Ecco i 100 vini più buoni d'Italia, 12 bottiglie sono made in Friuli

Nella classifica stilata dalla guida de L'Espresso, dominano i bianchi, ma ci sono anche Schioppettino e Terrano. Vie di Romans e Gigante super premiati 

Tanto Isonzo e Carso, un gradino sotto a pari merito Collio e Colli Orientali. Vengono da questi fazzoletti di terra, dove i vigneti valgono oro, le bottiglie migliori del Friuli Venezia Giulia secondo la guida “I vini d’Italia 2018” de L’Espresso. Sono 12 i selezionati (10 bianchi e 2 rossi) che fanno bella figura tra i 100 top da bere subito, uno solo, uno spumante dei Colli Orientali, tra i 100 da comprare, segnalato per il miglior rapporto qualità-prezzo. Nessuna azienda del Friuli Venezia Giulia annovera bottiglie tre le 100 da conservare, ma ci sono 6 annate storiche tra le 100 da riassaggiare, una categoria introdotta quest’anno nella “Bibbia” diretta da Enzo Vizzari. Oltre ai big non mancano le menzioni: in tutto 50 bottiglie da non perdere, per ognuna delle quali c’è la scheda tecnica e, particolare molto importante, il prezzo di vendita.



Entrando nei dettagli, il miglior vino del Fvg in assoluto (11esimo posto) è la Bora 2011, selezione di uve Chardonnay, del produttore carsolino Edi Kante, definito un «bianco avvincente». Appena dietro, 12esima posizione, c’è il Sauvignon Rive Alte Piere di Vie di Romans, aggettivato come «sontuoso» dagli esperti della guida. Scorrendo la graduatoria, al 16esimo posto, un altro bianco della Venezia Giulia, la Malvasia di Skerlj «ricca, graduale, salata». Al 23esimo posto il primo dei due rossi, lo Schioppettino di Prepotto 2014 del vignaiolo Petrussa «vino dal palato travolgente per la freschezza e la complessità». Nel gradino numero 35 la prima bottiglia targata Collio, è il Friulano Brazan 2015 de I Clivi definito un «sorso magnifico». Appena più sotto, 37esimo posto, la seconda medaglia per le Vie di Romans con lo Chardonnay Ciampagnis Vieris 2015 «profondo nonostante l’ampiezza, elegantissimo».

Quindi in 54esima posizione troviamo il Pinot grigio Sot lis Rivis 2015 di Ronco del Gelso di Cormons e al 58esimo il Friulano del vigneto storico 2016 di Adriano Gigante, uno dei più noti vignaioli di Corno di Rosazzo, che quest’anno festeggia i 60 anni dell’azienda di famiglia. Al 66esimo posto ancora Collio, con il Kai 2013 di Paraschos di San Floriano «naturalezza e piacere di beva, complessità e struttura». Posizione numero 70 per l’unica Ribolla gialla in graduatoria, annata 2011 de La Castellada di Oslavia, alle porte di Gorizia, definito vino «con una viscerale forza espressiva». Al 78esimo posto c’è la Malvasia Rive Alte 2015 di Borgo San Daniele di Cormons, che ha «entusiasmante mineralità e consistenza». Ultimo dei magnifici 12, alla posizione 83, il secondo rosso, un Teran 2015 Venezia Giulia Igt del produttore Zidarich, che si trova sul Carso in località Prepotto.


Ma molte altre sono le etichette menzionate da L’Espresso. Solo per citarne alcune, il Friulano di Davino Meroi «bianco di sorprendente personalità», il Pinot bianco 2016 di Scubla, il celebre Illivo 2015 di Livio Felluga, il Sauvignon 2016 dei fratelli Cristian e Michele Specogna, il Rosso di Corte di Valentino Butussi, il Friulano Col Livius 2015 de La Tunella, il Sauvignon Zuc di Volpe 2016 di Volpe Pasini. Scorrendo le migliori essenze del Collio, troviamo il Friulano Vigna del Rolat 2016 di Dario Raccaro, la Ribolla di Doro Princic, il Friulano Ronco delle Cime 2016 di Venica & Venica, il Sauvignon 2016 di Mario Schiopetto, il Pinot bianco Villa Russiz e il Pinot bianco Cavezzo, «ultimo arrivato in casa Livon, ampio e mediterraneo nei profumi, anche al palato offre un sorso consistente». Nella Doc Isonzo c’è gloria per il Friulano Rive Alte Toc Bas 2015 di Ronco del Gelso, per il Sauvignon Picol 2015 Lis Neris e per il Friulano 2015 di Borgo San Daniele. Infine tra gli altri vini consigliati il Terre Alte di Livio Felluga, la Vitovska e la Malvasia di Kante, il Not 2015 di Paraschos. «Una tradizione quella vitivinicola - si legge nell’introduzione della guida per il Fvg - che il crocevia dei popoli ha qui stratificato grazie alla combinazione tra un intrinseco conservatorismo e il più provvidenziale empirismo».

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