Decalogo, riunioni e "partite silenziose": cosi le società educano mamma e papà al fair play

Le squadre si adoperano per favorire il tifo corretto dei genitori sugli spalti. I Rangers organizzano incontri per i familiari dei piccoli atleti mentre a Zoppola parte la sperimentazione sul "silent match"
Udine 20 Marzo 2018. Cartello Campo di Calcio dei Rangers. © Foto Petrussi
Udine 20 Marzo 2018. Cartello Campo di Calcio dei Rangers. © Foto Petrussi

I campi sono quelli gibbosi di periferia, puntualmente spelacchiati sulla linea di porta. Le tribune sono senza seggiolini o, se ce li hanno, poggiano su strutture in tubi innocenti. Gli spogliatoi hanno i pavimenti graffiati dai tacchetti delle scarpe invernali. Non ci sono le televisioni, né i fotografi. Eppure a qualcuno sugli spalti sembra di stare al Camp Nou. Un rosario di indicazioni tattiche strampalate, improperi contro l’allenatore, contro i giocatori avversari, contro l’arbitro reo di non aver fischiato «un rigore grande come una casa». I campionati sono quelli giovanili, i calciatori hanno tra i 5 e i 17 anni. I genitori parecchie primavere in più sulle spalle.

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Eppure, spesso, si lasciano andare: «Si sfogano esattamente come farebbero davanti alla televisione guardando uno Juventus-Real Madrid. Ma qui non abbiamo né Higuain, né Cristiano Ronaldo», sospira Mauro Marrandino, presidente dei Rangers, società udinese che ogni settimana fa rincorrere il pallone a 165 bimbi e ragazzi del settore giovanile. Anche a Udine le società si stanno attrezzando per contenere la maleducazione dei genitori, “arginati” a suon di cartelli e riunioni preparatorie che alcuni dirigenti organizzano a cadenza regolare prima e durante la stagione sportiva.

Le regolette del Donatello

Il Donatello è considerato da decenni uno dei vivai più floridi del panorama triveneto. E prima delle capacità sportive vengono tenute in considerazione quelle umane. «Facciamo selezione, anche dei genitori: se non si comportano bene, li invitiamo a emigrare verso altri lidi», commenta con una punta d’orgoglio Renato Nardone, segretario sportivo del sodalizio presieduto dall’ex capitano dell’Udinese, Antonio Di Natale.

Due anni fa, con l’inaugurazione del nuovo impianto, i dirigenti hanno deciso di piazzare all’ingresso della tribuna, che ammonisce i « cari genitori e cari nonni». «Se siete venuti a vedermi giocare ricordatevi che l’allenatore ha il compito di allenare, l’arbitro di arbitrare e io di giocare». Facile a dirsi, in un Paese che annovera 60 milioni di commissari tecnici. E non è facile neppure far capire ai più ortodossi che i piccolini possono addirittura giocare senza arbitro: «Favoriamo l’auto-arbitraggio, previsto da qualche anno dai regolamenti – indica Nardone –. Cerchiamo di istruire i nostri ragazzi affinché ammettano da soli quando commettono un fallo».

Riunioni e confronti

Alcuni anni fa i Rangers hanno piazzato sulle reti del campo di via della Roggia uno striscione che è un inno alla vita: «Ragazzi: alcol, droga, fumo uccidono». La società del presidente Marrandino è un piccolo meltin pot di culture: «Il 50 per cento dei nostri tesserati è extracomunitario», spiega. Anche per superare le differenze culturali, i Rangers organizzano riunioni con i genitori proprio per tenerli aggiornati su comportamenti da tenere e regolamenti.

Ad esempio: nei campionati in cui protagonisti sono i piccoli e piccolissimi è d’obbligo far giocare tutti i convocati. «Molti genitori non capiscono questo: si scagliano contro l’allenatore perché il proprio ragazzo viene sostituito. E allora succede spesso che i più dotati tecnicamente se ne vadano. Ma io lo ribadisco continuamente ai familiari che accompagnano i ragazzi: preferisco vincere la coppa Disciplina, piuttosto che un campionato», indica Marrandino.

