Fumata nera alla Dm Elektron: 80 addetti in cassa integrazione

Niente accordo tra proprietà e parti sociali: l’azienda a sorpresa sceglie la Cigs La misura scatterà a rotazione per dieci mesi e con riduzione dell’orario dell’80%



Sfuma l’ipotesi del contratto di solidarietà per i lavoratori della Dm Elektron di Buja. Dopo diversi incontri tra i vertici aziendali e le parti sociali l’accordo non è arrivato e l’azienda ha deciso a sorpresa di percorrere un’altra strada: quella della cassa integrazione straordinaria per crisi. La richiesta di esame congiunto è arrivata alle organizzazioni sindacali mercoledì sera e porterà le parti a confrontarsi in Regione già la prossima settimana.

Dm Elektron prevede di utilizzare la cassa per dieci mesi complessivi e per tutta la forza lavoro, attualmente circa 80 persone, investendola a rotazione, con una riduzione oraria fino a un massimo dell’80 per cento. Com’è noto sono mesi che il sito bujese di Dm Elektron è appeso a un filo, in particolare il reparto di produzione che il titolare, Dario Melchior, aveva annunciato di voler trasferire in Romania, dove può già contare su due stabilimenti produttivi, per lasciare invece a Buja ricerca, sviluppo, prototipazione e riparazione delle schede. In un primo momento la riorganizzazione dell’azienda sembrava dovesse realizzarsi utilizzando un contratto di solidarietà che invece non è andato a buon fine.

«Non c’erano i presupposti tecnici per portare a compimento l’accordo sulla solidarietà ha fatto sapere ieri il segretario regionale di Fim Cisl, Pasquale Stasio –. La cassa integrazione straordinaria costituisce in questo senso la logica alternativa alla solidarietà. L’azienda deve riorganizzare il ciclo produttivo di Buja e per farlo ha necessità di un ammortizzatore che vada a sostenere l’operazione. Ne discuteremo a breve in Regione – prosegue Stasio – fermo restando che la nostra prerogativa resta quella del mantenimento del sito di Buja e dell’occupazione». Al momento non si parla di esuberi. «L’azienda però si riserva la facoltà di valutare eventuali eccedenze nei prossimi sei mesi», puntualizza David Bassi di Fiom Cgil Udine ricordando che la cassa integrazione straordinaria «è un ammortizzatore peggiorativo rispetto al contratto di solidarietà, non permette infatti – sottolinea il sindacalista – di dividere equamente tra i lavoratori il peso della riduzione oraria che in luogo del 35 per cento ipotizzato per la solidarietà qui arriva fino all’80 per cento». Ancora Bassi: «L’azienda dichiara di voler utilizzare la cassa a rotazione, ma la gestione dell’ammortizzatore in questo caso è fuori dal nostro controllo e il rischio – conclude il sindacalista della Cgil – è che vi sia una forte riduzione dell’orario di lavoro». Senza contare il rischio esuberi. Il fatto che oggi non se ne parli non equivale a una garanzia per il futuro. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto