Il primario “escluso” vuole un milione come risarcimento

UDINE. Quando, nel 2009, partecipò alla selezione per la designazione del nuovo direttore del reparto di Cardiologia all’Azienda Santa Maria della Misericordia, il dottor Alessandro Fontanelli riteneva, con i suoi dodici anni di primariato, di avere tutte le carte in regola per spuntarla sugli altri tre candidati a Udine.
Non andò come previsto, infatti quell’incarico fu assegnato al dottor Alessandro Proclemer. Su quella vicenda si è innescata una battaglia legale che si è combattuta in tribunale e che è stata scandita da una richiesta di risarcimento pari a 984 mila euro.
A distanza di più di cinque anni da quella nomina, i giudici della Corte d’Appello di Trieste Collegio lavoro (presidente Mario Pellegrini, consiglieri Claudio Cerroni e Lucio Benvegnù) una volta verificato l’intero procedimento, hanno osservato che «emerge chiaramente un’ipotesi di trattamento non corretto e rispondente a buona fede a danno dal dottor Fontanelli».
La Corte ha ritenuto che l’Azienda ospedaliera «non abbia agito utilizzando i doverosi canoni di correttezza e buona fede, bensì favorendo un candidato già operante in sede, anche se certamente qualificato, piuttosto che un candidato con maggiore esperienza, medesima età, preparazione e produzione scientifica, collocato però da molti anni presso un ambito distrettuale diverso».
Quella nomina era stata decisa dal direttore generale sulla base della dichiarazione di idoneità espressa dalla Commissione tecnica. Proprio quest’ultima, secondo Fontanelli, sarebbe stata formulata «nei confronti del prescelto in maniera del tutto difforme rispetto a quella espressa nei confronti degli altri due aspiranti, utilizzando fra le altre cose, una terminologia diversa, nonchè una diversa modalità».
Ora il riconoscimento arriva a dare conforto al dottor Fontanelli, che per anni ha fatto la spola fra Udine, dove aveva la famiglia, e Vicenza, dove ha lavorato come primario di Cardiologia, quando ormai ha maturato la quiescenza.
Eppure la soddisfazione c’è, anche se, come ha fatto sapere l’avvocato Francesco Longo, che ha rappresentato Fontanelli in Appello, è probabile il ricorso in Cassazione.
«La Corte ha accolto sostanzialmente le nostre istanze ammettendo che non vi possono essere decisioni affrancate dalla valutazione del curriculum che prescindano dai principi di imparzialità. Pur avendo accolto le nostre istanze – segnala il legale – non è stato riconosciuto il risarcimento, ma sono stati richiesti elementi oggettivi comprovanti un pregiudizio economicamente valutabile».
Per questo il legale del dottor Fontanelli ha ipotizzato il ricorso in Cassazione, dove proseguirà la battaglia per ottenere il risarcimento da 984 mila euro relativo a danni morali e d’immagine e per la mancata progressione della carriera universitaria.
«Sul fatto del mancato riconoscimento del danno – chiarisce inoltre il dottor Fontanelli – va detto che io ero già primario e direttore di dipartimento di un ospedale analogo, non cercavo un avanzamento di carriera stipendiale, nè quindi potevo dimostrare vantaggi. Ho partecipato al concorso non per un avanzamento di ruolo, ma con l’intento di ritornare nell’ospedale dove avevo prestato servizio dal 1980 al 1997 e di coordinare le cure per i cardiopatici friulani mettendo a disposizione l’esperienza clinica e dirigenziale maturata in 12 anni».
Scelte di natura personale quindi, che però hanno avuto anche conseguenze economiche.
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