«Conte facci lavorare»: il “grido” delle categorie fatto proprio da Fedriga

UDINE. Dipendesse da lui, con ogni probabilità, avrebbe già allentato i cordoni del lockdown e consentito ad alcune filiere del tessuto produttivo del Friuli Venezia Giulia di ricominciare a produrre. Il problema di Massimiliano Fedriga, però, è che non gli è consentito dall’ultimo Decreto della presidenza del Consiglio dei ministri che ha confermato il divieto, per le Regioni, di allentare le misure restrittive prese dal Governo in scadenza, come ormai noto, domenica 3 maggio.
E così il governatore non può fare altro che premere su palazzo Chigi perché conceda il via libera, almeno in alcuni territori, in anticipo. Così non sorprende che Fedriga si sia schierato dalla parte di quelle categorie economiche che continuano a chiedere – anche attraverso le colonne del nostro giornale – di poter ricominciare, in tutta sicurezza, a produrre.
L’appello sul Messaggero Veneto
La posizione della categorie del Friuli Venezia Giulia, ormai palese, è stata messa nero su bianco - lunedì 20 aprile - con un appello pubblicato sul nostro giornale con, più o meno, le firme in calce di tutte le principali associazioni regionali.
Un appello rivolto direttamente al Governo, in un’intera pagina di quotidiano, e con uno slogan quantomai semplice, ma diretto: «In sicurezza – si leggeva –, ma dobbiamo ripartire. Per il futuro dei nostri collaboratori e delle nostre imprese». Il tutto vergato con i loghi ufficiali di Confcommercio del Friuli Venezia Giulia,
Confindustria Udine, dell’Associazione delle piccole e medie industrie dalla regione, della Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, oltre a Confartigianato del Friuli Venezia Giulia.
Chiaro, dunque, il messaggio delle categorie produttive della Regione e che porta alla necessità di ricominciare a lavorare, il prima possibile, pur nel rispetto di ogni norma di sicurezza per il personale impegnato nelle singole aziende.
Fedriga sta con le categorie
La posizione di industriali, imprese e artigiani collima con quella del presidente della Regione, già fatta sua da tempo e quindi portata all’attenzione del Governo.
«È esattamente quello che ho chiesto all’esecutivo – spiega Fedriga – e cioè fare in modo che la “fase 2” possa cominciare in anticipo, prima del 4 maggio, almeno per determinate filiere produttive». Il presidente, intanto, ha chiesto a tutti, dalle categorie ai sindacati, di inviare a stretto giro una serie di suggerimenti su come ripartire.
«Le idee stanno arrivando – ha proseguito Fedriga – e devo dire che ho registrato, in linea generale, grande serietà e condivisione degli obiettivi da parte di tutti. La nostra intenzione è quella di arrivare a giorni alla stesura di un pacchetto di linee guida complessive, regionali, che affiancheranno quello che dovrebbe varare il Governo come supporto alle aziende.
Il tutto con un focus, particolare, centrato sulle imprese più piccole perché quelle grandi, con ogni probabilità, si stanno organizzando da sole».
Linee guida basate sul distanziamento, sugli orari di ingresso e uscita scaglionati, sull’obbligo di utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e, più in generale, su tutti quei meccanismi in grado di mantenere al minimo i rischi di contagio che inevitabilmente aumenteranno quando verranno meno alcunelimitazioni alle libertà personali imposte dal Governo da ormai quasi due mesi.
La linea della giunta
Fedriga, come detto, punta essenzialmente su tre macroaree cui concedere, pur con tutte le cautele del caso, la possibilità di tornare a produrre già da questa settimana. Parliamo dei cantieri all’aria aperta, della moda e soprattutto del settore del mobile.
Tre comparti che hanno bisogno di ricominciare a lavorare e su cui il presidente sabato ha chiesto a Stefano Bonaccini, al vertice della Conferenza delle Regioni, di farsi portavoce nei confronti di Conte e del ministro Francesco Boccia.
Un concetto ribadito poi domenica rispondendo, a distanza, a Vincenzo De Luca che ha minacciato di “sigillare” la Campania nel caso in cui alcune regioni del Nord ancora in grande difficoltà dovessero concedere una sorta di liberi tutti a cittadini e imprese.
«Capisco le preoccupazioni di De Luca – ha detto il presidente – e penso che, in precedenza, abbia preso misure corrette di contenimento. Credo, però, che ora si debba avere consapevolezza che la soluzione di chiudere a prescindere, come ha ipotizzato lo stesso De Luca, si tradurrebbe in persone che non si ammaleranno di coronavirus ma che rischieranno di morire di fame».
La Lega con il presidente
A fianco di Fedriga, e delle categorie economiche su questo argomento, si è poi schierato anche il gruppo consiliare del Carroccio per bocca del consigliere Simone Polesello. «In questo difficile momento – ha detto l’eletto pordenonese –, intendo rivolgere un sincero ringraziamento ai tanti imprenditori del nostro territorio per come stanno affrontando l’emergenza.
Non possiamo dimenticare che in molti hanno deciso di chiudere in anticipo le proprie attività, quando il Governo stava appena valutando se tenere aperto tutto o chiudere solamente qualcosa. Rivolgo loro un enorme grazie per il grande senso civico dimostrato, poiché, grazie a tale decisione, oltre ad aver contribuito a contenere la diffusione del virus, hanno concretamente tutelato la sicurezza sia dei propri dipendenti sia dei clienti».
Polesello, quindi, fa presente che «molti imprenditori si sono procurati da soli mascherine, guanti, disinfettanti, hanno riorganizzato turni e postazioni e ora sono pronti a ripartire» e «lo chiedono a gran voce per poter garantire lavoro ai propri dipendenti, ai collaboratori, alle famiglie e, soprattutto, per tenere insieme quel sistema Paese che senza le imprese non può continuare». —
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