INCHIESTA/ Il flop dell'aeroporto. La Regione sfiducia Dressi: «Ora l’intesa con Venezia»

UDINE. Vivono da separati in casa ormai da tempo e il divorzio non è stato consumato solo perché giuridicamente il percorso è complesso. Da un lato l’unico azionista di Aeroporto Fvg, ovvero la Regione, dall’altro la governance insediata a Ronchi dei Legionari.
E non è soltanto una questione di diverso colore politico: tra la presidente Debora Serracchiani e Sergio Dressi, indicato da Renzo Tondo alla guida dello scalo di Ronchi dei Legionari, non c’è stata mai intesa. Anzi, la presidente si sarebbe aspettata già da tempo, fin dopo il suo insediamento in piazza Unità d’Italia a Trieste, un passo indietro da parte di Dressi. Ma la lettera di dimissioni non è mai arrivata e così è calato il gelo.
L’inchiesta del Messaggero Veneto sulle condizioni in cui versa lo scalo, quindi, scatena la reazione della Regione che “scarica” senza mezzi termini la gestione Dressi. Serracchiani ha preferito affidare all’assessore alle Infrastrutture, Maria Grazia Santoro, il compito di commentare e le dichiarazioni non sono di circostanza.
L’analisi critica apparsa sul Messaggero Veneto, sentenzia Santoro, «ha incrinato pesantemente il rapporto di fiducia dell’amministrazione regionale nei confronti di chi guida la società». In un’azienda normale se l’unico azionista si rivolgesse in questo modo al presidente della società questi lascerebbe il giorno dopo. Nelle società pubbliche non è così.
Sta di fatto che Santoro spiega chiaramente cosa dovrebbe fare il consiglio di amministrazione dell’aeroporto per uscire dalla crisi nera determinata da un numero sempre più ridotto di voli e da un conseguente drastico calo dei passeggeri.
«È necessario - denuncia Santoro - un deciso cambio di passo su due aspetti: programmare e pianificare la presenza dei voli nell’aeroporto per consentire anche all’utenza di conoscere e consolidare l’offerta del nostro scalo e dall’altro lato cogliere la disponibilità di Save a collaborazioni e alleanze anche in assenza di fusioni o concambi azionari (attualmente non possibili per i contributi comunitari che si stanno utilizzando per la realizzazione del Polo intermodale)».
Save è la società che gestisce non solo il Marco Polo di Venezia, ma anche l’aeroporto di Treviso e che è entrata nella gestione anche dello scalo di Verona. Nel recente passato, proprio al Messaggero Veneto, il presidente di Save, Enrico Marchi, aveva espresso la piena disponibilità a una collaborazione per consolidare l’asse a Nordest del sistema aeroportuale che partirebbe da Verona e raggiungerebbe Trieste. Un’alleanza indispensabile che affiderebbe un ruolo anche a Ronchi attorno all’hub internazionale di Venezia. Invece nulla si è mosso.
Dressi afferma che spetta alla Regione indicare le strategie, la giunta punta il dito contro l’attuale governance, alla quale le direttive sarebbero state date, in attesa della primavera del prossimo anno quando il consiglio di amministrazione scadrà e sarà completamente rinnovato. Ma nel frattempo Ronchi è lo scalo testimoniato dalle foto scattate sabato pomeriggio e che pubblichiamo in questa pagina: il deserto.
Santoro, però, sembra imprimere un’accelerazione: «I numeri finora poco esaltanti non sono un argomento per rimanere inerti, e tantomeno per concludere che al Friuli Venezia Giulia bastino gli aeroporti di Venezia e di Lubiana».
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