Il caso Mediocredito e il detto "Piove, giornale ladro"
Attenzione, attenzione: se domani in Friuli pioverà, sarà colpa del Messaggero Veneto che, ogni giorno, pubblica le previsioni meteo. E l’orso Alessandro, sempre per colpa del nostro giornale che l'ha ritratto, ha sbranato un cervo, uccidendolo. La sua natura, direbbe un biologo. Così come quella dei giornali è scrivere, denunciare, domandare.
Lapalissiano? Macché. Qualcuno si chiederà: cosa sta dicendo? Sto dicendo quello che hanno detto l’assessore regionale alle Finanze, Francesco Peroni, e la presidente di Mediocredito, Cristiana Compagno dopo la lettera aperta di Paolo Rumiz che ha sollevato il caso-Mediocredito: se i giornali scrivono, se si lancia un allarme, se si alza un polverone, beh la colpa dei debiti diventerà dei giornali.
Un ritornello in Italia già sentito. Eppure dall’assessore e dalla presidente della banca regionale le accuse non sono andate a chi ha fatto debiti su debiti, nessun nome del genere si è udito. No, le accuse vanno al giornale che scrive, che interroga, che denuncia, che provoca. Perché in Italia parlare fa danno. E lor signori poi si risentono.
Non intendo commentare i toni che ho udito e letto, da parte dell’assessore alle finanze e della presidente di Mediocredito, né il fatto che chi accusa il Messaggero Veneto nemmeno abbia il coraggio di nominarlo, parli invece di “stampa quotidiana” o sinonimi del genere. Insomma il solito ritornello del “chi ha orecchie per intendere”, che a me fa accapponare la pelle.
Apprezzo, invece, il silenzio del governatore Debora Serracchiani, che ha chiesto controlli e dossier, che ha indicato la strada di verifiche interne, al fianco di Bankitalia, che intende trovare i colpevoli e far loro pagare il conto, che ha dato mandato di rispondere alle dodici domande che Rumiz ha posto sul nostro giornale.
Dirò solo che in un Paese normale si danno risposte normali. Si precisa, si dettaglia, si fornisce informazione completa e veritiera, soprattutto se si ritiene che nella domanda vi siano dei dettagli non precisi. Le domande si fanno proprio per quello.
Invece da noi, una volta date le risposte, parte il disco dal titolo “abbiamo ragione noi”, “voi non capite niente”, “i dati sono altri”. Teoria affascinante quella in cui sono caduti anche Peroni e Compagno, proprio nella settimana in cui Stephen Hawking ha rilanciato la teoria degli universi paralleli parlando di Zayn Malik e degli One Direction nella fisica teorica.
Sembrano dirci che esiste un universo parallelo anche nella situazione bancaria regionale, un universo in cui Mediocredito non ha più debiti e che è quello che dobbiamo scrivere. Altrimenti ecco sfornata la divertente variante del proverbio “Piove, governo ladro”, epitaffio del qualunquismo italiano, così riformulata: “Piove, giornale ladro”. È colpa di chi scrive, dunque, di chi chiede risposte se qualcosa non va.
Dall’altra parte il centrodestra, con le sue pesanti eredità, perché è evidente che questa situazione certo non è imputabile alla giunta Serracchiani, ma viene dal passato. Bene, l’ex assessore alle Finanze della giunta Tondo, Sandra Savino (Pdl), oggi deputato della Repubblica, intervistata dal Messaggero Veneto risponde con frasi tipo: no so, non ricordo, non c’ero. Straordinario.
Noi chiediamo: nell’universo parallelo, perché non sa? Cosa non ricorda? E soprattutto: dov’era lei, se non c’era? E via di seguito l’ex assessore alle finanze Pietro Arduini, poi nominato da Tondo nel cda di Mediocredito dice addirittura che, durante quella gestione, non gli furono mostrati i documenti e si dimise.
Eppure nessuno commenta. Tutti zitti. Tutti a parlare di complotti, di fantomatici assist che si scatenano contro la povera politica. Oggi Flavio Pressacco riscrive la datazione dei debiti, spiegando che finché c’era lui, ovvero fino al 2008, tutto filava. Vediamo se dall’ex giunta Tondo qualcuno risponderà, dati alla mano.
Resta un elemento certo dell’universo in cui abitiamo. La politica, cari professori, cari rettori, cari assessori, è quella brutta bestia dove ti giudica la gente. Dove domandare è lecito. Dove rispondere non è cortesia, ma dovere. E meno male, visto che la politica è quella dove abbiamo sentito dire che la Salerno-Reggio Calabria è finita. Quella del fantomatico milione di posti di lavoro. Quella che il Mose era un’emergenza. Quella che Scajola non sapeva della casa. E via discettando.
L’Italia, come la Turandot che ieri ha inaugurato l’Expo dopo gli scontri di strada, è un’opera incompiuta. E serve saper aspettare. E come nella Turandot, i finali possono essere diversi. Staremo a vedere come andrà a finire davvero la vicenda Mediocredito. Intanto respingiamo al mittente il “Piove, giornale ladro”, che fa sorridere.
Che bel mondo sarebbe quello in cui, ognuno la pensi come crede, i giornali fanno i giornali e gli amministratori pubblici fanno gli amministratori pubblici. In buona fede. Sbagliando, come tutti, ma non per omissione, non per paura di parlare.
Guardando in faccia i friulani. Piova o no.
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