Campeggio del Cormôr, disastro senza fine - Foto

Udine. All’interno è tutto distrutto. È diventato un ricovero per senzatetto. Due anni fa il Comune aveva annunciato la riapertura della struttura realizzata con i fondi di Italia Novanta e mai inaugurata

UDINE. Il campeggio di Italia Novanta è una cattedrale nel deserto. Costruita 26 anni fa, la struttura non è mai stata aperta. Era e resta inagibile. È diventato un luogo dove si ritrovano vandali e senzatetto. Tutto è finito a pezzi. Dai bagni alle porte, dai contatori agli infissi.

Nell’area destinata ai camperisti c’è solo distruzione.

Chi passa da quelle parti non può evitare di notare tutto quel degrado. Le immagini che proponiamo parlano da sole e cozzano con la previsione fatta due anni fa dal Comune di Udine, quando l’assessore al Patrimonio assicurò che a fine anno sarebbero iniziati i lavori per la costruzione della rete fognaria. Era il 12 ottobre 2014.

Da allora, nonostante i 170 mila euro stanziati a bilancio per sostenere la spesa, non è cambiato nulla. E da palazzo D’Aronco le responsabilità dei lavori mai partiti rimbalzano a Pasian di Prato.

La città non può accettare di vedere quella che doveva essere un esempio di struttura di accoglienza trasformarsi in un luogo abbandonato. Nell’area situata oltre la rotonda di viale Monsignor Nogara tutto è mal messo. Anche le coperture delle strutture iniziano a dare segni di cedimento.

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Al loro interno è una desolazioni. In quei locali è entrato più di qualcuno e ha prelevato tutto quello che poteva prendere.

Qualche coperta è stata abbandonata su alcune poltrone imbottite, poco più avanti un carrello della spesa. Tutto lascia pensare che in quelle grandi stanze trovino riparo i senzatetto.

Le finestre restano aperte, i vetri sono finiti a terra, a pezzi. Alcune lastre resistono appoggiate alle pareti, altrettante porte sono sfondate. Nulla è intero nel campeggio di Italia Novanta, neppure le sedie.

Tutto attorno solo sporcizia. All’esterno non va meglio anche perché pure la cura degli alberi e del verde lascia a desiderare.

È davvero una storia infinita. Non è la prima volta che la questione finisce sotto i riflettori, ma ogni volta gli amministratori di turno non sono andati oltre le promesse.

La struttura costruita su un terreno di proprietà del Comune di Udine, va allacciata alla rete fognaria di Pasian di Prato. Ed è proprio questo confine a bloccare il futuro del campeggio.

In entrambi i Comuni, nessuna amministrazione è riuscita a trovare un accordo e a tradurlo in fatti concreti per adeguare la struttura alle norme di sicurezza.

Quell’adeguamento mancato ha impedito anche alla Federcampeggi di aprire l’area di sosta al pubblico. La gestione le era stata affidata, per nove anni, nel 1991. Nel 1994 l’inaugurazione era legata al riconoscimento dell’agibilità arrivata tre anni più tardi.

Ma nonostante ciò la situazione restò immutata. Otto anni dopo fu l’allora assessore Roberto Grandinetti a rescindere il contratto. Da quel momento nessuno si assunse l’onere di aprire l’impianto dotato di vasche di depurazione che sostituiscono i pozzi perdenti e la rete fognaria.

Questo è solo uno degli scogli da superare per rendere la struttura accessibile dai camperisti.

Tutto si è bloccato sul progetto di realizzazione della rete fognaria. Sembra impossibile, ma nonostante siano trascorsi 26 anni, il problema è ancora irrisolto. Nel campeggio di Italia Novanta continuano a soggiornare solo vandali e abusivi in cerca di un giaciglio che non trovano altrove. È l’opera incompiuta della città.

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