Sesso col ragazzino, allenatore di calcio agli arresti

Sessantenne, è accusato di violenza per rapporti con un suo giocatore. Gli dava anche la paghetta per faccende domestiche

PORDENONE. Il mister della squadra di calcio era il suo mito. Come per ogni ragazzino della sua età che ama il pallone. Un sessantenne perbene della provincia di Pordenone, rispettato in paese.

Da lunedì mattina il mister è agli arresti domiciliari, indiziato di violenza sessuale aggravata ai danni dell’adolescente, che, all’epoca dei fatti contestati dall’accusa, aveva meno di quattordici anni.

Il minorenne andava a casa sua a sbrigare alcune faccende domestiche e in cambio l’allenatore gli dava la paghetta.

Poi i colori del film sono cambiati nell’ottobre del 2014. Secondo le risultanze dell’inchiesta, coordinata dal pm Matteo Campagnaro, è allora che sono cominciati gli abusi.

L’adolescente sarebbe stato costretto dall’allenatore a compiere atti sessuali in più occasioni, fino all’aprile del 2015, quando è scattata la denuncia.

Con delle scuse l’allenatore si sarebbe appartato con il minorenne negli spogliatoi, chiedendogli di fermarsi dopo gli allenamenti. Nell’incidente probatorio la vittima ha raccontato di aver subito gli atti anche a casa del mister.

Il ragazzino, poi, si è confidato con un amico che, sconvolto, ha raccontato tutto ai suoi genitori. Sono stati proprio loro ad avvisare la famiglia del ragazzo, tenuta fino a quel momento all’oscuro: per loro è stato un vero e proprio choc.

Avevano affidato il figlio all’allenatore, anche sotto il profilo educativo lo ritenevano ineccepibile. Non capivano perché il loro figlio ultimamente lo evitasse. Poi l’amara scoperta.

Dopo la denuncia è iniziata un’intensa attività investigativa, durata più di un anno. Hanno seguito il caso i carabinieri della stazione locale (che non citiamo per tutelare la privacy del minore coinvolto) e i militari del Nucleo operativo radiomobile di Pordenone.

Chiuso il cerchio, il sostituto procuratore Matteo Campagnaro ha richiesto al gip la misura cautelare degli arresti domiciliari, ritenendola adeguata a scongiurare il pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato.

Il gip Piera Binotto ha ritenuto che sussistessero i gravi indizi e le esigenze cautelari e ha così disposto gli arresti domiciliari. I carabinieri hanno notificato l’ordinanza all’indagato lunedì mattina poco dopo l’alba. Nei prossimi giorni si terrà l’interrogatorio di garanzia.

La difesa dell’indagato sostiene la totale infondatezza dell’accusa. L’allenatore non si sarebbe mai appartato con il ragazzino né tantomeno l’avrebbe mai costretto ad atti sessuali.

Non esistono, secondo la difesa, riscontri oggettivi al racconto della presunta vittima, né testimoni oculari.

Computer, tablet e cellulare dell’uomo sono stati sequestrati e passati al setaccio dagli investigatori dell’Arma, ma non è stata trovata traccia di pedopornografia o di altro materiale compromettente, tanto che i dispositivi sono stati già restituiti al proprietario.

Non sono stati prodotti, inoltre, referti medici che attestino eventuali lesioni. I carabinieri hanno installato telecamere negli spogliatoi della società di calcio, quando è stata aperta l’inchiesta, ma gli occhi elettronici non hanno mai immortalato alcun contatto sospetto fra l’allenatore e i giocatori.

Subito dopo la denuncia la presunta vittima degli abusi era stata ritirata dalla squadra.

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