Helena Janeczek, l’importanza delle parole

La scrittrice Premio Strega tra i protagonisti del dibattito sulle guerre in corso: «Il mai più che ci siamo lasciati non ha mai prodotto una pace in tutto il mondo»

Fabiana Dallavalle
Una donna disperata tra le macerie degli edifici dopo un attacco dei militari russi a Kiev
Una donna disperata tra le macerie degli edifici dopo un attacco dei militari russi a Kiev

Venti di guerra, il tempo dell’inaudito è il titolo dell’incontro che il festival vicino/lontano dedica al tema dei conflitti e della distruzione dei principi fondativi del diritto internazionale umanitario, mentre si produce una inedita formidabile saldatura tra potere politico, potere economico e potere tecnologico, con nuovi teatri di guerra ed imperialismi che hanno già annullato il ruolo della diplomazia, esautorata dai rapporti personali dei Capi.

Chiamati a indagare il presente e il futuro e soprattutto in quale modo la scienza politica “occidentale” può ancora aiutarci a comprendere in quale direzione sta procedendo la storia saranno (alle 21, San Francesco), Alberto Brandanini, già ambasciatore d’Italia a Teheran (agosto 2008-gennaio 2013) e a Pechino (gennaio 2013-maggio 2015) e attualmente Presidente del Centro Studi sulla Cina contemporanea, Pier Paolo Portinaro, allievo di Norberto Bobbio, ha insegnato alle Università di Freiburg e Mainz ed è ordinario di Filosofia politica e Storia delle dottrine politiche all’Università di Torino, Helena Janeczek, figlia di genitori ebrei-polacchi, nata a Monaco di Baviera ma da molti anni residente in Italia, autrice di racconti e romanzi, Premio Strega 2018 per La ragazza con la Leica (Guanda, 2017).

«È un triste dato di fatto che il “mai più” che ci siamo lasciati dietro alle spalle con una guerra terrificante come la Seconda guerra mondiale, non ha mai prodotto una pace in tutto il mondo», riflette Janeczek, raggiunta telefonicamente. «Neanche in Europa, se pensiamo alla guerra dei Balcani e ora all’Ucraina. Sappiamo che i conflitti sono diventati sempre più massacri di civili. Più avanza la tecnologia e i droni, più il triste calcolo statistico di chi sono le vittime si sposta in maniera sempre più oscena sui civili. Se poi vogliamo fare un ragionamento politico, strumentale delle parole usate per raccontare i conflitti in essere, da una parte è semplice dall’altra complicato. Le parole sono una cosa, ne parleremo stasera, su cui si perde un sacco di tempo, dovrebbero servire per comunicare, per dire delle cose con chiarezza e non per deflettere il discorso. Da scrittrice penso che, se il problema è usare una parola dico preferite usarne un’altra? Va bene. Troviamo parole che non facciano spostare l’attenzione che siano più scomode da un lato e non si prestino a girare intorno ad altro. Pensiamo a veicolare dei messaggi che vadano tutti nella stessa direzione e abbiano un peso, che facciano viva la protesta dei Paesi democratici».

In collegamento, per l’incontro, Francesca Mannocchi, giornalista, spesso impegnata a raccontare le guerre contemporanee andando sul campo, scrittrice e regista, da qualche giorno David di Donatello per il documentario “Lirica Ucraina”.

Con un toccante ringraziamento la giornalista ha dedicato il premio ricevuto al “mondo che ho raccontato, che mi ha insegnato che bisogna restare arrabbiati e vivi di fronte al dolore degli altri, alle resistenze di chi sopravvive, perché è più faticoso sopravvivere che morire in guerra, ai 20.000 bambini della Striscia di Gaza e a tutti quelli che continuano a morire mentre noi siamo qui a festeggiare questo premio”.

Gli ospiti dialogheranno con Anna Maria Giordano. Giornalista a Rai Radio3, è tra gli ideatori di Radio3Mondo, programma di cui è responsabile e che va in onda da 25 anni.

Conduce la rassegna Stampa estera ogni giorno alle 6.50 e la trasmissione di approfondimento di temi internazionali delle 11. Ha ideato e condotto Radio3Europa ed è autrice e conduttrice di Lovely Planet, le guide di Radio3. Ha curato settimanali di informazione politica, economica e culturale per Euronews.

È cofondatrice di Audiodoc, prima associazione italiana di audio documentaristi, e cofondatrice di MediaAid onlus.

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