Il Comitato tecnico scientifico dà il via libera: al ristorante anche a cena dopo 160 giorni di chiusura nel 2020

UDINE. A patto che le regole vengano rispettate, come il distanziamento di un metro non solo tra i tavoli, ma anche nelle aree di passaggio, l’utilizzo sistematico dei dispositivi di protezione individuale per gli addetti al servizio e l’esposizione di una informativa chiara all’esterno dei locali con l’indicazione della capienza massima, nelle regioni in zona gialla si potrebbe tornare a cenare al ristorante.

Così il Cts, il Comitato tecnico scientifico, che ha deciso di valutare in modo differente i diversi profili di rischio all’interno del variegato settore della ristorazione, privilegiando chi ha a disposizione spazi e sedute per la consumazione di cibi e bevande. Questo ovviamente è il parere tecnico, la decisione spetta al Governo. E dalle categorie l’invito, pressante, è che il Governo «decida in fretta», anche perché il settore «è davvero allo stremo».


«Come Fipe Confcommercio - dichiara Antonio Dalla Mora, segretario della categoria - ci stiamo battendo da mesi per portare avanti le nostre ragioni che oggi trovano conferma nel parere del Comitato tecnico scientifico. E finalmente il rapporto di collaborazione costruttiva che abbiamo avviato in questi mesi ha portato al esame tecnico delle nostre istanze. Il risultato - ancora Dalla Mora è che, laddove si applicano in maniera corretta le misure di distanziamento, il rischio di diffusione del virus non aumenta. E finalmente - rimarca con soddisfazione - si mette nero su bianco che i ristoranti nono sono luoghi pericolosi».

Il passo successivo deve condurre alla declinazione in fatti del pronunciamento del Cts, e quindi «ad un provvedimento del Governo che modifichi le regole - spiega Dalla Mora - prevedendo, nel caso in cui la classificazione della regione sia da zona gialla, che si possa uscire a cena anche la sera, e in caso di zona arancione, si ammetta il servizio fino alle 18 nei ristoranti. Disposizioni compatibili con la tutela della salute».


Per il settore della ristorazione sarebbe, finalmente, la svolta «dopo 160 giorni di chiusura nel 2020 - ricorda Dalla Mora- e una cinquantina a mezzo servizio. Ma se solo consideriamo che il 65% del fatturato lo si realizza la sera, è intuibile come la situazione sia assolutamente drammatica. E non solo per la ristorazione, ma per l'intera filiera: dai titolari d’impresa alle loro famiglie, dai collaboratori ai produttori agricoli, ai settori della pesca e dell’allevamento, a chi si occupa di bevande, manutenzioni, lavanderie, chi fornisce stoviglie e bicchieri...».



«Il via libera concesso dal Cts rappresenta un'importante novità - aggiunge Marco Zoratti, vice presidente di Confesercenti Fvg-. Era indispensabile dare un segnale positivo alle attività che così tanto hanno sofferto in questo ultimo anno. Un modo per consentire l’inizio della ripresa economica che tutti auspichiamo».

Ora le valutazioni del Cts dovranno essere recepite al più presto con un provvedimento legislativo: «Comprendiamo perfettamente la delicatezza del momento - ha precisato Zoratti -, ma visto il protrarsi della situazione, riteniamo non si possa più rimandare un cambio di rotta. Concedere alle attività qualche ora in più di lavoro, pur sempre nel rigoroso e imprescindibile rispetto delle regole, aiuterebbe la categoria a rialzarsi. Chiediamo quindi al presidente Fvg, Massimiliano Fedriga, all’Assessore Sergio Emidio Bini, e a tutta la Giunta, di sostenere la categoria unendosi alla richiesta della Lombardia, che in queste ore ha inviato una lettera formale al Governo domandando che pubblici esercizi, bar, ristoranti, e attività assimilabili, al momento costrette a chiudere le serrande alle 18 (in zona gialla), possano continuare a lavorare fino alle 22».

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