La scuola riapre, dubbi sui certificati per i rientri: «Se è influenza non serve». Ma i presidi: vanno previsti per tutti

Se non scatta la verifica Covid non c’è alcun obbligo neppure per le assenze lunghe

UDINE. La Regione assicura che sul rientro a scuola continuerà ad applicare le disposizioni emanate dal ministero della Salute: non modificherà quindi le regole statali che per le assenze brevi e lunghe escluse dalle verifiche Covid, non obbligano gli alunni e gli studenti a esibire il certificato medico al rientro.

Secondo i dirigenti scolastici si tratta, però, di una decisione rischiosa sulla quale gli stessi presidi chiedono certezze. I capi d’istituto temono che i ragazzi e le loro famiglie possano sottovalutare i sintomi influenzali spesso simili a quelli provocati dal coronavirus, esponendo così a ulteriori rischi i ragazzi.

Allo stesso modo pure le famiglie si preoccupano soprattutto quando si sentono dire dai medici: «Il tampone non serve».

Il presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Antonello Giannelli, ha preso posizione chiedendo l’introduzione del certificato almeno per le assenze superiore ai tre giorni. «In materia sanitaria non interveniamo – ha già precisato Giannelli –, ma chiedo che ci sia chiarezza. La riammissione a scuola, a oggi, diversamente dal passato, avviene senza certificati medici.

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Se uno studente si assenta e la scuola non sa il perché (ovvero non rientra nei casi Covid, ndr) potrebbe avere anche il virus ma se nessun medico lo ha visitato saremmo di fronte a una riammissione non ottimale. Bisognerebbe reintrodurre un obbligo di certificazione al rientro. Almeno sopra i tre giorni di malattia».

Assenze no Covid

La differenza sta tutta nella cosiddetta verifica Covid. Se un alunno o uno studente ha sintomi influenzali (raffreddore e tosse) e il medico di base non ritiene necessario sottoporlo a tampone, il ragazzo deve rimanere a casa, curarsi e rientrare quando sarà guarito senza dover presentare il certificato medico.

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Non cambia nulla se l’alunno resta a casa uno o più giorni per altri motivi. Paradossalmente sono proprio le assenze brevi, quelle che spesso non richiedono la valutazione del medico, a preoccupare i dirigenti scolastici che corrono ai ripari come possono.

«Mi sono permesso di prevedere nei Patti di corresponsabilità un’aggiunta anche se non so se sarà applicabile – spiega il dirigente scolastico del Terzo istituto comprensivo di Udine, Paolo De Nardo –. Nel caso in cui un bambino venga mandato a casa con sintomi è obbligo del genitore sentire il pediatra, ma se il giorno dopo il genitore riaccompagna il figlio a scuola e dice “non c’è niente” noi ci riserviamo di ricontattarlo per verificare se effettivamente ha sentito il pediatra, o di contattare direttamente il Dipartimento di prevenzione».

In quel caso sarà il personale sanitario a decidere se far scattare o meno le verifiche Covid. I presidi invocano collaborazione da parte delle famiglie.

«Fare i furbi non conviene a nessuno – insiste De Nardo –. I genitori devono capire che se tenere a casa un bambino tre giorni può rappresentare un problema, lo sarebbe ancora di più nel caso in cui fossero costretti a tenerli a casa per 15 o 20 giorni».

Insomma il sospetto è che le difficoltà che possono incontrare soprattutto i genitori lavoratori nella gestione dei figli nell’era Covid, alla fine, finisca per mettere in crisi anche l’organizzazione scolastica. Da qui la richiesta di collaborazione alle famiglie sulla quale i dirigenti scolastici continuano a insistere.

«Condivido la posizione di Giannelli – afferma il dirigente del liceo classico Stellini di Udine e segretario provinciale dell’Associazione nazionale presidi (Anp), Luca Gervasutti – anche se in questa fase ritengo inutile caricare di adempimenti i genitori.

Bisogna dare fiducia alle famiglie, senza la loro collaborazione sarà difficile andare avanti». In effetti, tutte le mattine i genitori devono misurare la febbre ai figli, ma se in qualche caso questo non dovesse accadere il preside dello Stellini ha già acquistato i termo scanner. Analoga la situazione negli altri istituti della regione dove si attendono le consegne delle mascherine e dove, entro dopodomani, prenderanno il via tutte le lezioni.

Le circolari

Nel dubbio, a prescindere dalle norme in vigore, i dirigenti scolastici preferiscono seguire i suggerimenti che ricevono dai medici nominati all’interno degli istituti. «Come da indicazione fornita dal medico di istituto – scrive il preside del Malignani di Udine, Andrea Carletti, nella circolare inviata ai docenti, ai genitori e a tutti gli allievi – le assenze degli studenti dovute a malattia di qualunque natura, anche se relativa a una sola giornata, dovranno essere accompagnate da certificazione del medico di medicina generale del Ssn al fine della riammissione in classe».

Sempre nell’ottica della collaborazione con le famiglie, anche il preside del Malignani di Udine invita tutti a rispettare le misure di prevenzione all’interno e all’esterno della scuola. E quindi a restare a casa se la febbre supera i 37,5 gradi, a evitare il contatto ravvicinato con persone che manifestano sintomi di infezioni respiratorie acute, a evitare abbracci e strette di mano, a mantenere il distanziamento sociale e a igienizzarsi le mani.

Assenze Covid

Le assenze per le quali vengono attivate le verifiche Covid, al rientro a scuola richiedono il certificato medico. Queste le indicazioni fornite a fine agosto dall’Istituto superiore di sanità e dal Comitato tecnico scientifico. Se uno studente risulta positivo al test, il caso viene notificato e, contemporaneamente, scatta il tracciamento dei contatti e la sanificazione straordinaria della scuola.

Il rientro in classe è ammesso dopo l’esito negativo di due tamponi effettuati a distanza di 24 ore l’uno dall’altro. Il referente scolastico Covid-19 deve fornire al Dipartimento di prevenzione l’elenco dei compagni di classe e degli insegnanti entrati in contatto con il contagiato nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi. Se il tampone naso-orofaringeo è negativo, il presunto paziente Covid, a giudizio del pediatra o medico curante, deve ripetere il test 2-3 giorni dopo.

Deve comunque restare a casa fino a guarigione clinica e a conferma negativa del secondo test. In presenza di patologia diversa da Covid-19 (tampone negativo), lo studente è obbligato a restare a casa fino a guarigione clinica seguendo le indicazioni del pediatra o del medico di base che deve certificare che il bambino o lo studente può rientrare a scuola. —

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