Virus, in arrivo la seconda ondata? In Fvg trend in aumento: il 96% dei positivi è a casa senza sintomi

zago agenzia foto film treviso tamponi coronavirus cà foncello
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UDINE. Sei settimane consecutive di incremento dei contagi, 2 mila 280 focolai attivi di cui 691 nuovi, un indice di trasmissione Rt che a inizio di settembre ha raggiunto quota 1,14 a livello nazionale e 1,02 in Friuli Venezia Giulia.

La sintesi dell’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità dà forza ai timori di chi interpreta la ripresa dei contagi come l’inizio di una seconda ondata. È davvero così, anche alla luce dei dati ben più allarmanti che arrivano da altri grandi Paesi europei come Francia e Spagna, vicini a incrementi giornalieri di 10 mila casi, o quello che fronteggiamo oggi è un virus meno aggressivo rispetto alla scorsa primavera?

Le divisioni della comunità scientifica sull’argomento sono la miglior dimostrazione che una risposta non c’è. L’unica sulla quale tutti concordano, negazionisti a parte, è che la battaglia sarà vinta soltanto quando avremo un vaccino e che fino ad allora l’adozione di accorgimenti e misure di contrasto al contagio sarà inevitabile.

L'andamento

Se scienziati e opinione pubblica si dividono tra chi lancia allarmi e chi cerca di stare sereno, un’analisi approfondita dei numeri può fornire qualche spunto per cercare una mediazione tra le due più o meno opposte fazioni.

A supporto delle tesi di chi minimizza il rischio di seconde ondate c’è sicuramente l’andamento divergente dei nuovi casi e dei ricoveri: se è vero che entrambi i dati crescono, è di tutta evidenza che l’affollamento dei reparti ospedalieri è lontanissimo dai picchi di primavera.

Si prendano i dati di questa settimana, con incrementi giornalieri che hanno più volte superato la soglia dei mille 500 casi, paragonabili a quelli di inizio maggio. Al 1º maggio, però, la percentuale dei ricoverati in ospedale sfiorava il 20% degli attualmente positivi, con quasi 18 mila pazienti nei reparti Covid e poco meno di mille 600 in Terapia intensiva.

E l’aumento dei decessi si misurava ogni giorno in centinaia, valori incomparabili rispetto a quelli attuali. Oggi il 94,5% dei positivi, e il 96,3% in regione, è in isolamento domiciliare senza sintomi o paucisintomatico, con poco più di 2 mila ricoverati, di cui meno di 200 nei reparti di rianimazione.

Contagi e tamponi

Un dato da analizzare con più attenzione è l’esito dei tamponi: tuttora, infatti, si tende a considerare il numero giornaliero dei test piuttosto che l’indicatore più significativo, quello dei nuovi casi testati, cioè del numero di persone sottoposte per la prima volta al tampone.

Le percentuali di nuovi tamponi positivi, che a inizio aprile superavano il 20% a livello nazionale (positivo un test su 5) e sfioravano il 17% in Friuli Venezia Giulia (positivo un test su 6), erano successivamente scese su valori minimi tra giugno e luglio.

Si pensi che il 1º luglio i tamponi positivi erano appena lo 0,6% a livello nazionale (1 su 170) e lo 0,5% in regione (1 su 200). L’allentamento delle misure, il turismo e gli affollamenti da movida e discoteca hanno portato, con la ripresa dei contagi, anche a un forte incremento dell’attività di screening e quindi dei tamponi, con punte giornaliere superiori ai 100 mila test totali e vicine ai 70 mila nuovi casi testati.

Ma l’incremento dei positivi non è soltanto effetto del maggiore numero di test: a conferma della maggiore diffusione del virus è cresciuta anche la percentuale di esiti positivi: i dati di questi giorni si attestano attorno al 2,5% di nuovi tamponi positivi a livello nazionale (1 su 40) e in regione attorno al 3%, con un punta del 4,4% il 10 settembre (1 positivo ogni su 23 controlli). Segno che il virus oggi è indiscutibilmente tornato a circolare. —


 

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