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L'approvazione dei tecnici

Mette tutti d’accordo gli addetti ai lavori pordenonesi il “silent match”, l’iniziativa del Calcio Zoppola che prevede un pubblico silenzioso e volto solamente ad incitare le squadre. Tra alcuni responsabili dei settori giovanili interpellati, nessuno si è detto contrario all’iniziativa, ponendo alcuni distinguo e confermando, purtroppo, l’invadenza dei familiari nel corso delle partite.

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Paolo Tonus, direttore sportivo del Prata Falchi, vede così il “silent match”: «Non conoscevo la proposta del Calcio Zoppola – ammette – ma sono d’accordo con quest’idea. In questo caso, visto che se ne parla, presumo che tutto andrà a buon fine, ma sarebbe da fare a sorpresa per vedere il nostro grado di sportività. Il celebre allenatore Ezio Glerean, adesso al Marostica, ha rivolto una telecamera verso il pubblico, senza avvisare nessuno e poi ha mostrato il video in una riunione con i genitori. Nessuno aveva il coraggio di parlare e alcuni si sono scusati, dicendo che quelli non erano loro».

Una proposta, Tonus, la ha proprio a partire dai più piccoli: «Nei comunicati viene trascritto che la partita è stata giocata, ma allo stesso tempo nei referti si chiedono i punteggi. Togliamo i punti dai referti, perché non ci interessano».

Sulla stessa lunghezza d’onda Guglielmo La Scala, responsabile del settore giovanile del Don Bosco, realtà educativa per eccellenza: «Il silent match mi pare un’ottima iniziativa, che cerca di affrontare un problema che continua ad esserci e cioè il fatto che i genitori si stiano sostituendo all’allenatore, mettendolo in difficoltà». Secondo La Scala questo fenomeno è peggiorato negli anni: «A essere obiettivi sì e noi siamo anche favoriti dall’essere squadra dell’Oratorio, aiutati anche da don Claudio. Cerchiamo di parlare con le famiglie nelle riunioni, ma spesso sbattiamo contro il concetto “mio figlio è un fenomeno”».


 
Accoglie positivamente la novità del Calcio Zoppola anche Fabio Da Frè, numero uno del vivaio del Cavolano: «È interessante e credo che un’esperienza di questo genere vada vissuta per capirla. Il problema dell’invadenza dei genitori non è di facile gestione, anche se generalizzando si corre il rischio di fare di tutta l’erba un fascio». A differenza di altri, però, Da Frè non vede un peggioramento del fenomeno: «Credo sia stabile, anche perché ci sono sempre stati genitori un po’ più vivaci di altri e a volte dipende dalle annate». A Cavolano si cercano di usare anche ausili scritti per sensibilizzare le famiglie: «Oltre alle riunioni abbiamo dato anche un piccolo opuscolo con dei consigli su come comportarsi. Certo, magari vengono seguiti all’inizio e poi si tralasciano».

È un po’ più scura, invece, la visione di Doriano Sartori, responsabile del settore giovanile del Calcio Aviano: «Quest’iniziativa dovrebbe essere la regola, perché tutti si sentono allenatori o se la prendono con l’arbitro. Ci meravigliamo tanto della serie A, ma nel nostro piccolo le dinamiche sono le stesse». Secondo Sartori, negli anni la situazione è peggiorata: «Si pensa sempre più che sia importante vincere, senza guardare i progressi dei ragazzi. Se un ragazzino parte dalla propria porta e dopo aver attraversato il campo, segna, lo si loda, quando magari non gioca assieme agli altri». Sul coinvolgimento delle famiglie ci sono difficoltà: «Proviamo a riunire i genitori, ma non partecipano tutti».

Udine 20 Marzo 2018. Cartello Campo di Calcio del Donatello. © Foto Petrussi
Udine 20 Marzo 2018. Cartello Campo di Calcio del Donatello. © Foto Petrussi


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