Stradi contrattacca: c’è chi prende di più
UDINE. Si dice «davvero stupito da tanto clamore», al punto che «molti colleghi mi hanno chiamato per dirmi cosa stava succedendo dalle mie parti». Il direttore dell’Aeroporto Spa Paolo Stradi, 54 anni, di Monfalcone, è diventato noto in tutta Italia grazie (o per colpa) del suo maxi stipendio, esattamente come un personaggio della tv, dello spettacolo o un calciatore affermato.
Quei 255 mila euro lordi annui, dopo l’inchiesta del “Messaggero Veneto”, hanno solleticato la curiosità e l’attenzione del “Corriere della Sera” e di una delle sue firme più prestigiose, Gian Antonio Stella. E così i rapporti tesi tra governance dello scalo e socio unico Regione, le carenze strutturali, il crollo dei passeggeri, le mancate alleanze con Venezia, sono finiti in piazza.
Ma Stradi, che in 14 anni da capo indiscusso della società non ha mai rilasciato interviste, stavolta parla, eccome. E per ogni rilievo, ha pronta la risposta. Come un buon tennista, che la pallina la rimanda sempre oltre la rete. In un modo o nell’altro.
Dottor Stradi, il suo stipendio ha fatto molto discutere. Intanto perchè era top secret.
«Ma in realtà la cosa è molto più semplice di quello che può sembrare. La legge sulla trasparenza prevede che siano divulgate sui siti Internet istituzionali le retribuzioni di chi è nominato direttamente dalla Regione o da altro ente pubblico. Questo non è il mio caso. Non c’è obbligo, nè opportunità. La nostra è una società per azioni e capisce bene che il fatto di rendere noto il mio compenso potrebbe ingenerare la corsa al rialzo da parte di altri».
La Regione ha chiesto più volte tali informazioni. E pare che non ci sia stata tutta questa disponibilità.
«Non è stata comunque una mia scelta, ma dell’azienda. Quando il socio unico, cioè la Regione, ha chiesto, i dati li abbiamo forniti».
Lei guadagna più del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: che effetto le fa?
«Il mio compenso, in realtà, è in linea con quello dei massimi dirigenti regionali, sotto il tetto dei 150 mila euro stabilito dalla presidente Serracchiani. Poi nel corso degli anni mi sono stati attribuiti ulteriori incarichi, vale a dire la sicurezza dell’intero aeroporto e la responsabilità del datore del lavoro, che hanno aumentato quella cifra. Ma questi ultimi sono ruoli temporanei».
In Italia nulla è più duraturo di ciò che è provvisorio...
«Ma se il nuovo Cda (dall’aprile 2015, ndr) deciderà di togliermi le mansioni aggiuntive, potrà farlo un minuto dopo l’insediamento. Mi occupo di sicurezza e operazioni di volo, non di pubbliche relazioni».
Lei a differenza di molti altri manager non ha un contratto legato a scadenze o risultati, ma a tempo indeterminato. Un privilegio?
«Ho il contratto da dirigente confindustriale, io posso essere licenziato in qualsiasi momento. Anche senza giusta causa. La mia garanzia è la mia professionalità. In giro per l’Italia c’è qualche collega che guadagna più di me, altri sui miei stessi livelli. Dal 1999 accendo il telefonino alle 5 del mattino e lo spengo dopo l’atterraggio dell’ultimo aereo. Non mi risparmio».
Eppure nonostante tutti i suoi sforzi, quest’anno i risultati di Ronchi sono davvero scoraggianti.
«Non stiamo andando bene, è verissimo. Ma prima eravamo cresciuti tanto, adesso con il mercato che è in rialzo, siamo in controtendenza. Ma credo sia una questione legata al nostro andamento per così dire locale, però la promozione turistica non spetta a noi. Ci sono dei problemi per quanto riguarda l’accoglienza. A chi mi chiede un resort per ospitare 200 persone, per un convegno o un meeting, io rispondo che purtroppo non c’è. E tenga conto che quando vado a Dublino a parlare con O’Leary, il capo di Ryanair, mi ribadiscono sempre che per loro lo scalo sarebbe pure appetibile, ma che non riempiono a sufficienza gli aerei».
Si profila un buco di bilancio consistente.
«Non potremo fare utili. Anche perchè da quest’anno abbiamo dovuto accollarci il servizio di Pronto soccorso, che costa 500 mila euro. Nel 2007 siamo riusciti a ottenere una concessione di 40 anni, mentre tutti gli altri aeroporti si fermano a 20. Ma da allora stiamo aspettando ancora l’accordo di programma con l’Enac che ci consentirebbe di aumentare le tariffe aeroportuali e di conseguenza i ricavi. Spero che l’iter si concluda nel 2015».
Ma le risorse per sistemare la struttura dove sono? In aeroporto piove dentro.
«Anche questo è vero. Però i soldi sono quelli che sono, sempre in calo e noi dobbiamo fare delle scelte. Io privilegerò sempre e comunque la sicurezza di chi lavora e dei viaggiatori, lì non si risparmia».
Molti invocano un’alleanza con Venezia per salvare l’aeroporto. Che ne pensa?
«Questo tipo di rapporti li decide l’azionista, non posso fare valutazioni sulla strategia. Ho un’idea, ma la tengo per me».
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