Udine, l'aquila araldica simbolo del Friuli non si vede più in via Manin
Sbiadito l’antico stemma sulla porta di San Bartolomio. La Filologica: è un pezzo di storia che va recuperato

L’antico stemma della Patria del Friuli, l’aquila araldica oro su sfondo azzurro che aleggia anche sulla porta di San Bartolomio, è quasi scomparso. Sui mattoni rossastri, a destra dell’arco che accoglie chi arriva in città, la pittura che raffigura lo stemma del Friuli è sbiadita e a malapena si vede.
«Non si fa altro che parlare di difesa dell’autonomia, soprattutto in questo ultimo periodo – osserva un cittadino, Faustino Anzil –, di un Friuli che deve preservare le proprie radici e la propria lingua e poi nessuno si accorge e fa nulla per i simboli che stanno svanendo come questo dipinto. Passo spesso davanti alla porta – insiste Anzil – e sono molto attento a questi aspetti della città: guardare questo segno della storia ridotto così non è piacevole». Una riflessione amara nei confronti non solo della scarsa manutenzione ma di una classe dirigente che «pensa troppo a stare chiusa negli uffici e si perde la realtà che vivono i cittadini».
Certo, come sottolinea lo stesso Anzil, non sarà una delle priorità in tempi come quelli che corrono, ma dinanzi a tante iniziative – peraltro, ironia della sorte, a pochi passi trovano sede la Società Filologica Friulana e la Fondazione Friuli, entrambe istituzioni che promuovono la cultura di questo territorio – e con un istituto d’arte cittadino e un corso universitario ad hoc forse, qualcosa in più si potrebbe fare per far rivivere questa illustrazione. «L’aquila, arma ufficiale della Patria e simbolo unitario di tutto il Friuli storico, figurava nei sigilli dello Stato (ben conservato quello di Marquardo di Randeck), sulle monete battute dai patriarchi (da Bertoldo di Andechs, Volchero, Ottobono e Bertrando, per esempio) e in pitture murali, ancora visibili a Udine sulla porta di San Bartolomio in via Manin», scriveva lo storico Gianfranco Ellero sul Friuli.
«Anche i simboli hanno la loro importanza e l’aquila rappresenta l’unità della Patria, intesa nel significato medioevale del termine – spiega lo storico –. Visto che poi le aquile dipinte non sono molte, qualcuno si dovrebbe prendere la briga di occuparsi della cura di queste rappresentazioni: non fa meraviglia che negli anni possano perdere di forza nel colore esposte alle intemperie e agli agenti atmosferici. Bisognerebbe cercare di preservarle e onorarle, illustrando il loro significato su un cartello, affinché chi passeggia capisca di cosa si tratta». La collettività deve impegnarsi al massimo nella conservazione e nella valorizzazione dei propri beni culturali, architettonici e ambientali anche per il presidente della Filologica Federico Vicario. «Su questo, direi, c’è poco da discutere. Ancora maggiore dev’essere l’impegno, però, quando si tratta di beni che illustrano la storia e le memorie che fanno di noi quello che siamo, quei beni che riguardano più da vicino i valori della nostra identità».
Il decoro urbano, quindi, non deve solo riguardare la pulizia delle strade, lo sfalcio del verde pubblico o la manutenzione dei marciapiedi, per Vicario, «ma deve tenere nella giusta considerazione quanto abbiamo ereditato dai nostri genitori, il patrimonio che siamo tenuti a tramandare ai nostri figli». Un «livello minimo di civiltà che si richiede a una comunità».
Per quanto riguarda poi i simboli del Friuli che costellano la città, «va fatto un appello ai nostri amministratori perché intervengano a restaurare un importante segno del nostro passato, che si trova proprio vicino la sede della Società Filologica Friulana, l’istituto culturale di riferimento per la regione».
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