Debutta il nuovo sistema: un modello vincente fatto di innovazione investimenti e formazione

Michelangelo Agrusti: «Una regia per infrastrutture strategiche per il territorio». Interporto, Polo tecnologico, Its, Lean Expercience Factory: gli anelli della rete

PORDENONE. Un collegamento settimanale con la Serbia, il primo verso Est da Pordenone, i treni verso il nord Europa, il collegamento con il porto di Trieste... La logistica cuore nevralgico dell’economia di un territorio che ha saputo «fare sistema».

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È qui, all’Interporto di Pordenone, che il Messaggero Veneto ha presentato ieri pomeriggio Top500, lo speciale di Nordest economia - mensile economico del Messaggero Veneto e dei quotidiani del Nordest del gruppo Gedi - dedicato all’analisi dei bilanci delle prime 500 imprese della regione. E lo ha fatto con un evento che, non a caso, aveva come titolo “Sistema Pordenone”, di cui l’Interporto è uno - ma non il solo - degli elementi.

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Ad affrontare il tema, dopo i saluti di apertura di Giuseppe Bortolussi, amministratore delegato dell’Interporto, e di Fabiano Begal, consigliere delegato della divisione Nord-Est di Gedi News Network, e dopo la presentazione delle performance delle imprese del Fvg a cura di Gianluca Toschi di Fondazione Nord Est, e di Maria Cristina Landro di PwC, Boris Rosanda di Transagent Ltd, Maurizio Codognotto, amministratore delegato di Codognotto Italia, Emanuele Bassetto, amministratore delegato di Pezzutti Group, Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità portuale Alto Adriatico Orientale, e Michelangelo Agrusti, presidente di Unindustria Pordenone, intervistati dal direttore del Messaggero Veneto, Omar Monestier.

Ed è in questo contesto che è arrivata la prima notizia, da Rosanda, che ha annunciato l’avvio del collegamento con la Serbia da Pordenone. E alla domanda di Monestier: perché proprio da Pordenone? La risposta è stata «per la mancanza di altri snodi verso Est, ad eccezione, per l’appunto, di Pordenone».

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L’Interporto è cresciuto negli anni, ma soprattutto si è trasformato da idea a realtà, grazie a «quelli che ci hanno creduto» ha chiarito Codognotto, prima azienda di trasporti ad insediarsi qui. «Lo abbiamo fatto - ha detto l’ad - perché questo è stato un progetto condiviso, perché abbiamo visto che il territorio ci credeva e perché le merci di cui ci facevamo carico andavano prima a Verona, poi a Milano e a Torino, per l’assenza di infrastrutture adeguate.

Siamo partiti con un treno bisettimanale diretto verso l’UK, che il prossimo anno diventerà trisettimanale. Non dimenticherei l’aspetto ambientale, perché ogni trasporto alternativo alla gomma contribuisce alla riduzione di emissioni di CO2», e Codognotto utilizza camion alimentati a gas per “l’ultimo miglio”.

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All’Interporto ha scelto di insediarsi anche il Gruppo Pezzutti, specializzato nella stampa di materie plastiche, e questo «per ridurre la distanza tra il luogo di produzione e quello di spedizione, riuscendo in questo modo a ridurre le emissioni di CO2» e ovviamente anche i costi. Grande attenzione alla sostenibilità per Pezzutti, come conferma l’ad Bassetto.

«Nel 2004 abbiamo individuato nella crescita dei volumi e nell’economia circolare le due leve su cui puntare - ha spiegato -, e da qui è nato il progetto della sede all’interno dell’Interporto». L’attenzione alla sostenibilità ha fatto sì «che l’azienda riducesse al massimo la produzione di rifiuti, passando da un costo di 50 mila euro l’anno ad un guadagno di 60 mila, all’impiego di energia verde da fonti rinnovabili, allo zero consumo di acqua».

E rispetto alla plastica, oggetto di una nuova tassazione? «Non credo ci riguarderà, ma è concettualmente sbagliata. La plastica può essere riciclata all’infinito, consente ai cibi di avere una vita che arriva a 30 giorni, contro tre. Secondo noi andrebbe incentivato il riutilizzo della plastica, e andrebbero educate le persone». Delle opportunità della rete logistica collegata al Porto di Trieste ha parlato Zeno D’Agostino, anche in relazione ai recenti accordi siglati con la Cina, che hanno lo scopo «di creare una piattaforma utile a portare le nostre aziende in quei mercati».

È stato Michelangelo Agrusti, quindi, a presentare il “Sistema Pordenone”, un modello «ovviamente esportabile, immaginato nel 2008, agli albori della crisi che ha causato il decennio perduto, che ci desse gli strumenti, individuati in investimenti materiali e immateriali, per ripartire». I “nodi” del sistema a rete - con un’unica regia - si chiamano Polo tecnologico, Its, Interporto, distretto Comet, la Lean experience factory «che tengono insieme l’innovazione e la formazione del capitale umano» ancora Agrusti. È da qui che nasce l’Its del Kennedy, e sempre qui l’Its dedicato alla logistica che è ha sede, e non per caso, proprio all’Interporto.

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