Il Friuli che verrà, Zanin: «Un’unica Provincia che metta assieme Udine con Gorizia e Pordenone»

Il presidente del Consiglio regionale detta la sua linea per il dopo-Uti. «Penso a un Friuli policentrico e all’area metropolitana di Trieste»
Udine 03 gennaio 2014.Palazzo della Provincia di Udine..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone
Udine 03 gennaio 2014.Palazzo della Provincia di Udine..Copyright Foto Petrussi / Ferraro Simone

UDINE. Una sola Provincia che metta insieme Udine, Pordenone e Gorizia con Trieste (a braccetto con Monfalcone) dall’altra parte. Piero Mauro Zanin, presidente del Consiglio Fvg, entra “a gamba tesa” nel dibattito sul futuro degli enti locali della Regione e detta la sua, personalissima, linea in materia per il dopo-Uti.



Presidente davvero immagina due sole aree per il futuro?

«Sì, penso a Trieste insieme a Monfalcone e, allo stesso tempo, a un Friuli policentrico che possa unire Udine, Pordenone e Gorizia diventando, nei fatti, il retroporto naturale dell’area metropolitana giuliana».

Scusi, ma cosa intende per Friuli policentrico?

«È fondamentale sostenere e sviluppare le tipicità di un territorio. Così, all’interno della nuova Provincia, Pordenone si occuperebbe della parte economica per tutta l’area vasta, Udine si concentrerebbe sul proprio dna artigianale e agricolo mentre Gorizia sarebbe libera di stimolare la sua vocazione verso l’est e i rapporti con le regioni contermini. E poi c’è la montagna».



Cosa c’entra in questo schema la montagna?

«Bisognerebbe studiare meccanismi di autonomia differenziata per le zone montane sul modello di quanto il Veneto sta chiedendo allo Stato. Un passaggio fondamentale per poter utilizzare la leva fiscale in modo tale da trasformare quelle aree in zone industriali ad alto valore aggiunto, concentrandosi in primis sulla rete e sugli sviluppi via web, e sul mantenimento ambientale. Soltanto in questo modo possiamo fermare quei processi di desertificazione delle aree montane cui stiamo assistendo da anni».

Crede veramente che un’idea di questo genere abbia la minima possibilità di diventare realtà?

«Beh le altre proposte mi paiono innaturali, se ad esempio si parla di unire Gorizia con Trieste, oppure un semplice deja-vu che serve a poco, quando pensiamo di riproporre le quattro vecchie Province. Il Friuli Venezia Giulia ha bisogno di una visione dotata di una prospettiva generale, non si possono disegnare cartine geografiche ed enti locali a seconda del consenso elettorale del momento».



E questo lo dice agli alleati?

«No, in generale. Ma se ci concentriamo sulla coalizione credo che, al netto del risultato dell’Abruzzo, i partiti del centrodestra hanno alle loro spalle una storia che quasi impone loro di lavorare assieme. Dove la Lega governa assieme al resto della coalizione mette in atto un reale programma di centrodestra, come da noi se pensiamo ad esempio agli sgravi fiscali per le aziende e al sostegno alle famiglie. Altrove, invece, non accade e, anzi, si creano alleanze prive di senso che portano verso politiche di puro assistenzialismo come quelle legate al reddito di cittadinanza».

È un messaggio rivolto agli altri partiti in vista delle Comunali?

«Certo, anche se mi rendo conto di come nei piccoli municipi sia difficile presentarsi con il simbolo. Ma il Friuli Venezia Giulia, anche per il futuro, ha bisogno di enti locali coerenti con la Regione»



Pensa a una lista unitaria oppure alla versione classica dell’alleanza?

«Non credo al partito unico. Noi siamo uniti nella diversità di sfumature con cui ci presentiamo al voto. Mi rendo conto, però, che Forza Italia debba ripartire concentrandosi su una serie di proposte che sono parte integrante del nostro partito: il federalismo, il lavoro oppure la semplificazione burocratica e anche l’Europa. Questa Ue, è innegabile, deve cambiare, ma la soluzione non è l’esaltazione di un sovranismo che ci porterebbe verso Stati microscopici e incapaci di competere, realmente, con le grandi potenze globali». —

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