Romoli conferma Baiutti e Savino lo “scomunica”: "Così è fuori dal partito"

Il presidente del Consiglio Fvg ha tenuto lo stesso Capo di gabinetto di Iacop. La coordinatrice Fi: inaccettabile scegliere al proprio fianco un tesserato del Pd

UDINE. Volano gli stracci in casa di Forza Italia con la coordinatrice regionale Sandra Savino che spara ad alzo zero contro il presidente del Consiglio regionale appena eletto – il compagno di partito Ettore Romoli – “minacciandolo”, nemmeno troppo velatamente, di esclusione dal movimento azzurro.

Il casus belli è legato a una decisione presa, a fine maggio, dallo stesso Romoli, appena insediatosi nel ruolo di numero uno di piazza Oberdan. Come sempre accade quando cambia maggioranza, infatti, il presidente ha dovuto nominare il nuovo staff che lo accompagnerà nei prossimi anni di legislatura.

Tutti, o quasi, credevano che, come da prassi consolidata quando le redini del potere passano di mano, la “vecchia” squadra, quella per intenderci che aveva lavorato con Franco Iacop, venisse ringraziata e sostituita. Ma Romoli, invece, ha deciso di confermare per un anno – anche se probabilmente resterà nella stessa posizione soltanto fino a novembre quando maturerà il quinquennio pieno di dirigenza regionale – il capo di Gabinetto di Iacop e cioè Giorgio Baiutti.

Il problema, politicamente tutt’altro che banale, è che Baiutti non è stato soltanto, negli ultimi cinque anni, il principale collaboratore di Iacop, ma è pure sindaco di Tricesimo – nei fatti in quota centrosinistra –, è stato consigliere regionale del Pd ed è, quindi, quantomeno arduo non riuscire a descriverlo come un esponente d’area dem. La sua conferma, per quanto lo ricordiamo temporanea, ha quindi scatenato le ire di Savino che ieri, sul tema è sembrata davvero un fiume in piena. «Forse Romoli ha deciso di inaugurare una sua personale sessione del Nazareno in Fvg – ha tuonato la coordinatrice azzurra –, ma certo è che, indicando Baiutti come Capo di gabinetto della presidenza del Consiglio regionale, ha preso una decisione che lo porta fuori dal percorso di Forza Italia».

Una bordata politica pesante che, però, non si esaurisce qui. «Questa di Romoli è una scelta che non posso condividere – continua –. Baiutti è una persona che rispetto e di cui riconosco la lunga esperienza politica. Ma una cosa è essere accoglienti, ed è innegabile che Forza Italia lo sia, un’altra è mettere al proprio fianco un tesserato del Pd». Per questo, conclude la coordinatrice azzurra, «pur nella difficoltà del momento personale (il presidente del Consiglio è ancora ricoverato in ospedale ndr), riconosco l'allontanamento di Romoli da quelle che sono state fino a oggi le linee del partito».

Savino, dunque, si scaglia contro Romoli, ma la sensazione – evidente per chi ha memoria del lungo balletto che ha portato alla definizione del candidato presidente della Regione per il centrodestra – è che la scelta di confermare Baiutti sia stata, dal punto di vista della coordinatrice, soltanto la classica goccia in grado di fare traboccare il vaso azzurro. Non è certo un mistero, infatti, che nei mesi scorsi nelle varie riunioni di partito Romoli sia stato tacciato di essere molto più vicino alle posizioni di Giuseppe Ferruccio Saro – e quindi sostenitore della corsa di Massimiliano Fedriga in ticket con Riccardo Riccardi, come poi effettivamente avvenuto – rispetto alla linea ufficiale del partito secondo la quale il Fvg sarebbe dovuto spettare agli azzurri e non alla Lega.

Aggiungiamoci, poi, la “sponsorizzazione” di Romoli, vera o presunta, a candidati alternativi a Riccardi nel momento del “casting” romano – in cui le persone venivano convocate da Silvio Berlusconi a palazzo Grazioli come a una puntata del Grande Fratello – e la ferrea determinazione dell’ex sindaco di Gorizia di occupare lo scranno più alto di piazza Oberdan – con l’appoggio molto di facciata di Savino costretta a “sacrificare” in questo modo un assessore – e i toni dello scontro diventano molto più nitidi. Una tensione, in altre parole, che da ieri non è più sotterranea, ma è esplosa pubblicamente con uno squarcio interno tale da – almeno a oggi e viste le parole utilizzate da Savino – non riuscire a immaginare una facile ricucitura.

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