Chef Klugmann aggancia in vetta Scarello, ecco quali sono i migliori ristoranti in Fvg

Un podio d’eccellenza a due piazze per Antonia Klugmann de L’Argine di Vencò ed Emanuele Scarello degli Amici di Godia, 21 ristoranti che possono fregiarsi del cappello, con diverse novità e qualche gradito rientro, e una fuoriclasse oltreconfine, Ana Ros di Caporetto, che si aggiudica addirittura 4 cappelli. Il Friuli Venezia Giulia degli chef e del mangiare bene esce più forte rispetto a un anno fa. Così almeno decreta la guida “I ristoranti d’Italia 2018” de L’Espresso, edizione numero 40, curata da Enzo Vizzari, in libreria ed edicola da oggi (costo 22 euro) e disponibile anche (prezzo 7,99 euro) in App per smartphone e tablet, Ios e Android.
Vincono a pari merito Klugmann e Scarello, 3 cappelli per entrambi. La chef di origine triestina, con trascorsi in laguna al Venissa, avanza dai 2 cappelli dell’anno precedente e aggancia il collega di Udine, che di medaglie e riconoscimenti ha piena la giacchetta. Unico ristorante con 2 cappelli è Altran di Cortona di Ruda, un’altra garanzia quando si parla di buon cibo e vini di spessore, anche lui conferma la posizione. Quindi c’è una lunga serie di locali che possono vantare un cappello, molti per la prima volta, alcuni dopo un’assenza dai radar dell’enogastronomia di altissima qualità.
Nell’elenco troviamo l’Hostaria Alla Tavernetta in centro a Udine, «che non delude mai per cucina, servizio e accoglienza», si legge nella recensione del direttore Vizzari. In provincia di Udine abbiamo poi il Campiello di San Giovanni al Natisone, Al Paradiso di Pocenia, Al Ferarut di Rivignano Teor, Da Nando di Mortegliano, il Novecento all’Isola di Palazzolo dello Stella, il San Michele di Fagagna e, in montagna, Ilija di Tarvisio. Esce di scena, unico neo, la Taverna di Colloredo di Monte Albano.
Ricca la provincia goriziana con ristoranti concentrati sulle colline, come Al Giardinetto e la Subida Al Cacciatore di Cormons e nell’isola d’oro, Grado, con l’Androna. Nel Pordenonese da menzionare Ai Cacciatori di Cavasso Nuovo, la storica Primula di San Quirino e il Pedrocchino di Sacile. Infine Trieste che porta sugli scudi Bollicine, Chimera di Bacco, Hostaria Ai Tre Magnoni e Trattoria Nerodiseppia. Molti altri, pur non ottenendo gli ambiti cappelli, sono i ristoranti citati dalla guida: dalla Luna di Gorizia al Là di Moret di Udine, dalla Barcaneta di Marano al Tiglio di Moruzzo, dal Grop di Tavagnacco al Chianti e al Vitello d’Oro ancora a Udine. Insomma ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche, visto che nella guida sono sempre indicati i prezzi medi per ogni pasto.
C’è gloria, per la precisione 3 cappelli, per due chef nostrani che lavorano fuori regione. Si tratta di Andrea Berton, sandanielese patron dell’omonimo locale alla moda di Milano, e della cividalese Fabrizia Meroi, titolare con il marito del Laite di Sappada, un altro posto speciale a Nordest.
«Propongo gli agnolotti doppi farciti con il brasato di asino e il formaggio della nostra latteria - spiega Fornaca -. Un nostro grande classico è lo stinco di vitello cucinato 7 ore nel fieno. Va molto anche il trancio di branzino con lattuga brasata e agrumi conditi».
Subito oltreconfine, attraversato il vecchio valico di Stupizza, ci si imbatte in Hisa Franko, quello che Vizzari considera il miglior ristorante della Slovenia, premiato con 4 cappelli. Padrona incontrastata della cucina è Ana Ros, stella internazionale, visto che nel 2017 ha vinto il premio come migliore cuoca donna del mondo. In Slovenia 2 cappelli per Pri Lojzetu a Castel Zemono di Tomaz Kavciv, primo ambasciatore dell’enogastronomia slovena in Italia, e uno per Dam a Nuova Gorizia. In Istria sei ristoranti con un cappello: Batelina, Damir & Ornella, Hotel San Rocco, Marina, Monte (fa un passo indietro, l’anno scorso aveva 2 cappelli) e Pergola.
I super italiani
Cinque ristoranti a cui sono stati attribuiti i 5 cappelli, riservati al meglio in assoluto: Casadonna Reale di Castel di Sangro, Le Calandre di Rubano, Osteria Francescana di Modena, Piazza Duomo di Alba, Uliassi di Senigallia. Sono 16 i ristoranti da 4 cappelli: Casa Perbellini di Verona, Da Vittorio di Brusaporto, Dani Maison di Ischia, Del Cambio di Torino, Duomo di Ragusa Ibla, La Pergola dell’’Hotel Rome Cavalieri di Roma, St.Hubertus dell’Hotel Rosa Alpina di Badia, Il Pagliaccio di Roma, Krèsios di Telese, La Peca di Lonigo, Lido 84 di Gardone Riviera, Seta dell’Hotel Mandarin Oriental di Milano, Taverna Estia di Brusciano, Villa Crespi di Orta San Giulio. Sono 40 i ristoranti da 3 cappelli, 132 da 2 cappelli, 457 quelli segnalati con 1 cappello. Sono 10 infine i ristoranti cui è stato attribuito il cappello d’oro, riservato ai nuovi classici.
Vizzari: il Friuli cresce
«Qua non si viene a cercare exploit stravaganti o una cucina provocatoria - commenta il direttore della guida de L’Espresso Enzo Vizzari -, ma si ha la certezza di cascare bene. Vale a tutti i livelli, dall’alta cucina alle trattorie: si soddisfano tutti i gusti e tutte le capacità di spesa. Non ci sono grandi sorprese, un po’ come accade per il vino, ma ripeto la qualità è già molto elevata. E a chi dice “io non ho il cappello”, rispondo che in Italia ci sono 200 mila posti dove mangiare, nella guida ne recensiamo 2 mila. Se si è lì vuol dire rappresentare il meglio, cioè l’1% dei ristoranti del Paese. E non mi pare poco».
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