Mediocredito in rosso, ecco i conti

La Regione risponde alle 12 domande di Rumiz: così lo stiamo salvando. Dopo 48 ore il dossier dettagliato con le motivazioni per ogni scelta attuata
Udine 08 luglio 2013 mediocredito Copyright Petrussi Foto Press/Turco
Udine 08 luglio 2013 mediocredito Copyright Petrussi Foto Press/Turco

UDINE. Si è presa tempo 48 ore. Poi ha risposto. Puntualmente. Lo ha fatto affidandosi all’assessore alle Finanze, Francesco Peroni, senza sottrarsi dunque a nessuno dei quesiti che hanno corredato la lunga lettera del giornalista Paolo Rumiz, pubblicata dal nostro giornale nell’edizione di domenica.

Rumiz si era rivolto alla presidente della Giunta regionale Debora Serracchiani, sottoponendole ben dodici quesiti su Mediocredito del Friuli Venezia Giulia, definito una sorta di gioiello regionale. Al cuore della lunga lettera-disamina la richiesta di stabilire se davvero l’entità del passivo è di circa un miliardo di euro, una cifra che potrebbe rappresentare l’anticamera del crac.

«La Giunta regionale in carica - è prima riflessione regionale - non si è mai sottratta al dovere, proprio di ogni pubblico amministratore, di rendere conto, con la massima trasparenza, dei risultati di gestione delle proprie società partecipate. Per raccogliere informazioni, talvolta è forse utile tendere gli orecchi ma, nel caso di una banca, è raccomandabile affidarsi anche alla documentazione ufficiale, asseverata dalle Autorità di controllo». La vicenda della lettera scaturisce nel corso di una cena, durante la quale il giornalista di Repubblica ha origliato i discorsi di alcuni commensali veneti.

“Il debito non è di un miliardo, le sofferenze totali sono di 600 milioni”
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«Questi - ha rivelato Rumiz - ridevano di noi, soddisfatti di avere messo nel sacco il Friuli Venezia Giulia. Parlavano di Mediocredito, come di “una bomba a orologeria” in grado di far saltare il banco». Ma sarebbero potuti essere dei semplici pour parler, ciacole come le definisce il triestino Rumiz. Per questo s’era industriato a compulsare la vicenda di Mediocredito. Per capire cioè se davvero quei discorsi erano tali da mettere i brividi sulla tenuta finanziaria della Regione.

Nel caso di Mediocredito «è stato l’esecutivo Serracchiani - sono ancora le parole di precisazione dell’esecutivo regionale - a chiedere, a poche settimane dal proprio insediamento, una due diligence aziendale della banca, quale presupposto di conoscenza indispensabile a un’efficace azione di risanamento e riorganizzazione dell’istituto.

Con lo stesso spirito di trasparenza, abbiamo puntato a una governance della banca affidata a persone professionalmente qualificate e indipendenti. Il percorso di risanamento e di rilancio avviato, costantemente condiviso con la Banca d’Italia, è stato fatto oggetto di reiterate pubbliche comunicazioni, con dati resi accessibili a tutti sul web. Infatti, nessuno dei dati oggi utilizzati a replica delle domande posteci è inedito: si tratta di dati e informazioni da tempo disponibili pubblicamente».

La lunga riflessione di Rumiz, oltre che in una lettera era sfociata anche - come detto – in dodici quesiti su Mediocredito rivolti sempre alla presidente Serracchiani. Dodici quesiti a volte inclementi, ma legittimati da tutti i dubbi che Rumiz sostiene di avere riscontrato nel suo approfondimento della vicenda-Mediocredito, in considerazione anche che «se il crac delle Coop rischia di costarci un patrimonio, quello di Mediocredito (sei-sette volte più grande) potrebbe letteralmente affondare i nostri conti».

«Mediocredito - ribatte la Regione - ha dinanzi un percorso non facile, legato fatalmente alle incognite di uno scenario economico ancora incerto: gli obiettivi strategici della banca, da tempo individuati e anch’essi già noti, passano da un’appropriata riorganizzazione interna, fino all’individuazione di nuove e affidabili partnership industriali». Dunque, il governo regionale, nella sua qualità di socio di maggioranza, «continuerà a fare la sua parte, nell’esclusivo interesse dei cittadini e delle imprese del Friuli Venezia Giulia, che considera i veri azionisti di Mediocredito e delle società partecipate regionali».

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