Udine: spaccio, risse, intimidazioni in viale Ungheria. I residenti: "Siamo esasperati, aiutateci" - Video

UDINE. Chiedono più controlli da parte della polizia «perché da qualche mese si assiste allo spaccio di stupefacenti a cielo aperto e a risse continue». Hanno paura i commercianti e i residenti di viale Ungheria, via Bertaldia e piazzale D’Annunzio. Da 20 giorni hanno lanciato una raccolta di firme per segnalare le problematiche legate alla sicurezza.
Finora sono state raggiunte le 150 sottoscrizioni, ma «il nostro obiettivo – annunciano – è di arrivare a 500 e poi consegnarle al sindaco Honsell». «Così non si può andare avanti», dicono in coro. «Siamo di fronte a quello che genericamente viene indicato come “degrado”, ma per chi lo vive ogni giorno è una terribile sconfitta della civiltà, dell’ordine e delle regole».
Chi dalle finestre del proprio appartamento, chi dalle vetrine dei negozi, in molti hanno documentato ciò che accade non solo la sera, ma anche durante il pomeriggio scattando foto e filmando i presunti scambi di droga e i pestaggi.
Mercoledì sera un altro brutto episodio: un uomo ha dato in escandescenze a torso nudo e, a detta dei testimoni, ha cercato di minacciare i passanti con una bottiglia in mano. E ancora giorni fa alcune persone si sono picchiate sotto i portici tra viale Ungheria e piazzale D’Annunzio, davanti ad alcune prostitute.
«Siamo arrivati al punto che le anziane mi chiedono di accompagnarle a casa – spiega Emiliano Bearzi, titolare de “Il Ristorantino” – . C’è paura, un forte senso di impotenza di fronte alla maleducazione. Sono qui da quattro anni e la situazione è degenerata. I bambini non possono più giocare nel parco perché ormai è diventato territorio di spacciatori.
Le ragazze vengono importunate, denigrate o insultate al loro passaggio. Viceversa ci sono circoli che danno una mano a questi soggetti, li accolgono e su questa spinta queste persone stanno sempre più prendendo piede. Prima o poi la catena si spezza».
Secondo i residenti «l’aggravarsi della situazione di vivibilità è cominciata con la presenza delle forze dell’ordine in viale Leopardi. Questi controlli, peraltro giusti, hanno però fatto spostare l’illegalità nel quartiere di viale Ungheria».
E nel mirino, come riporta la petizione ci sono «i numerosi profughi dediti a consumare bevande alcoliche, chi seduti sui gradini dei negozi o degli internet point, chi sulle panchine o nelle aree di svago». «I giardini – continua il documento – , gli angoli degli edifici e i sottoportici sono diventati bagni pubblici».
Le firme vengono raccolte in questi giorni nei locali pubblici. Al “Kiko caffè” i titolari denunciano un calo del fatturato del 30%. «Qua il coprifuoco scatta già il pomeriggio – dicono – . Abbiamo perso i clienti. La gente si barrica in casa perché ha paura». «Non lavoriamo più – ammette anche il titolare di E&T elaborazione tesi – . Sono costretto a consegnare i pacchi ai clienti fermi in auto».
Da qui la richiesta nelle ore serali di una maggiore illuminazione pubblica: «Quella attuale – dicono gli abitanti del posto – non è sufficiente, anzi molto scarsa, con tante zone d’ombra che favoriscono gli assembramenti». Ma è richiesta anche la costruzione di bagni pubblici «per evitare problemi di salubrità pubblica».
«Chiediamo – concludono – un’efficace azione della polizia per evitare che la criminalità vada a discapito anche dei nostri ragazzi, ovvero di quei soggetti deboli che possono cadere nell’acquisto di sostanze stupefacenti. E alle istituzioni chiediamo di venire a raccogliere il nostro grido disperato. Non protestiamo. Chiediamo solamente aiuto».
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