Fidanzati uccisi, l’ora della verità nei laboratori dei Ris

PORDENONE. Scocca l’ora della verità per Giosuè Ruotolo, al momento unico indagato per il duplice omicidio di via Interna. Stamattina, al laboratorio dei Ris di Parma, si ritroveranno i consulenti tecnici di Procura, difesa e parti offese per le perizie sull’arma del delitto e i reperti prelevati nei numerosi sequestri nelle abitazioni e nell’automobile dell’indagato.
«Il nostro assistito – ha sottolineato l’avvocato Roberto Rigoni Stern, l legale di fiducia di Ruotolo, alla vigilia della superperizia – è fiducioso che si possa chiudere per lui positivamente questa vicenda, che gli ha causato un danno importante e attende serenamente l’esito degli accertamenti».
Oggi si procederà alla pianificazione delle operazioni peritali, che dureranno vari giorni. Per i risultati bisognerà attendere la prossima settimana.
Gli esperti cercheranno eventuali tracce di impronte digitali sulla Beretta modello 1922 ritrovata dai carabinieri subacquei di Genova nel lago del parco di San Valentino, esamineranno minuziosamente gli indumenti civili sequestrati all’indagato a caccia di eventuali residui di polvere da sparo o tracce di sangue, verificheranno tutti i reperti risultati positivi al luminol alla ricerca di indizi che possano collegare l’indagato alla scena del crimine.
Quanto sia cruciale questa fase delle indagini lo ha sottolineato lo stesso consulente della difesa Ezio Denti, esperto di fama nazionale, che ha collaborato alla soluzione di importanti inchieste.
«Questi accertamenti – ha affermato Denti – rappresentano la prova del nove, che potrebbe confermare l’estraneità di Ruotolo al delitto».
È probabile, infatti, che il killer, che ha sparato a bruciapelo da una distanza ravvicinata, entrando anche all’interno dell’abitacolo con il braccio per esplodere i colpi con Teresa, possa essersi sporcato di sangue.
Se sugli indumenti sequestrati all’indagato o all’interno dell’abitacolo dell’Audi A3 di Ruotolo fossero trovate tracce di sangue delle vittime, gli inquirenti si ritroverebbero con un indizio schiacciante.
Viceversa, se sul gancio della cintura di sicurezza, risultato positivo al luminol, fosse trovata una traccia biologica appartenente, per esempio, allo stesso Ruotolo, e non riconducibile in alcun modo ai due fidanzati, la difesa metterebbe a segno un punto importante per scagionare il suo assistito.
Come spiega Denti, anche i residui di polvere da sparo sono impregnanti e piuttosto persistenti.
Dato che le ultime prove di sparo di Giosuè risalgono, in base al libretto sequestrato dagli inquirenti, all’anno scorso e quando è andato al poligono Giosuè ha indossato la divisa militare, se nell’automobile o sui suoi indumenti fossero trovati residui di polveri da sparo, si potrebbe ipotizzare che il giovane di Somma Vesuviana ha usato delle armi anche in altre sedi, oltre al poligono.
Sarà effettuata, inoltre, una perizia merceologica per confrontare la vernice nera con la quale è stata dipinta la Beretta calibro 7.65 con i barattoli rinvenuti a casa dell’indagato a Somma Vesuviana.
Difficile, invece, secondo Denti, che si possano trovare impronte digitali sull’arma: «Già la polvere da sparo inquina le impronte in casi normali, figuriamoci dopo sei mesi di permanenza della pistola nell’acqua».
Ciò che lascia perplesso il consulente della difesa, tuttavia, è l’assenza di un movente e il profilo del potenziale assassino.
«Il killer – ha concluso Denti – è un professionista che non aveva nulla da perdere, qualcuno che poteva arrivare in palestra senza farsi notare, perché sconosciuto. Giosuè, invece, è un ragazzo che non ha alcuna passione per le armi, molto tranquillo.Una personalità ben diversa da quella che ha premuto il grilletto. Mi pare assurdo, peraltro, che chi voglia compiere un omicidio arrivi con la sua automobile, sapendo che il percorso è ripreso da più telecamere».
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