Bonus assunzioni e rimpatri dei profughi, ecco perché il Governo ha impugnato la legge del Fvg

La discontinuità tanto richiesta da Nicola Zingaretti in tema di immigrazione si abbatte, come uno tsunami politico, sul Friuli Venezia Giulia. Il primo atto ufficiale nel giorno del battesimo del Consiglio dei ministri del nuovo Governo di Giuseppe Conte, infatti, porta, su proposta del neo ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, alla decisione di impugnare una parte consistente dell’ultima legge “omnibus” varata dal centrodestra con il nucleo centrale delle contestazioni che si basa su una serie di presunte discriminazioni nei confronti degli stranieri.
Le contestazioni. L’esecutivo, entrando nel dettaglio, boccia soprattutto due settori, peraltro già sottoposti a specifiche osservazioni da Luigi Di Maio quando sedeva al ministero del Lavoro, ma evidentemente bloccati, politicamente, dall’allora presenza leghista al Governo tramontata con la crisi aperta da Matteo Salvini in pieno agosto. Il primo riguarda i progetti di sostegno e intervento per favorire i rimpatri volontari dei richiedenti asilo.
Il secondo, invece, riguarda il “famoso” bonus che prevede una serie di incentivi a favore delle imprese che assumono persone uscite da crisi aziendali a condizione che queste siano residenti da almeno 5 anni in Friuli Venezia Giulia. Bene, il Governo sostiene che nel caso dei rimpatri si violi la competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di politiche relative all’ingresso, soggiorno e allontanamento degli stranieri e che, annullando allo stesso tempo il Piano annuale dell’immigrazione, si lasci un vuoto normativo a livello regionale sulla disciplina relativa all’accesso in capo ai cittadini stranieri a un’idonea soluzione abitativa.
Nel caso del riassorbimento di personale, invece, si sostiene come si realizzi una forma di discriminazione indiretta perché il criterio dei 5 anni potrebbe essere facilmente soddisfatto dai cittadini italiani piuttosto che dai lavoratori comunitari o extracomunitari.
Gli altri punti. La scure del Governo rischia di abbattersi anche in altre materie. Palazzo Chigi, infatti, contesta pure la scelta di istituire una serie di posti di letto di osservazione di primo soccorso all’ospedale di Gemona per un possibile difetto di competenza in materia di livelli essenziali delle prestazioni. Bocciato, sempre secondo Roma, anche un elenco di disposizioni in materia di personale regionale tra cui la possibilità di eccedere il limite della spesa relativo a quello di ruolo appartenente alla polizia locale – e che potrebbe costare al Comune di Latisana l’assunzione di 15 vigili urbani – e pure una serie di deroghe prevista in materia ambientale sulla riduzione in pristino dello stato dei luoghi per habitat.
La rabbia. Sul piede di guerra, oltre a Massimiliano Fedriga, c’è anche il gruppo consiliare della Lega. «È vergognoso che al primo giorno di Governo sei pensi a umiliare l’Autonomia del Friuli Venezia Giulia – attacca il capogruppo Mauro Bordin –, impugnando un provvedimento legislativo intersettoriale che vuole garantire risposte ai cittadini della regione su problemi urgenti. Se il buongiorno si vede dal mattino abbiamo tutte le ragioni di preoccuparci per un atteggiamento che mina la libertà di azione della Regione, anche se non ci facciamo certo intimorire e andiamo avanti ancora più decisi.
Riteniamo prioritario aiutare chi da decenni vive in Friuli Venezia Giulia e ha creato importanti legami con il territorio e sta vivendo un momento di difficoltà. Abbiamo sempre più ragione di pensare che la Lega sia l’unico argine alla filosofia accentratrice e statalista ben rappresentata oggi da questo Governo». La coordinatrice regionale di Fi, Sandra Savino, se la prende invece con Salvini. «Questo segnale di cambiamento del vento – sostiene – dovrebbe far riflettere tutti, a partire da chi è il principale artefice del ribaltone. Se anziché farsi prendere da smanie e pretese di autosufficienza avesse affrontato la situazione con maggiore lucidità oggi non avremmo un Governo di sinistra che, non a caso, tra i primi atti impugna una legge regionale varata da un’amministrazione di centrodestra».
Il Partito democratico. All’attacco della Lega, invece, va il Pd. «Con il nuovo Governo i nodi iniziano ad arrivare al pettine – dice la consigliera Chiara Da Giau –, smascherando una truffa ai danni degli italiani, uno dei teatrini della Lega su un argomento tanto caro alla loro propaganda ossia gli immigrati, sul quale pare che Fedriga abbia voluto forzare troppo e che il suo capo Salvini avesse coperto per complicità politica. Oggi finalmente scopriamo che il precedente Governo accettava le violazioni della Costituzione solo per affinità politica: un fatto gravissimo».
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