In cimitero a Cussignacco incuria e trascuratezza
Caro direttore, scusi lo sfogo,
Come faccio ogni settimana, vado in cimitero a Cussignacco per far visita ai miei cari e dire una preghiera a tutti i defunti. Già all’ingresso mi si stringe il cuore e mi vergogno dello stato di abbandono. Da tempo ho notato l’incuria e la trascuratezza del luogo sacro: erba alta fino alle ginocchia, i cipressi ammalati che, ahimè, sporcano tutte le sepolture vicine, i contenitori dell’acqua abbandonati ovunque, per non parlare dei pozzetti intasati, i coperchi di plastica dei tombini sono rialzati e hanno causato più di qualche caduta. Aggiungo anche il poco rispetto del luogo dimostrato dagli addetti alla falciatura dell’erba, che finisce sulle sepolture e per ben due volte hanno rotto i coprilampada in vetro delle lux perpetua sulla tomba dei miei cari. Credo che non sia difficile porre rimedio a queste problematiche. Posso proporre di mettere senza grossi costi, ghiaia e diserbare l’erba, vicino ai rubinetti si può piantare un tondino dove poter infilare i flaconi per l’acqua e magari controllare che gli addetti allo sfalcio dell’erba, svolgano il loro compito in modo consono. Ricordo che prima o poi questo luogo diventerà la nostra dimora e ci piacerebbe, credo, un po’ di rispetto. Rammento che la sepoltura non è gratuita. Ricordo con nostalgia, il vecchio custode, “Sanetto” , con lui tutto era in ordine.
Valdina Caccin
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Gentile direttore,
il Comune di Udine si sta affrettando a porre rimedio al dissesto delle strade del centro, alle buche formate per i sanpietrini smossi, all’asfalto sgretolato. Lo si ricava dalle segnalazioni di “lavori in corso” che come funghi sono spuntate in questo ultimo periodo. L’amministrazione deve mostrare il suo attivismo agli elettori. Ho appreso che è stata trovata una soluzione geniale: si è provveduto a bandire una gara, da 15 mila euro, per l’acquisto della segnaletica di “lavori in corso”. Un modo per tranquillizzare gli abitanti che qualcosa sarà presto fatto. Viene in mente una storia che lo scrittore svizzero Robert Walser, andava raccontando al suo amico Carl Seelig. Nel paesino in cui risiedeva, il consiglio comunale si era trovato a dibattere se edificare una costruzione di due o tre piani su un determinato terreno. Uno dei consiglieri si alzò e propose convinto che dal momento che il suolo sul quale sarebbe sorta la palazzina non era stabile, sarebbe stato meglio costruire tre piani. Cosi, se fosse malauguratamente sprofondata, di piani ne sarebbero rimasti comunque due. La fantasia della burocrazia non ha limiti.
Livio Braida
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