Bambina di 5 anni annegò al mare, condannata la madre

La tragedia il 22 giugno 2016 in Abruzzo. Il giudice ha inflitto 4 mesi all’ex giocatrice di Udine della Basket Time per aver permesso alla piccola di entrare in acqua da sola

UDINE. Le lacrime di Paola Perini, probabilmente, si sono esaurite a furia di piangere. Il dolore, invece, c’è e ci sarà sempre, acuto come il giorno in cui perse la propria bambina.

Era il 22 giugno del 2016 quando Nicole Tonutti annegò, all’età di 5 anni, mentre faceva il bagno nel mare di Pineto, in Abruzzo, dove si trovavano in vacanza. Una tragedia cui per l’ex giocatrice di Udine della Basket Time, oggi 42enne, era seguito l’ulteriore calvario giudiziario.

Annega a 5 anni davanti alla mamma
Nimis 23 Giugno 2016. riproduzioni bimba ed il nonno Petrussi Foto Press / Massimo Turco

Indagata per la morte della figlia, aveva dovuto difendersi dall’accusa di omicidio colposo che la Procura di Teramo le aveva contestato, per averle permesso di entrare in acqua da sola e senza salvagente.

Tesi che il giudice monocratico di fronte al quale è stato celebrato il processo ha ritenuto di condividere, condannando la sola madre a 4 mesi di reclusione, con concessione dei doppi benefici della sospensione condizionale della pena e della non menzione, e assolvendo invece l’altro imputato, il bagnino Piergiacomo Seconetti Secone, 24 anni, di Pineto, «per non aver commesso il fatto», seppure con la formula del dubbio.

La sentenza, emessa alla fine dello scorso gennaio, è in fase di impugnazione da parte della difesa.

Bambina annegata mentre era in vacanza, il pm accusa la madre


Risarcimento al padre

Nel procedimento si era costituito parte civile il padre della bambina, Andrea Tonutti, «al solo fine – ha spiegato il suo legale, l’avvocato cividalese Maurizio Landelli – di arrivare a una ricostruzione veritiera dei fatti, essendo emersi molti dubbi rispetto alla condotta del bagnino».

Non certo quale forma di accanimento nei confronti dell’ex moglie, quindi, come peraltro dimostrato dal clima di particolare tensione emotiva che ha accompagnato l’intero processo. Il tribunale ha comunque riconosciuto a Tonutti il risarcimento dei danni, rimandandone la quantificazione al competente giudice civile.

La tragedia di Nicole, parla il bisnonno: "Era un angioletto, sorrideva sempre"
Nimis 23 Giugno 2016. riproduzioni bimba ed il nonno Petrussi Foto Press / Massimo Turco


La sentenza

«Sussiste un profilo di colpa generica nella condotta tenuta dalla Perini – scrive il giudice Lorenzo Prudenzano nelle motivazioni –, avendo consentito alla piccola di entrare in mare, pur non disponendo di adeguate capacità di nuoto e avendo frequentato un anno prima un corso di pochi giorni, omettendo di farle indossare i braccioli galleggianti e omettendo, per lasso di tempo non certo irrisorio, la sorveglianza che la situazione di obiettiva pericolosità imponeva».

L’idea è che la bambina si sia sottratta al controllo della madre e delle amiche, con cui si trovava sotto l’ombrellone a circa 25 metri dalla riva, e si sia spinta al largo fino a non toccare più. Il corpo era stato trovato da un dipendente dello stabilimento “Eucaliptus” in un tratto di mare di fronte alla spiaggia libera, a un centinaio di metri dalla fine della concessione.

L’altro imputato

Da qui, l’esclusione di responsabilità in capo al bagnino, «obbligato alla sorveglianza dell’area di competenza della Eucaliptus e non anche di quella destinata alla libera fruizione». La formula del dubbio adottata dal giudice nel verdetto assolutorio è legata proprio all’impossibilità di determinare il punto esatto in cui la bimba si sentì male.

Il malore

Ed è appunto l’ipotesi del malore, un «evento cardiaco fatale», quella avanzata dal difensore della madre, l’avvocato Luca La Gorga, del foro di Pescara, nel corso del dibattimento, dopo che l’autopsia aveva rivelato come il cuore di Nicole fosse «non sano».

Una circostanza di cui i genitori, in assenza di segnali, non si erano mai avveduti. Erano stati i medici legali del pm e di parte a rinvenire «reperti compatibili con cardiopatie ipertrofiche, ovvero alterazioni genetiche di tipo cronico: un quadro – era stato precisato – spesso associato alle “morti improvvise”.

Entrambi gli specialisti, tuttavia, avevano anche convenuto come la causa del decesso fosse stata una «asfissia meccanica da annegamento». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto