La morte di Romoli, ai funerali il figlio attacca «gli sciacalli che hanno tradito papà»

Gorizia, Andrea si scaglia contro Camber, Savino, Riccardi. Berlusconi ora punta su Balloch
Bumbaca Gorizia 16.06.2018 Funerale Romoli © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia 16.06.2018 Funerale Romoli © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

GORIZIA. Il funerale è un atto d’accusa contro Giulio Camber, Sandra Savino, Riccardo Riccardi. Un atto politico violento, gravido di conseguenze.

La morte di Ettore Romoli lascia dietro di sé l’invettiva, chiara e pesantissima, che il figlio Andrea ha sollevato in chiesa nella sua orazione funebre paragonando i vertici di Forza Italia agli «sciacalli».

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Sul banco degli imputati ci sono la coordinatrice regionale di Fi, Sandra Savino, data in difficoltà a Roma dove l’eco del caso è arrivato eccome, il senatore Giulio Camber che sabato mattina, 16 giugno, all’apertura della camera ardente ha tentato di portare l’ultimo saluto al “leone di Gorizia”, ma è stato allontanato da Andrea come pure il fratello Piero, il vice presidente della giunta regionale, Riccardo Riccardi, che, sempre sabato, dopo aver ricevuto la telefonata del sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, è rimasto a Udine.

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Bumbaca Gorizia 16.06.2018 Funerale Romoli © Fotografia di Pierluigi Bumbaca

Se si fosse presentato in chiesa avrebbe rischiato i fischi. Dietrofront pure del consigliere regionale Roberto Novelli che ha assistito alla cacciata dei due Camber. Qualcuno scommette che Savino sarà sostituita. E in pole c’è il sindaco di Cividale, Stefano Balloch.

È questo il ristretto gruppo di forzisti che, secondo Andrea Romoli, ha cercato di ostacolare l’elezione di Ettore Romoli alla presidenza del consiglio regionale e che a poche ore dalla morte, affidando l’ingrato compito alla coordinatrice regionale Savino, ha minacciato di buttarlo fuori dal partito per aver tenuto Giorgio Baiutti (ex Psi, amico di Ferruccio Saro) a capo di Gabinetto come prima di lui il predecessore, Franco Iacop (Pd).

Ma Ettore Romoli aveva un consenso che andava oltre Fi, la gente lo amava per quello che aveva saputo dare a Gorizia, alla Regione e al Paese dai banchi del Parlamento.

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La telefonata di Silvio Berlusconi, infatti, non si è fatta attendere. Il cavaliere ha composto il numero di Andrea Romoli prima che la salma giungesse al teatro Verdi dove era stata allestita la camera ardente: «Mi ha chiamato, siamo stati mezz’ora al telefono, si è scusato per la sua mancata partecipazione al funerale. Era sincero».

Andrea non rivela il contenuto della conversazione. Preferisce tornare sulla figura del padre e oltre al caso Baiutti ricorda anche come il vecchio leone avesse assunto pure Michel Mucci, l’addetto di segreteria licenziato da Fi sette ore dopo dall’ultimo respiro di Romoli.

Partendo da questi fatti, Andrea, in chiesa, ha processato i detrattori del genitore. L’ha fatto spiegando perché il padre, quattro mesi prima, non si era voluto sottoporre all’intervento chirurgico che l’avrebbe salvato: «Sapeva che se si fosse mostrato debole e fragile i suoi nemici, gli sciacalli che non aspettavano altro che vedere il vecchio leone in difficoltà, gli si sarebbero buttati addosso».

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Andrea ha detto che l’unica colpa del papà è stata il «non volersi piegare a meschine logiche di potere. Per Ettore Romoli non c’erano parti politiche, c’erano uomini capaci o meno, c’erano le istituzioni da garantire ad ogni costo e c’eravamo noi la sua famiglia da proteggere e far prosperare».

Sabato in tanti l’hanno salutato con una partecipazione commovente. A conferma che la gente coglie l’essenza dell’Uomo che fa della responsabilità la sua bandiera.

È proprio quella partecipazione fatta di lacrime, applausi e affetto, a far dire anche ieri, il giorno dopo le esequie, ad Andrea Romoli che «al suo funerale si è fatta politica perché Ettore Romoli non muore neanche da morto».

Andrea Romoli ritiene Riccardi responsabile «del licenziamento di Mucci: non vedo Fedriga – spiega ricordando la commozione celata a stento dal governatore in chiesa – capace di fare una cosa del genere. Fedriga ha voluto mio padre al suo fianco perché aveva bisogno di lui».

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A Camber, invece, Andrea Romoli riconosce di essere «un gigante della politica regionale» un ruolo che, secondo lui, ha esercitato con cinismo indirizzando la scelta della scomunica pronunciata da Savino proprio quando a Ettore restava poco da vivere.

«Camber è stato uno dei nemici di mio padre, l’ha tradito 20 anni fa», ripete Andrea, ricordando quando Ettore diceva “con Giulio non posso più parlare”.

Lo «diceva – insiste Andrea – con il dolore di un amico che era stato pugnalato alle spalle».

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