INCHIESTA/ Il flop di Ronchi - Dipendenti in rivolta: basta compensi d’oro
UDINE. Si dicono stupiti dall’entità dei compensi del presidente e del direttore generale della società Aeroporto, mentre per loro, gli oltre 100 dipendenti dello scalo, vige il blocco del turnover, i limiti allo straordinario, lo stop alle ferie estive per eliminare l’assunzione di stagionali e un contratto integrativo che non viene aggiornato da vent’anni.
Inoltre attaccano la gestione dello scalo: «continuano le imbarazzanti mancate risposte in ordine alla presentazione del piano industriale e della scelta di un partner strategico: Venezia sì, Venezia no, Lubiana forse». Le Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) dei lavoratori di Ronchi dei Legionari escono dunque allo scoperto. E prendono spunto da quelle che definiscono le «martellanti inchieste del Messaggero Veneto sulla gestione dell’aeroporto regionale Savorgnan di Brazzà».
«Vogliamo sottolineare - si legge nella nota dei sindacati - come i compensi del presidente Dressi e del Dg Stradi sono sempre stati a conoscenza della classe politica, o meglio avrebbero dovuto, in quanto è li che vengono decisi. L’entità dei compensi non era, invece, assolutamente nota a noi lavoratori. Ciò che invece è conosciuto ai dipendenti è il fatto che il loro salario è frutto della contrattazione collettiva nazionale e aziendale.
E il contratto integrativo vede la parte economica bloccata agli anni ’90. L’ultimo contratto nazionale, rinnovato in ottobre invece, causa la difficile situazione che complessivamente attraversa il trasporto aereo, prevede tra l’altro un incremento di orario settimanale a cui non corrisponde un aumento salariale. Per dirla tutta poi è da tempo che la società di gestione interviene sull’organizzazione del lavoro per comprimerne il costo. Precariato, blocco del turnover, diffuso uso del part-time, limiti allo straordinario pur in presenza di un’attività molto legata agli orari e ai ritardi delle compagnie aeree.
Persino una particolare attenzione alla gestione del vestiario e la richiesta del blocco estivo delle ferie per eliminare eventuali assunzioni stagionali, limitazione decisamente pesante per i turnisti presenti 365 giorni l’anno. Queste problematiche sono state gestite dal sindacato senza clamore, ma con molta attenzione, consapevole della crisi economica che attanaglia il paese e deciso a preservare il valore aggiunto che la nostra realtà rappresenta per il territorio.
I lavoratori dell’aeroporto non godono di favolosi stipendi (una media di 1.500 euro al mese) e condizioni di alto profilo, ma qui si lavora con serietà e professionalità sia quando c’è poco traffico e quindi si fa più formazione, sia quando con enormi sacrifici si garantisce il summit Italia-Russia superando i 70 movimenti in un giorno».
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