Gino e Gianni Avon, quando a Lignano nacque la città delle vacanze
Due esposizioni raccontano 18 anni di realizzazioni in mostra le foto di Italo Zannier e Giorgio Casali

Due inaugurazioni per la mostra itinerante “Lignano 1954-1972. Fotografia Mosaico Architettura. Italo Zannier e Giorgio Casali incontrano le opere di Gino e Gianni Avon” promossa dall’Associazione culturale “Raggi e ArchiTetture – Ville di Lignano”, sabato 12 (alle 18.30) alla Biblioteca comunale di Lignano e il 19 (stessa ora) al Pineta Palace, in piazza del Sole.
Si intrecciano a Lignano architettura, fotografia e mosaico e il racconto imperniato sui quattro protagonisti si dipana attraverso il filo conduttore di una comune passione per la città balneare, che negli anni Cinquanta è in pieno sviluppo, originato dalla invenzione della spirale di Marcello D’Olivo, dove le strade si popolano delle costruzioni a opera di architetti che si muovono nel segno di modelli nazionali e internazionali.
La scintilla si accende quando l’architetto Gianni Avon, appassionato di fotografia, incarica il concittadino spilimberghese Italio Zannier di ritrarre le sue prime costruzioni ed ecco che l’obiettivo coglie l’Albergo Duna Fiorita (ora demolito), le case Pividori, Stira, Castellarin, Christoff e il Grand Hotel Pineta Palace, opere realizzate tra il 1954 e il 1958. All’epoca Zannier sta muovendo i primi passi e l’incontro con una realtà dinamica e stimolante segna l’avvio di una importante carriera, che lo vedrà collaborare con riviste nazionali, dove spesso i suoi reportages fanno riferimento alle opere di architetti della regione.
L’incontro tra fotografia e architettura è frutto di una articolata relazione tra spazio volumi luce ambiente, che si può dire fortunata quando lo scatto restituisce l’immagine che coglie l’anima dell’edificio.
Secondo Zannier il fotografo deve essere innanzitutto un critico dell’architettura, saperne cioè cogliere i tratti fondamentali, il dettaglio che spiega tutto, l’angolazione giusta per far comprendere quanta innovazione e ricerca possa essere contenuta nel linguaggio architettonico contemporaneo, ma soprattutto aiutare a comprenderlo. Ecco che l’obiettivo si sofferma sul reticolo compositivo di orizzontali, verticali e diagonali, coglie l’intreccio dei rapporti tra le parti, i serramenti, gli sporti, le falde, le aperture, gli alberi appena piantati nei giardini da poco completati: la casa per le vacanze è pronta.
La collaborazione con Giorgio Casali, il fotografo di Gio Ponti e della rivista “Domus”, comincia negli anni Sessanta e a lui Gianni Avon commissiona i servizi che documentano la Casa Albergo, le casette Castellarin, il Meublè in Arco del Grecale, la Torre Ariston, villa Schreurs, la Residenza nei Pini, l’edificio Fontana, la concessionaria Breggion e il condominio Paolini.
Dal 1950 fino alla metà degli anni ottanta Casali è stato il fotografo dei maggiori architetti e designer italiani - Franco Albini, i BBPR, Piero Bottoni, Joe Colombo, Vico Magistretti, Bruno Morassutti, Marcello Nizzoli, Giancarlo De Carlo e Marco Zanuso – documentando il periodo in cui l’Italia è attraversata da un vento di rinnovamento: è nato “The New Domestic Landscape” parafrasando il titolo della mostra al MoMA di New York che presenta al pubblico internazionale il “caso Italia” nel 1972. Di questa Lignano così proiettata al futuro entrambi i fotografi si invaghiscono e diventano cittadini d’adozione, come Zannier che fa parte della giuria del Premio Hemingway o Giorgio Casali che vi acquista casa e trascorre lunghi periodi, anche d’inverno, insieme al figlio Oreste, anch’egli fotografo.
Molti degli edifici realizzati da Gianni Avon sono decorati da pregevoli pavimentazioni e qualche intervento parietale musivo a opera di Gino, padre dell’architetto, uno dei primi insegnanti della Scuola Mosaicisti del Friuli. Nelle sue invenzioni Gino Avon rielabora la tradizione aquileiese, realizzando una moderna versione del pavimento “alla palladiana” che interseca le geometrie delle avanguardie artistiche, creando vasti tappeti che ingentiliscono con le loro cromie ingressi e corridoi. In questo caso è l’obiettivo della giovane fotografa di Udine, Sara Trimarchi, a documentare gli interventi.
In questo viaggio nell’architettura attraverso l’obiettivo fotografico all’iniziale afflato nostalgico, propiziato dal bianco e nero delle magistrali riproduzioni, affiora poi la consapevolezza di abitare luoghi che possiedono ricchezza, quella meravigliosamente intangibile che la cultura ci regala e spetta a noi conservare e far fiorire.
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