mi sono reso conto di fosse successo solo dopo essere tornato a casa».
Una piccola anticipazione nazionale di un duetto internazionale. Pochi mesi dopo, infatti, nell’agosto del 2017, Luca ha duettato con Joss Stone nella cornice mozzafiato dei laghi di Fusine. «La cosa più bella con lei- ricorda il cantante - è stata la sensazione di essere sulla stessa lunghezza d’onda. Il nostro approccio alla musica è simile e trae ispirazione del mondo che ci circonda». Un lavoro di gruppo che si è reso possibile anche grazie al sostegno dei suoi musicisti: Giacomo Santini alla chitarra, Luca Moreale alla chitarra e voce, Elvis Fior alla batteria, Mirko Caso al basso. I video sono diretti dalla regista Aurora Ovan mentre i dischi sono stati realizzati alla Angel's Wings Recording Studio di Monica Zinutti e Nico Odorico.
Gli orizzonti verticali: dalla musica al teatro
Non sono solo macchie di colori o valichi naturali, le montagne di Doro Gjat sono “orizzonti verticali”, come il titolo del suo ultimo disco. Ma che cos’è un orizzonte verticale? «Materialmente sono i monti all’ombra dei quali sono cresciuto. Allegoricamente sono un limite difficile da valicare. Portando lo spettacolo a teatro, invece, con Paolo Patui di Leggermente, abbiamo rovesciato il significato. Un confine, vero. Ma anche una rincorsa verso i propri sogni». Sul palco con il rapper anche Carlotta Del Bianco e Angelo Floramo.
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