Muore in parapendio, la videocamera potrebbe spiegare

TARCENTO. Una videocamera posizionata sul caschetto indossato da Paolo Antoniassi, 66 anni, morto sabato poco dopo essersi lanciato con il parapendio dal Monte Bernadia, potrebbe documentare quanto accaduto quella sera dal momento in cui l’uomo è decollato fino, presumibilmente, all’istante del fatale risucchio accaduto in presenza di condizioni meteo divenute proibitive.
È infatti ormai consuetudine fra gli sportivi che praticano discipline estreme documentare le proprie uscite con caschi high tech, in grado di filmare quanto accade durante le proprie escursioni.
Se così fosse, e se la telecamera fosse stata azionata prima dell’uscita, gli inquirenti potrebbero comprendere qualcosa in più sull’accaduto. La causa principale della morte resta comunque confermata ed è quella dell’assideramento: il variometro che Antoniassi indossava segnava 9300 metri di altezza con una temperatura di – 40 gradi. Un eventuale video potrebbe far comprendere le difficoltà in cui l’uomo si è trovato nella gestione del suo volo dal Monte Bernadia verso Torlano, luogo in cui si trova un campo dedicato appositamente al parapendio, dove avvengono gli atterraggi. Antoniassi, infatti, ex generale in congedo dell’aeronautica, aveva alle spalle diverse ore di volo dovute sia alla sua attività professionale sia alla sua grande passione per il cielo e per gli aerei. Il corpo senza vita dell’uomo è stato ritrovato solo nella mattinata di domenica grazie a una segnalazione di un cacciatore che si trovava in località Potjama, nel comune di Taipana, a qualche chilometro di distanza dal punto del decollo. Visto la chiara dinamica dei fatti in merito alla sua morte, gli inquirenti non hanno disposto l’autopsia e già nella giornata di ieri la procura di Udine ha dato il via libera per poter riportare la salma in Veneto e per procedere con la sepoltura. (l.i.)
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