«Quando ho lasciato, Mediocredito Fvg era in ottima salute»

UDINE. Non ha nulla da dire, sostiene. Perlomeno rispetto all’ultimo periodo, quello che ha ingenerato il passivo la cui entità ha scatenato la querelle dopo la lettera-aperta del giornalista Poalo Rumiz alla presidente Serracchiani.
«Ho terminato il mio mandato - precisa l’ex presidente di Mediocredito, Flavio Pressacco - e non ho più seguito le vicende del’istituto di credito se non per fare gli auguri natalizi. Non ho elementi per entrare in questo dibattito».
L’ispezione di Banca d’Italia
Fin qui il cosiddetto ultimo periodo. Sul prima, invece, su quando ha presieduto Mediocredito per oltre due anni fino al 2008, dice, racconta, spiega. E si autoassolve per due ordini di motivi.
Il primo riguarda il fatto che nel 2008 «Banca d’Italia dopo un’ispezione a Mediocredito non ebbe nulla da eccepire».
Il secondo perchè i suoi bilanci, assicura, «sono stati chiusi con circa 20 milioni di utile prima delle imposte».
Tutto parte dalla crisi del 2008
Racconta, Pressacco, che Mediocredito essendo una banca di concessione di finanziamenti a lungo termine, prevalentemente nel settore immobiliare non soltanto delle costruzioni, ma anche di strutture industriali come capannoni, «evidentemente è fisiologico che abbia risentito più di altre istituzioni finanziarie che hanno patito duramente la crisi dal 2008. La crisi ha colpito cioè la vocazione della banca perchè quando i finanziamenti venivano erogati non si poteva prevedere quello che sarebbe accaduto nel lungo periodo».
Non c’erano state avvisaglie
Non soltanto, ma secondo l’ex presidente negli anni in cui ha presieduto Mediocredito «non c’erano state avvisaglie di alcun tipo e l’economia godeva ancora di buona salute».
E già che c’è interviene sulla vicenda dei prestiti alle imprese venete che stando ad alcuni analisti avrebbero avuto parte in causa nell’ingenerare il passivo. «E la sua premessa è che si tratti di un’interpretazione da leggenda metropolitana, anche perché ricordo perfettamente i dati dell’epoca».
Un terzo finiva in Veneto
All’approvazione del suo primo bilancio da presidente la parte di credito concessa fuori Regione, «essenzialmente al Veneto, era del 34,3 per cento, vale a dire circa un terzo che rappresentava una cifra consolidata negli anni precedenti. Quando ho lasciato Mediocredito era cresciuta al 36,7 per cento, quindi un aumento che definirei minimo in termini relativi. In termini assoluti c’era un’espansione fisiologica del credito».
La conferenza stampa finale
«Ricordo pure - insiste - quello che io stesso riferii nel corso della conferenza stampa di fine mandato e cioè che “tra le strategie perseguite c’era stato un cauto consolidamento delle posizioni nel Veneto orientale”, a ridosso cioè della zona industrializzata del Pordenonese».
Dunque, «è davvero una leggenda metropolitana che nel periodo da me presieduto si sia verificato uno sbilanciamento a favore delle concessioni del credito al Veneto».
La specificità della banca Fvg
«Non va neppure sottovalutato il fatto che Mediocredito, come pure l’analoga banca trentina - ricorda Pressacco -, aveva la facoltà di operare in una regione a statuto speciale che consentiva meglio di altre banche l’erogazione di finanziamenti a lungo termine cosa che in precedenza non era consentito alle cosiddette banche ordinarie».
La scelta dei finanziamenti in Veneto era - sono ancora le spiegazioni di Pressacco – la conseguenza logica anche della rete di collegamenti tra istituti bancari friulani e eventi ma anche di sinergie tra varie imprese delle due regioni».
Nessun indicatore negativo
Quindi, «affermare che il passivo tragga origine dai finanziamenti in Veneto mi pare davvero eccessivo. Bisognerebbe, invece, analizzare i dati e capire quali criteri si sono deteriorati nel tempo. Ripeto per l’ennesima volta che all’epoca non c’erano indicatori particolari di sofferenza».
Pressacco non se la sente di gettare la croce addosso ad alcuno. «Non posso escludere errori, ma visto che non mi sono più occupati di Mediocredito non ho - insiste - alcun elemento per individuarli».
Servono dati e numeri certi
Soltanto i dati e i numeri «possono eventualmente farci capire cos’è accaduto senza rischiare di parlare a vanvera. Non so neppure se dopo il 2008 ci sia stato un cambiamento di strategia riguardante i finanziamenti fuori regione».
La forza del Mediocredito - ne è convinto l’ex presidente - rimase a lungo quella di essere la Banca che all’interno degli istituti bancari della nostra zona garantiva finanziamenti lunghi e tali da farlo rimanere come banca di riferimento per queste operazioni».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto