I fenomeni della porta accanto
Ve lo immaginate Cristiano Ronaldo che entra in una lavanderia a gettoni per fare il bucato e poi inganna l’attesa addentando un kebab nella vicina pizzeria al taglio? Nel dorato mondo pallonaro è fantascienza.
Beh, andate a Gemona, da 48 ore la città dello sport più famosa del mondo, e vi diranno che una specie di Cristiano Ronaldo, meno presuntuoso e pure con più talento, lo si vede girare in bici da un paio d’anni, come uno studente universitario in vacanza.
E’ invece il nuovo fenomeno dellìatletica leggera, Wayde van Niekerk, il sudafricano di 24 anni che ha ribaltato le gerarchie dell’atletica leggera offuscando davanti a milioni di persone (miliardi?) la stella di Usain Bolt.
Sì, il nuovo primatista mondiale dei 400 metri, uno capace di demolire nella notte di Ferragosto il record di Michael Johnson correndo in un sensazionale 43’’03 il giro di pista, altrimenti detto “giro della morte”, è il testimonial del progetto Sportland, che vede più di venti comuni friulani uniti per lanciare turismo ed economia nella Pedemontana.
Il piano sembrava morto, dopo che il primo testimonial, Oscar Pistorius, scivolava dalle pagine della cronaca sportiva a quelle della giudiziaria.
«Lascia perdere, cambiamo strategia», dicevano al sindaco di Gemona Paolo Urbani i suoi consiglieri. E invece no, ecco arrivare un’altra schiera di atleti sudafricani. Giovani, sconosciuti ai più, ideali per rilanciare un progetto ambizioso. Tra questi c’era Wayde, quello del kebab e del bucato a gettoni.
Uno che, ricoperto d’oro da sponsor milionari potrebbe andare ad allenarsi ovunque nel mondo, ma che ha trovato casa in Friuli per dare l’assalto alla leggenda. Perché? Perché, dieci anni fa a Lignano Pineta l’allora uomo più veloce del mondo, il giamaicano Asafa Powell, in epoca, chiamiamola così, ante-Bolt, decise di far base in Friuli per gli allenamenti estivi aprendo la via a decine di atleti e a messi di medaglie olimpiche e mondiali, compresa la nuova regina dei 100 metri a Rio, Elaide Thompson?
L’aria buona non c’entra, o almeno non fa la differenza. Il segreto è un altro. Sono i friulani. Suvvia, per una volta, facciamoci un complimento. In Friuli ci sono due città dello sport, Gemona e Lignano, per merito dei friulani. Che al massimo alla lavanderia a gettoni fanno due chiacchiere con Wayde o gli chiedono un selfie. Un autografo? Troppo, vuoi mai che si scocci.
Un paradiso, che consente al campione di noleggiare una bici e improvvisare col compagno di allenamenti Akine Simbine (quinto nei 100 dietro a Bolt, insomma un mostro) sfide all’ultima pedalata verso il campo di atletica o le sponde del Tagliamento. Lavorano duro, proprio come sanno fare i friulani. In una terra di sport e di campioni.
Perché tenacia, umiltà, passione, pazienza sono i segreti del successo di Chiara Cainero, la regina del tiro a volo. E di Elia Viviani, oro nel ciclismo su pista. Veneto che a Rio ha appena urlato al mondo il segreto della sua vittoria: la tranquillità regalatagli dalla friulanissima fidanzata-campionessa Elena Cecchini.
E ancora di un altro “reduce” dalle Olimpiadi, Alessandro De Marchi, lui pure testimonial di Gemona. Storie come queste fanno breccia sui friulani, sempre più nauseati dal dio-pallone, tutto business e poca anima (ahi noi, Udinese compresa), e attratti da personaggi come Wayde, il sudafricano volante che si può incontrare alla lavanderia a gettoni.
A Gemona un compito: “sfruttare” il personaggio simbolo dei giochi per cambiare marcia, anche in chiave turistica. Sembra facile, ma non lo è: Lignano non l’ha fatto in questo decennio con i jet giamaicani carichi d’oro.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto