Inchiesta sulla Popolare di Cividale, l'ex presidente Pelizzo si difende

L’ex numero uno di Civibank a tutto campo nel processo in cui è accusato di scambi di favori con imprenditori: "Da me nessun condizionamento: nei miei 43 anni di presidenza, la Banca popolare di Cividale ha vissuto un’epoca di grande successo"
Udine 25 Aprile 2013. Assemblea Banca Popolare di Cvidale. Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Udine 25 Aprile 2013. Assemblea Banca Popolare di Cvidale. Copyright Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

«Respingo qualsiasi critica di “mala gestio”: nei miei 43 anni di presidenza, la Banca popolare di Cividale ha vissuto un’epoca di grande successo. E a chi mi accusa di avere abusato della mia posizione, rispondo di non avere mai condizionato e neppure imposto alcunchè a qualcuno. Neanche nel Consiglio d’amministrazione. Tutte le delibere sono state assunte all’unanimità e questo la dice lunga, semmai, sul ruolo di mediazione che ha sempre prevalso». Seduto di fronte al tribunale collegiale di Udine, l’ex numero uno della Civibank, Lorenzo Pelizzo, rivendica con orgoglio il merito di avere portato da 5 a oltre 70 le filiali dell’istituto che, nel 1979, contava solo 16 dipendenti e un terzo dei soci attuali e «che oggi resta l’unica banca locale delle 23 di un tempo».

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Tangenti e favori in cambio di prestiti e finanziamenti dal 2004 e 2010: questo il teorema sostenuto dalla Procura nell’inchiesta che lo ha trascinato a processo, insieme all’ex direttore generale, Luciano Di Bernardo, e all’ex vice direttore Gianni Cibin, oltre che ai danarosi clienti che avrebbero concorso allo scambio di utilità (ipotesi di estorsione o, in alternativa, di corruzione tra privati): il commercialista udinese Franco Pirelli Marti (per il quale ieri è stata dichiarata sentenza di non doversi procedere per prescrizione del reato), l’immobiliarista trevigiano Gianni Moro (deceduto nel 2017), e Daniele Lago, presidente della “Steda spa” di Rossano Veneto incaricata della realizzazione della nuova sede e nel frattempo fallita.

Uno scenario che l’allora responsabile dell’ufficio legale e attuale direttore generale della Cividale, Federico Fabbro, sentito in qualità di teste, ha escluso quantomeno rispetto alla posizione di Pelizzo e alla presunta influenza esercitata su Pirelli Marti, all’epoca presidente di Ge.tur e Fingefa, in occasione della richiesta di finanziamento decennale di 18 milioni di euro per la costruzione, a Lignano, degli impianti sportivi per gli Eyof 2005.

L’ipotresi del pm Paola De Franceschi è che Pelizzo ne avesse subordinato la concessione all’acquisto dell’agriturismo che sua moglie possedeva a Cladrecis e che fu venduto a Pirelli Marti a 280 mila euro, prezzo ritenuto di almeno 150 mila euro superiore al valore di mercato.

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Cividale 15 marzo 2014.Inaugurazione Banca di Cividale..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone


«Decisi di venderlo – ha spiegato l’ex presidente, difeso dall’avvocato Maurizio Conti –, perchè, con tutti gli altri impegni che avevo in quel periodo, non avrei potuto farne quel modello di azienda agricola che sognavo. Lo proposi per primi agli amici e, tra Moro e Pirelli Marti, fu quest’ultimo a dimostrarsi interessato, anche perchè quando sedevamo entrambi nel Cda del Civiform avevamo immaginato di realizzare una trattoria autogestita dai ragazzi.

Non era affatto un edificio decadente, ma una struttura in ottime condizioni e con due licenze». Quanto al prezzo, era stato il perito Patat (pure in aula come teste) ad attestarne la congruità per conto di una società indipendente incaricata all’atto dell’acquisto.

Inevitabilmente numerosi i riferimenti a Pirelli Marti (erano state le sue dichiarazioni a mettere in moto la macchina giudiziaria). Compreso l’incontro in Chiavris che segnò «il momento di svolta» nei rapporti con Pelizzo. «Mi chiese di vederci – ha raccontato –: voleva che gli ricomprassi l’agriturismo e mi raccontò che non aveva più niente. Neppure lo yatch. Gli risposi che non avevo liquidità, ma che avrei cercato comunque di aiutarlo. Qualche settimana dopo, sul giornale lessi del sequestro della barca e compresi che mi aveva preso in giro e che non potevo più considerarlo un amico».

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Fin qui la delusione sul piano personale. Ma Pelizzo ha tenuto a prendere le distanze anche, e soprattutto, rispetto alle imputazioni. In ballo, la presunta consegna da parte di Lago a Pirelli Marti, «ma nell’interesse e su espressa indicazioni di Pelizzo e Di Bernardo», di 150 mila euro e di ulteriori 20 mila euro, e, poi, l’acquisto da parte di Steda di un cantiere a Corno di Rosazzo dalla Neb gestioni.

«Non so se Steda gli abbia dato qualcosa, ma da me non è assolutamente partita alcuna richiesta – ha detto –. Quanto alle ville, visto che Pirelli era in difficoltà, la Banca si limitò a proporre a Steda di acquistarli. Vengo da una famiglia di avvocati e dopo 43 anni di attività in banca, svolti con massima dedizione e correttezza, non mi sarei mai e poi mai sporcato le mani e la carriera per 150 mila euro».

C’era ben altro nei suoi piani. Un progetto capace di coronare il sogno di lasciare una traccia tangibile a Cividale. «Eliminato l’ecomostro rappresentato dall’ex Italcementi – ha detto –, immaginai un’area in cui avrebbero trovato posto la Facoltà di architettura di Udine e le caserme dei Carabinieri e della Forestale. Avevo già ottenuto per due volte il via libera del Consiglio comunale.

Il progetto, però, si realizzò solo in parte, con la costruzione della nuova sede della banca. Anche in questo caso, si operò nella massima trasparenza: la scelta cadde su Steda perchè la sua risultò l’offerta migliore, anche rispetto a quella di Rizzani De Eccher. Il progettista, l’architetto Francesco Morena, invece, ci fu proposto da Moro, una potenza nella creazione di centri commerciali».

Condotta dalla Guardia di finanza, l’indagine aveva scoperchiato un buco milionario. Sofferenze confermate ieri dal direttore Fabbro: 22 milioni dal Gruppo Moro (con previsione di recupero di 7 milioni), 8 milioni dal Gruppo Mio (per un totale di 4,5 milioni di perdite) e oltre 4 milioni dalla galassia societaria controllata da Pirelli Marti (di cui 2 milioni persi attraverso Fingestim).

«La sofferenza complessiva maturata ad oggi dalla banca ammonta a 470 milioni – ha precisato –. Tutti non performing loans, un male comune all’intero sistema bancario italiano». Il processo è stato aggiornato dal presidente Angelica Di Silvestre al 10 luglio.

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